Propaganda meloniana: il trionfalismo di Atreju smascherato dall’Italia reale
Giorgia Meloni ad Atreju celebra un’Italia immaginaria: salari bloccati, sanità in crisi e povertà crescente smentiscono la retorica governativa.
Giorgia Meloni ad Atreju celebra un’Italia immaginaria: salari bloccati, sanità in crisi e povertà crescente smentiscono la retorica governativa.
Meloni cede all’UE, taglia i diritti dei lavoratori e aumenta i privilegi del governo. Gli italiani pagano mentre la “pacchia” dei potenti continua.
Giorgia Meloni è la vergogna d’Italia. Complice di Netanyahu, sostiene i bombardamenti su Gaza, arma Israele e tace sui crimini contro l’umanità.
Giorgia Meloni è una criminale politica con le mani sporche del sangue di bambini palestinesi, grazie al suo sostegno incondizionato a Netanyahu e al genocidio a Gaza.
Meloni e Schlein sostengono un’Europa subalterna agli USA: austerità, riarmo e tagli al welfare. Serve un’alternativa per pace, autonomia e giustizia sociale.
Giorgia Meloni, tra slogan vuoti e servilismo verso poteri esteri, governa con retorica patriottica ma poca sostanza, lasciando l’Italia in balia del nulla.
La Presidente del Consiglio continua a mentire a ripetizione, spudoratamente, manipolando la realtà e lavorando per nascondere i fatti su cui i cittadini poi possono farsi un’idea.
Giorgia Meloni inganna gli italiani: le tasse aumentano sotto nomi come “allineamento tecnico”. Tagli ai servizi e vantaggi per banche, mentre i più deboli affondano
Il Consiglio di Stato ha bloccato il liceo del Made in Italy. Sarà solo per motivi procedurali, però questa scuola è stata fallimentare. Un altro fiasco della Meloni.
Nessuno è più bravo della Meloni a raccontare le fiabe di Babbo Natale. Giornali e tv non la contrastano e così la gente crede sia roba vera.
Mentre l’Italia si perde nel gossip, la Libia crolla: la Turchia blocca l’UE, Haftar avanza e la crisi petrolifera rischia di travolgere gli interessi italiani.
Il complotto contro le sorelle Meloni è una farsa che risolleva Renzi e lascia Giorgia nei guai. Un’autogol politico che sfiora il ridicolo.
Giorgia Meloni, “persona del Popolo”, modifica la tassa di successione, regalando 12 milioni alla famiglia Berlusconi e sacrificando gli interessi pubblici per favori politici.
di Giuseppe Salamone Quindi Meloni è andata a trovare Xi Jinping e questa è una buona notizia, com’è una buona notizia il fatto di tentare di ripristinare la via della seta sotto mentite spoglie. Il problema sta nel fatto che i Cinesi le hanno chiaramente sbattuto in faccia che per cooperare con loro serve serietà e autonomia politica, cosa che Meloni non ha in quanto totalmente appecoronata a Washington. E i Cinesi lo sanno perfettamente! L’altro problema è che non ha perso tempo per dimostrarlo, infatti in una visita che doveva servire per tentare di rivitalizzare le relazioni commerciali con la Cina, è andata a dirgli ciò che gli ha detto il segretario di stato Usa Blinken e la segretaria al tesoro Usa Yellen qualche mese fa, ovvero di non sostenere e quindi interrompere la cooperazione industriale con la Russia. Ripeto: cooperazione industriale, non militare. Una follia praticamente: “Io penso che la Cina non abbia alcuna convenienza in questa fase a sostenere la capacità industriale russa, anche se come sappiamo non interviene direttamente, è evidente che questo crea una frizione perché lo abbiamo scritto in tutti i modi possibili e immaginabili e lo abbiamo ribadito”. A quanto pare serve farle il disegnino per fare in modo che capisca come ci si comporta a livello internazionale. La prima cosa da fare è quello di non interferire negli affari interni degli altri Paesi, soprattutto quando ti confronti con super potenze. Non puoi andare in Cina da serva quale sei e dirgli se devono o non devono cooperare con la Russia a livello industriale. Intanto perché sei irrilevante e sei percepita come tale, poi perché se c’è una cosa che da quelle parti vedono come fumo negli occhi e per la quale stanno alzando la testa, è il sentirsi dire ciò che è giusto o