Giuseppe Salamone

Nordio e Meloni legalizzano l’abuso di potere

di Giuseppe Salamone Dicono di avere a cuore la giustizia, Giorgia Meloni un giorno sì e l’altro pure evoca il nome di Paolo Borsellino (che si rivolta nella tomba!) e poi con una riforma, quella voluta da Nordio, cancellano con un tratto di penna il reato di abuso d’ufficio. Mi manda fuori di testa questa vicenda per due motivi: il primo perché prende a badilate il cittadino comune e poi perché è stata fatta passare quasi in sordina grazie anche alla gentile collaborazione di gran parte dell’opposizione. Soprattutto quella targata PD/Calenda/Renzi che hanno avallato la “paura della firma degli amministratori” quando non c’entra assolutamente nulla! Hanno di fatto reso legale uno dei comportamenti più anti-meritocratici: l’abuso di potere. Sindaci e amministratori locali che favoriscono amici (e parlo da amministratore locale), concorsi truccati, carabinieri che abusano della loro autorità: tutto questo ora non è più penalmente perseguibile. L’abolizione dell’abuso d’ufficio è un vero colpo di spugna su migliaia di processi in corso, infatti se ne mandano al macero oltre 5000. Nelle università regna il caos, dove i “porci grossi” potranno pilotare concorsi e sistemare amici senza alcuna conseguenza. Nordio e Meloni hanno spalancato le porte a una giustizia che abbandona le vittime e protegge i potenti. Se fino a oggi si poteva denunciare, adesso non si può più perché non c’è un reato da contestare. Infatti molti processi verranno conclusi con la seguente frase: “il reato non sussiste”. Anche se il concorso è stato pilotato, anche se il Sindaco o il Rettore hanno favorito qualcuno e penalizzato qualcun’altro. Però hanno istituito il Ministero del Merito…

Censura su comando: come Telegram sfida il monopolio della silenziatura di Israele

