La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 15965/2024 (depositata il 7 giugno 2024) ha scosso il panorama delle graduatorie scolastiche italiane, soprattutto per quanto riguarda il riconoscimento del servizio civile e militare ai fini del punteggio nelle graduatorie ATA (Amministrativi, Tecnici e Ausiliari) e nelle GPS (Graduatorie Provinciali per le Supplenze). La sentenza rappresenta un punto di svolta per migliaia di lavoratori della scuola che hanno prestato servizio militare o civile, spesso senza veder riconosciuto adeguatamente il loro contributo. Oggi, grazie a questo pronunciamento, il servizio militare o civile viene riconosciuto con un punteggio pieno, un aspetto che potrebbe rivelarsi decisivo per l’accesso ai ruoli scolastici.
Il riconoscimento del servizio militare e civile
Nel sistema delle graduatorie ATA e GPS, il punteggio è determinante per ottenere incarichi e posizioni stabili. La nuova sentenza conferma che chi ha prestato servizio militare o civile, anche se non in costanza di nomina, ha diritto a vedersi riconosciuti 6 punti per il personale ATA e 12 punti per il personale docente. Questo implica che il servizio prestato viene considerato equivalente ai servizi resi presso enti pubblici, un elemento che può avere un impatto significativo sulle posizioni nelle graduatorie.
Prima della sentenza, il punteggio attribuito al servizio militare o civile era inferiore, spesso valutato come una frazione del punteggio complessivo per ogni anno di servizio. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha stabilito che tale prassi non era corretta e ha invalidato precedenti interpretazioni restrittive, aprendo così la strada a un punteggio pieno per questi servizi, indipendentemente da quando e come siano stati prestati.
Un precedente legale che fa giurisprudenza
La decisione della Cassazione si inserisce in un filone giurisprudenziale più ampio, che sta rivedendo il ruolo e il peso del servizio civile e militare nelle graduatorie e nei concorsi pubblici. Non è la prima volta che la questione viene affrontata, ma la sentenza n. 15965/2024 rappresenta una conferma di quanto già stabilito in precedenti casi (come la sentenza n. 41894/2021), e rafforza ulteriormente il principio che il servizio obbligatorio nell’interesse della nazione deve essere trattato con lo stesso rispetto e valore di altri servizi pubblici.
Questo sviluppo è di fondamentale importanza per chi aspira a lavorare nel settore scolastico, poiché stabilisce chiaramente che il servizio militare e civile può avere lo stesso peso del servizio effettivo prestato nelle scuole o presso altre amministrazioni pubbliche.
Le implicazioni per il personale ATA e docente
L’aspetto più significativo di questa sentenza riguarda le modalità con cui il punteggio del servizio militare o civile incide sulle Graduatorie Provinciali per le Supplenze (GPS) e le graduatorie ATA. In precedenza, molti lavoratori si erano visti riconoscere punteggi minimi o addirittura nessun punteggio per il servizio civile o militare prestato fuori dal periodo di nomina scolastica. Ora, grazie alla sentenza, il punteggio è riconosciuto pienamente anche in questi casi.
Questo è un passo avanti notevole, poiché garantisce che chi ha prestato servizio alla nazione non venga penalizzato, né si veda ridotto il proprio punteggio rispetto a chi ha svolto altri tipi di impieghi. Il principio è chiaro: chi ha prestato servizio militare o civile non può subire discriminazioni rispetto a chi ha lavorato in altri contesti pubblici, e ciò deve essere riflesso nel sistema di punteggio per l’accesso ai ruoli scolastici.
Una risposta alle critiche
Nonostante la sentenza rappresenti un passo avanti verso un sistema più equo, le reazioni non sono state unanimi. Alcuni hanno criticato il fatto che il servizio civile e militare venga equiparato in termini di punteggio all’esperienza lavorativa scolastica. Molti docenti e lavoratori ATA, che hanno passato anni a fare supplenze o a lavorare in scuole lontane dalle loro residenze, si sentono penalizzati da questa decisione, poiché vedono persone con meno esperienza scolastica salire in graduatoria grazie al riconoscimento del servizio militare o civile.
Queste critiche riflettono una tensione di fondo nel sistema delle graduatorie scolastiche italiane, dove da anni si cerca di bilanciare il riconoscimento dell’esperienza lavorativa con quello di altri titoli o servizi resi. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha chiarito che il servizio obbligatorio non può essere considerato meno rilevante di altre esperienze professionali e che deve essere adeguatamente valorizzato.
Il futuro delle graduatorie
La sentenza della Cassazione apre la strada a ulteriori modifiche nel sistema delle graduatorie scolastiche, ponendo l’accento sulla necessità di creare un sistema che tenga conto di tutte le esperienze lavorative e di servizio in modo equo. È possibile che in futuro altre categorie di servizio o esperienze verranno riconosciute in modo analogo, in un continuo tentativo di rendere il sistema delle graduatorie più inclusivo e rappresentativo delle diverse realtà lavorative e formative.
Inoltre, questa sentenza potrebbe spingere molti lavoratori scolastici a presentare ricorsi legali per ottenere il pieno riconoscimento del loro servizio militare o civile, avendo ora un precedente giuridico solido su cui basarsi. È probabile che la questione continuerà a generare dibattito nei prossimi anni, ma per ora, grazie alla sentenza della Corte di Cassazione, migliaia di lavoratori scolastici vedono finalmente riconosciuto il valore del loro servizio.