sbagliato fare, soprattutto nelle relazioni con altri Paesi. Inoltre a livello strategico è una roba gravissima legare le proprie relazioni con un Paese, qualunque esso sia, a una cooperazione con paesi terzi, in questo caso quelle tra Cina e Russia. Soprattutto perché stiamo parlando di un’economia in ascesa, che guida un blocco assai rilevante sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista delle materie prime e sia della popolazione mondiale che rappresentano. Praticamente, ed è quello che alla stampa di regime non sembra interessare, Giorgia Meloni è riuscita a legare i rapporti con i Cinesi in conseguenza a quelli dei Cinesi con la Russia. Incredibile ma vero! Non solo ci siamo martellati le balle trattando la Russia come un’appestata rinunciando alle sue materie prime che tenevano in piedi la nostra manifattura, ma adesso è diventata una premessa quella dell’esclusione della Russia per quanto riguarda le relazioni con altri Paesi. Piaccia o meno, la donna, madre e Cristiana è riuscita ancora una volta a dimostrare la propria bassezza politica e la propria altezza come serva di corte. Sostanzialmente la prima nemica del popolo italiano. Ciò che le resteranno sono le photo opportunity con quel sorriso falso come Giuda e una lunga e prosperosa carriera per tutelare gli interessi di Washington. Ma la storia insegna che i primi carnefici dei servi sono proprio i loro padroni. Kissinger lo diceva sempre: “Essere nemici degli USA può essere pericoloso, ma esserne amici è fatale”.
Accogliere Herzog macchia l’Italia di sangue palestinese e viola la Costituzione. Urge mobilitarsi contro le leggi repressive israeliane e l’ipocrisia occidentale.
Il G7 di Meloni fallisce, Crosetto accusa la Nato, Biden si ritira, e l’Ucraina è distrutta: l’Italia è corresponsabile di una situazione politica internazionale disastrosa.
La Presidente del Consiglio Meloni la fogna rotta ce l’ha nel suo partito, nelle sezioni giovanili, fra inni al nazifascismo e odiose discriminazioni.
Meloni, dalla spocchia elettorale agli abbracci ai burocrati europei, ora compromette tutto per tenere Fitto ai fondi. L’unico cambiamento? La sua casa.
Non serve uno psichiatra per decifrare l’atteggiamento disgustoso di Matteo Salvini durante l’omaggio di Giorgia Meloni a Satnam Singh, il bracciante indiano morto in circostanze disumane. Salvini, con le braccia conserte e lo sguardo fisso nel vuoto, si dimostra totalmente incapace di una compassione che non gli appartiene. Mentre Meloni parla e l’applauso cresce, lui rimane immobile, sperando di scomparire. Solo dopo un’eternità si alza, concedendo un misero applauso, palesando tutta la sua insofferenza e indifferenza verso l’umanità. Bravo Salvini, un vero campione di empatia e sensibilità, un esempio da non seguire. * * * I secondi più lunghi di Salvini di Pino Corrias Tutto si svela nell’anatomia di un istante. Non c’è neanche bisogno dello psichiatra per analizzare la faccia, i gesti e la postura di Matteo Salvini inquadrato lungo quei cinquanta secondi in cui Giorgia – la sua mai digerita capitana d’avventura – rende omaggio a Satnam Singh, l’indiano morto per amputazione di tutti i suoi diritti e per il dissanguamento del braccio reciso e buttato nella cassetta della frutta, lasciato accanto al corpo abbandonato come si fa con la spazzatura. Meloni sta dicendo in Aula: “Approfitto di questo passaggio per ricordare l’orribile e disumana morte di Santan Singh, 31 anni, il bracciante che veniva dall’India…”. Accanto a lei si vede Salvini con lo sguardo infossato nel buio della sua stessa ombra che a braccia conserte resta immobile, colto di sorpresa da una compassione che non gli risulta e meno che mai lo riguarda. Meloni: “Per il modo atroce in cui quella morte è avvenuta…” Trapela dalla lontananza dell’aula, fuori dall’inquadratura, un piccolo applauso che sale. Salvini serra le mandibole e le orecchie. Meloni: “Per l’atteggiamento schifoso del suo datore di lavoro…”. Si rafforza l’applauso. Il mite Tajani, l’altro cartonato che sta seduto alla destra di Meloni, muove appena le