Nell’arena digitale, Telegram si è rivelato il bastione meno incline a cedere alle pressioni, sfidando lo status quo imposto da alleati più compliant come Google e Meta. Mentre quest’ultimi hanno prontamente risposto a decine di migliaia di richieste israeliane di censura, Telegram ha osato resistere, provocando così l’ira di Israele. A seguito dell’hacking alla Knesset, il capo di Telegram è stato arrestato in circostanze sospette, e la narrazione costruita intorno all’accaduto suona riciclata e stantia. Da un lato, abbiamo i giganti della tech come Zuckerberg, sotto il fuoco incrociato per la gestione scadente della sicurezza dei minori, ma misteriosamente immuni da conseguenze legali serie. Dall’altro, la “libera” Telegram che viene punita per non piegarsi. I cosiddetti liberali ci predicano la sacralità delle regole del gioco, ma solo quando fa comodo. Ecco la vera faccia della censura e dei doppi standard: un teatro di ipocrisia politica dove la libertà di parola è moneta di scambio, e il vero crimine sembra essere non tanto violare la privacy, ma rifiutarsi di conformarsi. * * * di Giuseppe Salamone Andreotti diceva che a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca. In ogni caso è abbastanza indicativo il dibattito apertosi in Israele dopo che alcuni hacker hanno pubblicato migliaia di documenti classificati dello stato terrorista di Israele su Telegram. Haaretz in un articolo del 21 agosto scorso titolava così: “Telegram si è dimostrato una sfida enorme per Israele dall’inizio della guerra. Mentre molte aziende tecnologiche hanno semplificato i meccanismi attraverso cui gli stati possono contattarle, Telegram è considerata la meno cooperativa di tutte.” Qualche giorno fa dopo l’hacking ai server della Knesset (parlamento israeliano), i server della Knesset hanno inviato dei messaggi che recitavano testualmente: “Arriverà una risposta e verrà presa una decisione, forse stasera, forse domani”. Da qui, sarà un caso per carità, ma qualche giorno dopo verrà arrestato il capo di Telegram. Ora ovviamente caleranno una narrazione ad hoc per questo messaggio, magari dicendo che lo hanno inviato direttamente gli hacker. Un film già visto e rivisto, soprattutto con Israele… Inoltre è bene sottolineare che a Durov vengono contestate alcune cose che potrebbero essere contestate tranquillamente anche a Zuckerberg. Ad esempio a gennaio 2024 The Guardian scriveva così: “I Meta-documenti mostrano che 100.000 bambini vengono molestati sessualmente ogni giorno sulle sue piattaforme”. Altra cosa rilevante sta nel fatto che il giornale riportava nel sottotitolo la preoccupazione per una risposta “trascurabile” da parte di Meta. A maggio 2024 invece la CBNC titolava: “Meta colpita da un’indagine sulla sicurezza dei minori ai sensi della legge tecnologica dell’UE”. Perché non emettere quindi un mandato di cattura anche per Zuckerberg? È abbastanza facile rispondere a questa domanda, ma la risposta la possiamo trovare sempre nell’articolo sopra citato di Haaretz: “Fonti israeliane spiegano che Google o Meta rimuoveranno una pagina… Su Telegram, i contenuti non possono essere rimossi con tali argomenti… Il Ministero della Giustizia israeliano ha inviato a Facebook oltre 40.000 richieste di rimozione di “contenuti illegali” con esito positivo… si tratta di contenuti illegali secondo gli standard occidentali. Anche TikTok ha rimosso oltre 20.000 post segnalati da Israele. Su Telegram, quel numero è di poco superiore a 1.300.” Nel 2018, quando Telegram venne bloccato da una sentenza di un tribunale russo a seguito dell’entrata in vigore di una legge che imponeva la conservazione delle corrispondenze per sei mesi e la consegna delle chiavi per decrittografarle, ci furono decine di organizzazioni occidentali per i diritti umani a gridare allo scandalo. Tutti i giornali della propaganda portarono avanti la classica narrazione della libertà di stampa fatta a pezzi, della giustizia a servizio del potere politico e fatto appelli all’ONU, al Consiglio d’Europa, all’OSCE eccetera eccetera. Dove sono oggi visto che sta succedendo molto di peggio nel “buono e democratico occidente”? Dove sono quei sottosviluppati che si fanno chiamare “liberali” solo perché “siamo degli ipocriti intolleranti suprematisti censori pieni di doppi standard” era troppo lungo? Gli stessi liberali che quando a censurare è Meta ci dicono essere delle piattaforme private e quindi se non ci piace di abbandonarle. Mentre quando arrestano il capo di una piattaforma privata che ti consente di parlare ed esprimerti liberamente senza censura e sbugiardare la propaganda nazista israeliana e occidentale, ti dicono che anche se è una piattaforma privata deve sottostare a delle regole. Esattamente quali regole? Quelle della censura e dei doppi standard? SIETE PERICOLOSI. MOLTO PERICOLOSI!

