di Anna Tyzack
Se fai fatica a concentrarti, ti senti un po’ giù e hai una memoria che sembra un colabrodo, è probabile che tu abbia bisogno di una pausa – una pausa dagli schermi. “Brain rot”, il termine colloquiale usato per descrivere il consumo eccessivo di contenuti online di bassa qualità, in particolare video brevi sui social media, è diventato così comune che è stato scelto come Parola dell’Anno 2024 dall’Oxford Dictionary. E tutto quel doom-scrolling, il continuo scorrere di notizie negative online o su app, di certo non giova alla nostra salute.
“È quella sensazione di andare avanti a vuoto, in cui il nostro cervello non funziona come dovrebbe. Le richieste dei contenuti e le distrazioni digitali ci lasciano mentalmente esauriti,” afferma la dottoressa Elena Touroni, psicologa consulente e cofondatrice della Chelsea Psychology Clinic.
La dottoressa Touroni paragona un cervello sotto stress a un computer con troppe schede aperte: rallenta, si surriscalda e fatica a funzionare in modo efficace, spiega. Questo può influire sul nostro rendimento a scuola, all’università o sul lavoro e può portare a problemi relazionali, difficoltà di salute mentale e dipendenze.
“È come il fast food: un tempo dovevamo cacciare e raccogliere, e lo stesso vale per le informazioni,” afferma il dottor Vigneshwar Paleri, psicologo clinico specializzato in neuropsicologia presso la London Neurocognitive Clinic. “Ora possiamo ottenerle in qualsiasi momento grazie all’intelligenza artificiale o ai contenuti video, e il nostro cervello ne sta risentendo. Il cervello in realtà preferisce un coinvolgimento focalizzato e intellettuale. Se vogliamo mantenerlo in salute, dobbiamo esserne consapevoli e cambiare il nostro comportamento di conseguenza.”
Cos’è il brain rot?
Sebbene non sia una diagnosi clinica, il termine “brain rot” descrive quella sensazione di esaurimento mentale che segue una sessione di scorrimento online. “Il cervello è esposto a molte più informazioni e richieste di quante possa gestire senza adeguate pause, il che, nel tempo, porta a difficoltà di concentrazione, scarsa memoria ed esaurimento emotivo,” spiega la dottoressa Touroni.
Sappiamo che non fa bene, ma troviamo difficile fermarci, spiega Paleri, perché i media digitali ci intrappolano in un sistema di ricompensa legato alla dopamina: ogni ‘like’, condivisione o articolo interessante attiva il rilascio di questo ormone del benessere. “Cliccare su un video divertente o un titolo interessante dà una scarica di dopamina, ma questi contenuti sono così rapidamente assimilabili che si desidera subito un altro, continuando a scorrere e creando un ciclo continuo.”
Nel breve termine ci sentiamo felici e coinvolti, ma nel lungo periodo questo tipo di comportamento guidato dalla dopamina influenza il pensiero critico e le funzioni cognitive superiori. “Se la nostra attenzione è costantemente interrotta, iniziamo a fare fatica con compiti che richiedono tempo,” continua il dottor Paleri. “È interessante notare come i giovani spesso fatichino a guardare un film degli anni Sessanta: richiede troppo tempo e pazienza.”
Il doom scrolling compromette anche la memoria e la capacità di risolvere problemi, avverte Paleri, perché viviamo costantemente nel cervello limbico, la parte che elabora le emozioni. Uno studio del 2018 condotto da psicologi dell’Università di Stanford ha scoperto che chi utilizza più piattaforme social contemporaneamente ottiene risultati peggiori nei test di memoria. “L’ippocampo, la parte del cervello che crea e conserva nuovi ricordi, non viene stimolato da contenuti ripetitivi,” spiega. Inoltre, non utilizziamo la corteccia prefrontale, responsabile della pianificazione futura, della risoluzione dei problemi e dello sviluppo della personalità.
Perché il brain rot mi fa sentire così male?
I sentimenti di insoddisfazione e depressione associati al termine “brain rot” sono il risultato della stagnazione cognitiva, dice Paleri. “Nella mia pratica ho osservato che la stagnazione cognitiva può portare a una stagnazione emotiva,” spiega. “Nei programmi TV e nei film più lunghi ci ritroviamo a relazionarci con i personaggi e i loro comportamenti, ma nei video brevi di YouTube e in altri contenuti di breve durata non sentiamo alcuna affinità: una volta svanito l’effetto della dopamina possiamo sentirci soli e insoddisfatti. A lungo termine, lo scrolling ti fa sentire peggio, oltre a compromettere la memoria e le funzioni cerebrali.”
Quali comportamenti portano al brain rot?