mani accennando anche lui l’applauso. Meloni getta un’occhiata al Salvini immobile seduto alla sua sinistra, e intanto dice: “È l’Italia peggiore…”. Salvini inspira, restando nascosto dentro al suo marmo identitario, sperando di non essere visto, come i bimbi quando chiudono gli occhi per non essere scoperti. Meloni lo perlustra dal Nord dei piedi al Sud della testa per un lungo istante. La sua è un’occhiata scheggiata di disprezzo che si posa e si allontana. Tossisce. Si volta. Stringe gli occhi. Sta pensando che mentre Tajani ubbidisce, il Salvini truce non si muove, non ha intenzione di assecondare l’inserto umanitario. Meloni tossisce di nuovo, mentre l’applauso sale. E nel preciso istante in cui si muove sembrando a tutti che stia per applaudire anche lei, l’erbivoro Salvini prende vita, muove la mano sinistra in viaggio verso la destra, credendo di assecondare Meloni che invece non applaude, ma si sta allungando verso il bicchiere. In sottofondo i deputati si stanno alzando tutti in piedi. Meloni respira l’intera pausa, accoglie l’omaggio, lo impone ai suoi due sottoposti soffiando l’ordine appena bisbigliato a renderlo obbligatorio: “Ehi, rega’, alzatevi pure voi!”. Tajani lestamente ubbidisce. Anzi fa di più, dice piano a Giorgia: “Ho fatto chiedere i visti per la famiglia”. Lei non capisce: “Cosa?”. Lui le si avvicina con zelo: “Ho fatto chiedere agli uffici il visto per la famiglia”. E Giorgia, come fosse il suo scolaro, lo premia con un “Ah, sì, bravo”. Salvini invece ancora niente. Si rinserra nelle spalle, rigira due occhiate a spazzare di nuovo il pavimento per l’insofferenza malamente repressa. Ma davvero deve alzarsi anche lui? Il capo dei popoli padani, il ganzo del Papeete? Il plurimo ministro plenipotenziario del Ponte sullo Stretto e dell’Autonomia differenziata che lo allargherà del doppio? Salvini fa passare altri secondi di insubordinazione e finalmente – mentre tutte le trombe della Lega gli soffiano dentro la testa, sventolano i bandieroni di Pontida, si alzano in volo le corna e gli spadoni delle feste, i rosari e i crocefissi dei comizi, galleggiano tra le onde i migranti sui barconi e dondolano alla deriva le navi delle odiate Ong, con uomini, donne, bambini a scoppiare di sete e di caldo mentre lui contabilizza i voti guadagnati, al diavolo i 49 milioni di debiti da pagare in 70 rate nei prossimi 70 anni – ecco che finalmente si alza, sale in superficie, finge di tossire per riunire le mani davanti alla bocca e sempre guardando il pavimento, scocciatissimo, con le mani che appena si toccano, concede anche lui lo stentato omaggio dell’applauso al negro. Il Fatto Quotidiano, 27 giugno 2024
Stanno scegliendo presidente della Commissione UE, presidente del Consiglio UE e ministro degli esteri UE senza che Meloni e Salvini stiano toccando palla.
Giorgia Meloni sostiene che il premierato rafforzerà la democrazia, ma Marco Travaglio lo contraddice, affermando che creerà un uomo solo al comando e porterà instabilità. Travaglio avverte che senza una legge elettorale corretta, il sistema causerà caos, come già visto in Israele.
Il governo Meloni spinge l’Italia verso guerre, rendendo urgente riflettere sulla libertà d’informazione in politica internazionale. Tre paradossi mostrano come l’informazione italiana esalti la libertà ma non la verità, un problema critico in tempi di conflitto.
In Italia alcuni leader politici si sono candidati alle elezioni europee di giugno, ma in caso di vittoria non andranno a Bruxelles.
Meloni e Salvini, preoccupati dalla proposta di Stoltenberg di eliminare il veto sull’uso delle armi atlantiche contro la Russia, invitano il Segretario NATO a maggiore prudenza.
Travaglio critica l’accoglienza trionfale di un ergastolano da parte del premier e ridicolizza le affermazioni di Gentiloni sul PNRR, lodando invece Conte per i suoi negoziati.
Le parole della premier Meloni contro l’entrata a gamba tesa di La Russa nell’indagine sul figlio, pur tardive, le fanno onore. Quelle su giudici e giornalisti invece sono indecenti. E quelle su Nordio imbarazzanti.