La NATO è il vero burattinaio dietro le azioni di Zelensky contro la Russia

di Giuseppe Salamone Quel buffone di Zelensky non ha nemmeno l’autonomia di decidere quando andare in bagno, perché qualora decidesse di andare senza chiedere permesso ai servizi Usa e UK si ritroverebbe secco dentro la vasca da bagno. Quindi la sortita all’interno del territorio Russo non è farina del suo sacco, bensì del sacco della Nato. A voler essere precisi Zelensky è solo l’utile idiota che manda al macello il suo popolo per gli interessi degli Stati Uniti d’America. Ma questa è ormai una cosa risaputa. Sul fronte ucraino non hanno più niente da chiedere, perdono su tutti i fronti, perdono terreno quotidianamente, non hanno più uomini da mandare al fronte e gli arruolamenti, ovviamente “democratici”, avvengono nei luoghi pubblici a suon di botte, il paese è in bancarotta tanto da non essere riuscito a pagare le cedole in scadenza all’1 agosto e scarseggia financo la manodopera interna. Tradotto: hanno irrimediabilmente perso e non riusciranno a cambiare le sorti della guerra in nessun modo. E quando perdi non ti resta solo che una cosa: il terrorismo. La sortita a Kursk è terrorismo con armi Nato e secondo il volere Nato. Un suicidio militare annunciato che serve solo a far incazzare il Cremlino e a vendere qualche titolone sulla propaganda di regime. Ma le cose stanno molto peggio rispetto a quanto la stampa di regime non racconti, visto che continuano a lodare l’iniziativa dell’esercito ucraino senza rilevare la sua estrema gravità e pericolosità: siamo davanti a un’invasione terroristica della Russia. Lo conferma Zelensky: “Il capo di stato maggiore Sirsky ha già riferito diverse volte oggi riguardo al fronte, alle nostre azioni e allo spingere la guerra nel territorio dell’aggressore”. Se ancora non lo avete capito allora lo dico a parole semplici: la Nato ha appena invaso la Federazione Russa. E se non ci credete, andate a leggere le dichiarazioni della Commissione Europea che sostengono Kiev in questa azione e quelle della Casa Bianca che dicono che questa invasione terroristica rispecchia la loro politica nei confronti del conflitto tra Nato e Russia. Qualche ora fa è stata bombardata la città di Kursk con un missile occidentale, dove è stato colpito un palazzo, civile, di nove piani causando decine di feriti. Ora gli ucraini sono liberi di invadere chi vogliono, dove vogliono e quando vogliono. Ma qui il punto sta da un’altra parte e lo dico a chi continua a controbattere con “si ma la Russia ha invaso l’Ucraina”: questi ci stanno trascinando in guerra perché agiscono per conto anche dell’Italia, con le armi dell’Italia e con i soldi delle tasse dei cittadini italiani. Io non pago le tasse per finanziare una guerra per procura degli Stati Uniti d’America, i miei soldi non devono essere usati per una guerra causata meticolosamente e che se Biden e Johnson non avessero mandato tutto in vacca si sarebbe potuta concludere nel marzo del 2022. Chi non la pensa allo stesso modo, visto che quando non ci sono più argomenti, o ci accusate di essere delle spie del Cremlino e di trasferirci in Russia, è pregato di prendere armi, bagagli ed elmetto e recarsi immediatamente al fronte per difendere la vostra “democrazia” e soprattutto gli interessi dei vostri padroni della Casa Bianca che vi considerano carne da macello e nulla più. Ma a chi ripudia la guerra, vuole rimanere nel rispetto della Costituzione e preferisce il dialogo al suono delle bombe lasciatelo in pace e la parte dei loro soldi destinatela in spese sociali. Maledetti!

Meloni in Cina: perché la dipendenza dagli Stati Uniti ha danneggiato i rapporti con Pechino

di Giuseppe Salamone Quindi Meloni è andata a trovare Xi Jinping e questa è una buona notizia, com’è una buona notizia il fatto di tentare di ripristinare la via della seta sotto mentite spoglie. Il problema sta nel fatto che i Cinesi le hanno chiaramente sbattuto in faccia che per cooperare con loro serve serietà e autonomia politica, cosa che Meloni non ha in quanto totalmente appecoronata a Washington. E i Cinesi lo sanno perfettamente! L’altro problema è che non ha perso tempo per dimostrarlo, infatti in una visita che doveva servire per tentare di rivitalizzare le relazioni commerciali con la Cina, è andata a dirgli ciò che gli ha detto il segretario di stato Usa Blinken e la segretaria al tesoro Usa Yellen qualche mese fa, ovvero di non sostenere e quindi interrompere la cooperazione industriale con la Russia. Ripeto: cooperazione industriale, non militare. Una follia praticamente: “Io penso che la Cina non abbia alcuna convenienza in questa fase a sostenere la capacità industriale russa, anche se come sappiamo non interviene direttamente, è evidente che questo crea una frizione perché lo abbiamo scritto in tutti i modi possibili e immaginabili e lo abbiamo ribadito”. A quanto pare serve farle il disegnino per fare in modo che capisca come ci si comporta a livello internazionale. La prima cosa da fare è quello di non interferire negli affari interni degli altri Paesi, soprattutto quando ti confronti con super potenze. Non puoi andare in Cina da serva quale sei e dirgli se devono o non devono cooperare con la Russia a livello industriale. Intanto perché sei irrilevante e sei percepita come tale, poi perché se c’è una cosa che da quelle parti vedono come fumo negli occhi e per la quale stanno alzando la testa, è il sentirsi dire ciò che è giusto o sbagliato fare, soprattutto nelle relazioni con altri Paesi. Inoltre a livello strategico è una roba gravissima legare le proprie relazioni con un Paese, qualunque esso sia, a una cooperazione con paesi terzi, in questo caso quelle tra Cina e Russia. Soprattutto perché stiamo parlando di un’economia in ascesa, che guida un blocco assai rilevante sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista delle materie prime e sia della popolazione mondiale che rappresentano. Praticamente, ed è quello che alla stampa di regime non sembra interessare, Giorgia Meloni è riuscita a legare i rapporti con i Cinesi in conseguenza a quelli dei Cinesi con la Russia. Incredibile ma vero! Non solo ci siamo martellati le balle trattando la Russia come un’appestata rinunciando alle sue materie prime che tenevano in piedi la nostra manifattura, ma adesso è diventata una premessa quella dell’esclusione della Russia per quanto riguarda le relazioni con altri Paesi. Piaccia o meno, la donna, madre e Cristiana è riuscita ancora una volta a dimostrare la propria bassezza politica e la propria altezza come serva di corte. Sostanzialmente la prima nemica del popolo italiano. Ciò che le resteranno sono le photo opportunity con quel sorriso falso come Giuda e una lunga e prosperosa carriera per tutelare gli interessi di Washington. Ma la storia insegna che i primi carnefici dei servi sono proprio i loro padroni. Kissinger lo diceva sempre: “Essere nemici degli USA può essere pericoloso, ma esserne amici è fatale”.

