Mi sa che…

C'è una comune espressione che sfugge alle regole generali del congiuntivo, con buona pace dei puristi della lingua: mi sa che... Proviamo a capire perché.

C’è una comune espressione che sfugge alle regole generali del congiuntivo, con buona pace dei puristi della lingua: mi sa che… Proviamo a capire perché:

1. Valore semantico particolare

L’espressione «mi sa che» nasce come forma colloquiale per esprimere una percezione immediata, un’impressione soggettiva che tende però più alla certezza intuitiva che al dubbio vero e proprio. In altre parole, con «mi sa che» chi parla intende trasmettere una supposizione che, pur espressa cautamente, viene percepita come quasi sicura.

Quando diciamo:

Mi sa che sta piovendo
intendiamo: «credo proprio che stia piovendo», «mi rendo conto che sta piovendo», «mi sembra ormai evidente che sta piovendo».

Questa sfumatura semantica, cioè la vicinanza a una constatazione quasi oggettiva più che a una semplice ipotesi, rende spontaneo e naturale l’uso dell’indicativo.

2. L’evoluzione dell’espressione «mi sa»

L’origine di «mi sa» va ricercata in una sorta di abbreviazione popolare di «mi saprebbe dire che…», oppure semplicemente nell’uso colloquiale del verbo sapere con valore simile a sembrare, apparire, essere evidente. Nel linguaggio parlato questa forma si è consolidata come frase fatta, con una funzione fissa e cristallizzata, dunque non più soggetta alle normali regole grammaticali che si applicano ad altri verbi d’incertezza o opinione.

3. Aspetto pragmatico e uso consolidato

Dal punto di vista pragmatico, certe espressioni entrano nell’uso comune e sfuggono volontariamente o inconsapevolmente alle prescrizioni della grammatica normativa, fino a creare uno standard alternativo, accettato persino dai dizionari più autorevoli (come Treccani stesso testimonia).

Se dicessimo:

«Mi sa che stia piovendo»

questa frase suonerebbe artificiosa, pedante, addirittiura errata, proprio perché snaturerebbe l’intenzione pragmatica della frase stessa, che non intende più esprimere dubbio incerto, ma semmai una constatazione abbastanza sicura.

4. Il congiuntivo: tra norma grammaticale e spontaneità della lingua

Il congiuntivo si usa quando il verbo della reggente indica dubbio, possibilità, opinione non certa. Eppure, proprio la natura peculiare di «mi sa» lo rende meno affine a verbi come «penso», «mi sembra», «ho l’impressione». Questi ultimi infatti sono soggettivi nel senso stretto e implicano incertezza intrinseca, mentre «mi sa che», nella percezione dei parlanti, si avvicina piuttosto a un’affermazione di certezza intuitiva e immediata.

Conclusione (sul piano linguistico e sociolinguistico)

L’espressione «mi sa che» si è affermata nel linguaggio quotidiano come una struttura cristallizzata e non è più soggetta alle regole grammaticali generali che si applicano agli altri verbi d’opinione e incertezza. Ci troviamo dunque di fronte a un classico caso di cristallizzazione idiomatica, cioè una costruzione che, per motivi storico-linguistici, pragmatici e culturali, si sottrae alla regola ordinaria.

Quindi, con buona pace dei puristi della lingua italiana, «Mi sa che sta piovendo» è correttissima proprio perché così radicata nell’uso da non essere più subordinata alla regola del congiuntivo.

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