Il PD tra vecchie manovre e il trasformismo senza fine di Renzi
La sfiducia a Santanchè unisce la maggioranza, ma il vero problema è nel PD: le schegge dorotee restano forti, mentre Renzi cambia ancora strategia.
La sfiducia a Santanchè unisce la maggioranza, ma il vero problema è nel PD: le schegge dorotee restano forti, mentre Renzi cambia ancora strategia.
Renzi difende Marina Berlusconi dopo il servizio di Report sulle stragi del ’93, ma resta fedele alla sua linea: sempre dalla parte sbagliata.
Più calano i lettori, più i giornali amplificano politici senza voti, come Renzi e Gentiloni: protagonisti di un circo mediatico che nessuno vuole.
I verdetti su Renzi e Salvini smontano la narrazione del “Toga Party” politico. La giustizia agisce indipendentemente, ma i tempi restano patologici.
Conte dichiara finito il campo largo, rifiutando un’alleanza con Renzi e criticando la leadership di Schlein. La frattura nel centrosinistra appare irreversibile.
Renzi cerca disperatamente alleanze, ma Conte lo blocca con coerenza. Schlein ci casca, ma gli italiani hanno capito: non c’è più spazio per le sue giravolte.
Italia Viva esclusa dalla coalizione in Liguria dopo un ultimatum del M5S. Tensioni nel centrosinistra mettono a rischio l’alleanza in vista delle elezioni regionali.
Il complotto contro le sorelle Meloni è una farsa che risolleva Renzi e lascia Giorgia nei guai. Un’autogol politico che sfiora il ridicolo.
Per quanto fosse tecnicamente impossibile, Bin Rignan è riuscito a rendersi più ridicolo della Santanchè. Le sue lezioni di coerenza sono ancor più comiche di quelle di garantismo della Pitonessa.