Israele e il nuovo fronte in Libano: pretesti e propaganda

L’obiettivo dei criminali israeliani è aprire un nuovo fronte in Libano, perpetuando il conflitto senza prove concrete. Con il supporto degli Stati Uniti, Netanyahu e Gallant dichiarano guerra a Hezbollah, mentre le provocazioni di Erdogan e le minacce di Katz aggravano la situazione.

Circo, Hollywood e propaganda guerrafondaia

di Giuseppe Salamone Questa storia si potrebbe riassumere con tre parole: circo, Hollywood e propaganda guerrafondaia. Partiamo dall’inizio ovvero dall’attentato ai danni di Trump perché è di questo che si parla. Per quanto mi riguarda non penso che sia stato un auto attentato per un semplice motivo: il proiettile, se Trump non avesse spostato la testa, lo avrebbe centrato in mezzo al cervello. Quindi o chi ha sparato sapeva benissimo che Trump avrebbe mosso la testa in quel preciso momento, verso quella direzione specifica e di conseguenza siamo davanti al miglior cecchino mai esistito dall’invenzione delle armi, oppure qualcuno ha tentato realmente di farlo fuori. Per me è vera la seconda e credo fermamente che non si tratti affatto di un “lupo solitario”. Dietro ci sta qualcuno e anche abbastanza potente, ma non ho prove per dimostrarlo quindi rimane una semplice e personale opinione. In ogni caso le voci delle ultime ore ci dicono tante cose, fin troppe cose. Gira tra i maggiori organi della propaganda a stelle e strisce e occidentale la narrazione secondo la quale dietro l’attentato a Trump ci sarebbe l’Iran. Il movente c’è e anche abbastanza “credibile” da far digerire all’opinione pubblica, poiché si tratterebbe di una vendetta a seguito dell’uccisione del generale Soleimani nel 2020 con un raid ordinato proprio da Trump. Inoltre sempre la propaganda, con insistenza abbastanza preoccupante, sta tirando in mezzo l’Iran dicendo che stiano organizzando operazioni di influenza del voto e altri possibili attentati. Curioso è il fatto che a parlare sono sempre ed esclusivamente “funzionari anonimi” i quali dichiarano anche di non avere prove concrete dell’organizzazione degli attentati di cui parlano. Ricapitolando: due persone di cui non sappiamo il nome dicono che l’Iran sta cercando di influenzare le elezioni e organizzando potenziali attentati per ammazzare Trump. Però non hanno prove né di quello di qualche giorno fa che comunque cercano di addossare la responsabilità a Tehran tantomeno di quelli futuri. Allo stesso tempo sostengono di aver ricevuto “informazioni” di un complotto dell’Iran per ammazzare Trump. Se non credete a ciò che scrivo, andate a cercare in rete o a leggere gli articolo di Politico e della CNN in merito. Ci sono più falle in questi racconti che nei neuroni di Salvini, Gasparri e Renzi messi insieme. Mi pongo un semplice dilemma: non sono riusciti a fermare per tempo uno col fucile sopra un tetto a 150 metri dal palco di Trump nonostante i presenti gridassero a squarciagola la sua presenza alle forze dell’ordine, però già sanno che dietro ci stava l’Iran e che a breve, sempre l’Iran, organizzerà altri attentati. Ma sono del mestiere questi? Si, il mestiere dei pennivendoli! In ogni caso questa vicenda ha come sempre un intreccio funzionale alla indole guerrafondaia a stelle e strisce. Incolpare l’Iran consente di spegnere i riflettori su chi ci sia realmente dietro all’attentato non riuscito e consente di mettere le basi per un attentato futuro. Quale nemico migliore dell’Iran per le stelle e strisce in questo specifico momento? Non sia mai dovesse accadere qualcosa che consenta di designare l’Iran come una minaccia concreta alla sicurezza nazionale Usa, percorreranno questa strada perché va bene per tutti. Va bene per gli Usa e va bene per Israele. Andrebbe bene anche per i sostenitori di Trump (giusto per tenerli a bada altrimenti finirà in guerra civile) visto che sulla questione mediorientale è molto più radicale di Biden, neocon e democratici. Hanno individuato il nemico perfetto da trasformare in capro espiatorio sempre allo scopo di portare avanti la loro politica estera guerrafondaia. E non esisteranno un secondo a perseguire questa strada qualora le condizioni dovessero permetterlo. Serve una sola cosa: il casus belli. E come abbiamo visto, non è che abbiano così tanti problemi nel crearlo. Perché l’occasione di far fuori Trump (che ripeto non nutro alcuna simpatia politica nei suoi confronti!) e allo stesso tempo scagliarsi contro l’Iran è davvero molto, ma molto ghiotta. E badate bene una cosa, in tutta questa vicenda, non è assolutamente marginale il ruolo di israele. Soprattutto perché attraverso l’AIPAC influenza in modo abbastanza pesante la politica statunitense. Soprattutto quella dietro le quinte che non si vede…