Scorrere senza sosta il telefono durante una riunione, usare un’app di messaggistica mentre ascolti un podcast o controllare Instagram o un’app di notizie mentre guardi un film sono segnali d’allarme, secondo il dottor Paleri. Stai sovrastimolando il cervello e potresti iniziare a soffrire dei sintomi del brain rot. “Se stai svolgendo un’attività, concentrati davvero su quella; se tieni la mente costantemente super attiva, ne soffrirà.” Anche abbuffarsi di contenuti o fare le ore piccole guardando cose inutili su Netflix è un altro segnale d’allarme, spiega Paleri. “I contenuti digitali non finiscono mai – se non riesci a spegnere, hai un problema.”
Si possono invertire i danni?
Una disintossicazione digitale, senza accesso alle tue piattaforme preferite, è il modo più efficace per resettare la funzione cerebrale e migliorare il benessere emotivo. Tuttavia, non è facile da attuare, considerando che i nostri schermi sono ormai il mezzo principale per lavorare e socializzare, sottolinea Paleri. Se vogliamo migliorare il nostro modo di pensare e di sentirci, dobbiamo riconoscere i nostri modelli di scrolling negativo – che si tratti di abbuffarsi di social media, siti di notizie o giochi – e comprendere l’effetto che hanno sul nostro cervello.
In seguito, dovremmo riformare il modo in cui utilizziamo queste piattaforme: fare pause attive, impostare limiti di tempo e usare i media digitali nel contesto di altre attività, come lo sviluppo cognitivo, hobby o ricerche, piuttosto che semplicemente praticare il doom scrolling.
Prova a utilizzare le tue piattaforme preferite in modo più consapevole, suggerisce il dottor Paleri. Se sei dipendente dai siti di notizie, prova a prendere un giornale cartaceo: in questo modo eviterai di cadere nei meccanismi compulsivi dello scrolling negativo. Allo stesso modo, se sei dipendente da un gioco tipo Candy Crush, prova a variare cimentandoti con aperture di scacchi o Sudoku più complessi, che stimolino il cervello in modo intellettuale.
Ricorda che il cervello non ama i contenuti ripetitivi o privi di significato.
“Prova a considerare lo scrolling come un’occasione di apprendimento: dovresti cercare stimoli cognitivi, non scariche rapide di dopamina che ti lasciano esausto o depresso,” spiega Paleri. Cerca anche di mettere da parte il multitasking: se fai uno sforzo consapevole per concentrarti su una sola notizia o una sola piattaforma social alla volta, coinvolgerai l’ippocampo e migliorerai la funzione mnemonica. “Disattivare le notifiche può aiutarti a farlo,” aggiunge Paleri.
Integrare la consapevolezza o la meditazione nella tua giornata può contribuire a ridurre il caos mentale, afferma la dottoressa Touroni. “Non sottovalutare il potere di attività semplici come fare una passeggiata, leggere un libro o anche solo prendersi cinque minuti per fermarsi e respirare. Il recupero consiste nel dare al cervello lo spazio per rallentare e resettarsi.”
L’igiene del sonno è fondamentale per migliorare le funzioni cerebrali, aggiunge la dottoressa Touroni; durante il sonno, il cervello si ripara, quindi dare priorità a un buon riposo è essenziale.
Il brain rot può avere gravi implicazioni mediche?
Attualmente ci sono poche ricerche sugli effetti a lungo termine del brain rot, ma è probabile che possa aumentare il rischio di dipendenze in futuro. “Sappiamo che alcune dipendenze, come quelle da droga, alcol e pornografia, sono in aumento negli ultimi vent’anni – è probabile che i media accessibili e immediati siano un fattore contributivo,” afferma il dottor Paleri.
Come posso proteggere il cervello dal brain rot?
Come per cioccolato e dolci, la stimolazione digitale non è dannosa se consumata con moderazione, spiega il dottor Paleri. La chiave è seguire una dieta digitale sana, con pause regolari dagli schermi e momenti della giornata privi di tecnologia, concorda la dottoressa Touroni.
Dovremmo anche mirare a promuovere la salute del cervello mangiando in modo sano e consapevole (senza schermi a tavola) e dedicando del tempo all’esercizio fisico, che aumenta il flusso sanguigno al cervello. “Più ci affidiamo alla tecnologia, più diventiamo sedentari,” sottolinea Paleri. “Si tratta di notare l’impatto dei media digitali sul nostro cervello e trovare modi per alleviare lo stress. Un bagno caldo. Una passeggiata con un amico. Piccole pause senza schermo fanno una grande differenza nel funzionamento del cervello e nel modo in cui ci sentiamo.”
The Telegraph, 20 dicembre 2024