Democrazia self-service

Immaginate se questa cosa accadesse in Cina, Russia o Iran come la propaganda ci marcerebbe sopra per costruirci una narrazione secondo la quale i cittadini vengono incentivati a farsi Giustizia da soli. Provate a immaginare i racconti o il dibattito nei talk show sullo stato di diritto eccetera eccetera. Invece tutto questo sta succedendo negli Stati Uniti d’America, dove stanno istallando distributori automatici per facilitare l’acquisto di munizioni. L’azienda American Round si occupa di questa “innovazione” (la chiamano così) e il primo distributore a essere installato, pensate un po’, è stato in un negozio di alimentari a Pell City, in Alabama. Quindi una persona che andrà a fare la spesa nel fogliettino avrà scritto così: pane, acqua, sale, uova, hamburger, Coca Cola e munizioni. A voi sembra una cosa normale? A me no! È da brividi Inoltre quello che scrive l’azienda sul proprio sito, sembra di vivere in un altro pianeta, sentite qui: “Noi di American Rounds ridefiniamo il concetto di praticità nell’acquisto di munizioni. I nostri distributori automatici di munizioni sono accessibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7, così puoi acquistare le munizioni quando vuoi, senza i vincoli degli orari di apertura dei negozi e delle lunghe file. Situati in punti strategici, i nostri sportelli automatici sono facili da usare come un bancomat, consentendo transazioni fluide che ti consentono di tornare a ciò che più conta in pochi minuti. Con American Rounds le tue munizioni sono pronte quando lo sei tu, garantendoti ogni volta un’esperienza di acquisto senza problemi.” Da segnalare l’accessibilità alle munizioni 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, perché se alle due di notte devi sparare a qualcuno che ti ha fatto girare i co*lioni, o la mattina devi andare a fare una sparatoria in qualche scuola e ti accorgi che hai fatto male i conti con le munizioni, devi poter andare a comprarle immediatamente. Non sia mai che ti metti a sparare e poi ti manchino i proiettili. Non sia mai che la carenza di munizioni ti faccia desistere dal dare il via a una carneficina a cui tanto tieni. Ma che fa, scherziamo? Vuoi mettere l’ebrezza di ridurre a scolapasta qualcuno e non poterlo fare solo perché i negozi che vendono munizioni la notte sono chiusi? Negli Stati Uniti d’America funziona così, vai al distributore automatico, dove in un paese normale dovrebbero starci solo quelli per i preservativi, le caramelle o i giochini per i bambini e compri i proiettili. Questa è la società che ci dicono di dover prendere a modello, la società superiore perché è democratica, lungimirante e difende il mondo dai cattivoni. Paradossalmente abbiamo davanti gli occhi due cose che purtroppo, grazie a una propaganda Hollywoodiana, hanno fatto in modo di tenere quanto il più possibile sotto il tappeto. “La più grande democrazia del mondo” che spende miliardi per armi e guerre e all’interno consente ai propri cittadini di armarsi fino ai denti, e “la più grande democrazia del Medio Oriente” che consegna fucili nelle mani dei propri cittadini e consente di sparare ai Palestinesi rimanendo impuniti. Gli Usa e israele sono i paesi che più di tutti al mondo hanno una società civile militarizzata e armata fino ai denti. Gli Usa e israele sono i paesi che qui ci vengono descritti come modelli virtuosi di democrazia e diritti e c’è purtroppo chi ci crede. Abbiamo un problema molto grande: quel problema è culturale e deriva da una classe dirigente e un’informazione totalmente serva e corrotta… Giuseppe Salamone

George Clooney, Biden e la Distrazione dai Crimini a Gaza

Fa più notizia un miliardario ricco sfondato come George Clooney che chiede a Biden di ritirarsi che quattro scuole bombardate in quattro giorni consecutivi dai terroristi israeliani. Ci sarebbero centinaia di notizie da dare e di cui parlare in maniera approfondita, invece continuano a rilanciare a reti unificate il rincoglionimento di Biden. Come se fosse una cosa arrivata all’improvviso. L’ho detto qualche settimana fa e lo ripeto ancora adesso: questa è un’arma Hollywoodiana micidiale di distrazione di massa!   I pennivendoli nostrani complici del genocidio a Gaza se ne guardano bene dall’approfondire e condannare il nuovo via libera delle bombe da 500 libbre per israele da parte degli Usa. Se ne guardano bene dal riprendere l’inchiesta secondo la quale il terrorismo di stato israeliano il 7 ottobre ha attivato il protocollo Annibale, che per impedire la cattura di soldati israeliani consente di sparare indiscriminatamente su tutto ciò che si muove, civili compresi, usando artiglieria pesante. Chissà quanti siano stati i morti causati dall’esercito israeliano quel giorno. Però non sia mai approfondire questa vicenda.   Inoltre è stato provato che nel bombardamento della scuola che ospitava migliaia di Palestinesi sfollati a Khan Younis israele ha utilizzato bombe di fabbricazione statunitense. Ma erano troppo impegnati a indignarsi per il missile che è caduto nei pressi di un ospedale pediatrico di Kiev senza nemmeno capire che quel missile aveva su scritto “bomba democratica di quelli buoni”. Ci sarebbe anche l’inchiesta di +972 e Local Call che dice così: “I soldati israeliani descrivono la quasi totale assenza di regole di fuoco nella guerra di Gaza, con le truppe che sparano a loro piacimento, danno fuoco alle case e abbandonano i cadaveri per strada, il tutto con il permesso dei loro comandanti.”   Niente di niente, silenzio assoluto perché troppo impegnati con le minchiate di Biden. E nonostante tutto riescono a essere disonesti anche lì. Perché quando Biden dice “dobbiamo sconfiggere Putin” butta all’aria oltre due anni di propaganda e conferma che l’obiettivo non è assolutamente la pace. Bensì una guerra imperiale occidentale. In Ucraina come a Gaza. Maledetti! Giuseppe Salamone

Biden Trump Reality Show

Il dibattito tra Biden e Trump è una spettacolarizzazione sterile che distrae dai veri problemi. L’Italia, importando queste dinamiche, perde autonomia e deve ritrovare una politica estera indipendente.

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