Vicenda Todde simbolo della necessità di sovranità per la Sardegna

La vicenda Todde evidenzia errori procedurali nella rendicontazione, ma senza ruberie né decadenza certa. Riflette il caos burocratico italiano e l’ipocrisia politica.

di Franciscu Sedda*

Partiamo da un dato: nella vicenda che tiene banco in queste ore, nessuno ha rubato o occultato nulla.

È una verità banale ma va ricordata.

Perché in Paesi – la Sardegna e l’Italia – in cui il malaffare politico è regola il fatto non è indifferente.

Perché in Paesi – la Sardegna e l’Italia – in cui il livello di analfabetismo funzionale e la polarizzazione politica sono crescenti è possibile che qualcuno abbia “capito” che dietro le vicende delle rendicontazioni ci sono distrazioni di somme o affari poco chiari. Nulla di tutto ciò.

Detto questo sulla vicenda si può entrare in mille distinguo e ipotesi. È stato detto già tanto e non è mia intenzione ammorbare nessuno, né sostituirmi a chi meglio di me e in punta di diritto sta difendendo la Presidente.

A me pare fondamentale che una coalizione sia rappresentata da persone oneste. Di questi tempi, e vista la legislatura a dir poco moralmente opaca che ci siamo lasciati alle spalle, mi pare una condizione decisiva e necessaria. Tanto più quando si ha la responsabilità di guidare una coalizione composita che vuole aprire una fase di cambiamento ed emancipazione per i sardi. Una coalizione che vuole e deve “servire i sardi”, come ha detto la Presidente Alessandra Todde. E come noi indipendentisti di A innantis! abbiamo sempre sostenuto con ancor più forza. Ricordando a tutte e tutti che c’è un solo Paese che siamo chiamati a servire: la Sardegna.

Sono stati fatti degli errori procedurali nella rendicontazione? Si vedrà.

Le conseguenze possono arrivare alla decadenza? Non mi pare, considerato che quanto contestato non rimanda espressamente agli articoli che implicano la decadenza ma solo delle sanzioni pecuniarie. Ma sono altri gli organi che devono valutare e valuteranno.

Chi era incaricato doveva e poteva gestire meglio la rendicontazione? Tutto da verificare. E comunque facile a dirsi a posteriori. E soprattutto se non si ha mai avuto a che fare con le regole della rendicontazione elettorale. Perché se c’è una cosa che questa vicenda ha portato alla luce per alcuni, e ricordato ad altri, è la follia burocratica-legislativa dentro cui viviamo. Una giungla che si chiama Italia, a cui gli italiani non sanno porre rimedio e da cui noi sardi, che pure potremmo, non abbiamo il coraggio di uscire.

Poi, se si vuole entrare nel dettaglio delle opinioni e degli umori, colpisce la passione per la correttezza procedurale che ha colto tanti. Fa sorridere scoprirla in qualche sparuto anti-sistema, anti-colonialista, anti-continentale, convertitosi all’adorazione del totem della burocrazia italica. Fa tenerezza vedere che ne sono affetti cittadini che normalmente (e spesso giustamente) si lamentano della selva di regole a cui sono costretti, di cui sono spesso vittime involontarie, che spesso seppur in buona fede contravvengono. Fa decisamente accapponare la pelle vederla brandita da politici che hanno sospeso e sospendono il giudizio morale e difendono la poltrona quando si tratta di loro leader pluricondannati, di loro partiti che si sono intascati fondi pubblici mai resi, di loro ministri bancarrottieri, di loro presidenti di regione che patteggiano per corruzione e nel mentre non si dimettono. Politici che hanno fatto della “deregolamentazione” mirata e ad personam – in particolare in materia fiscale – uno dei motivi del loro esistere.

Ecco, sarebbe bello se questa chiamata al rispetto delle regole fosse sincera. Se fosse mirata ad avere regole semplici, giuste, fatte nell’interesse pubblico. Se fosse mirata a rispettarle sempre e tutte le regole. Applicandole a se stessi, prima che ergersi sul piedistallo di chi si ricorda delle regole a corrente alternata.

E a proposito di regole. Sarebbe bello e importante se i sardi, da sardi, si ricordassero delle regole che l’Italia fa a sua misura ma contro il nostro benessere: vedi ad esempio il dimensionamento scolastico. O le regole che dice di avere ma non ha mai applicato: come quella sulla ripartizione proporzionale delle servitù militari. O le regole a cui non dà seguito perché non gli conviene: vedi la mancata applicazione della Carta Europea delle Lingue Minoritarie. O le regole che sono alla base del contratto fra lo Stato e la Sardegna che platealmente e continuamente infrange: come la sottrazione indebita di soldi sardi, come ha dimostrato l’ennesima apertura di una vertenza entrate per 1 miliardo e 700 milioni di euro che lo Stato si è trattenuto di nascosto.

A Innantis! 🌿

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* Franciscu Sedda è un intellettuale, docente universitario, scrittore e leader politico sardo, attualmente figura di spicco del movimento A Innantis!, nato con l’obiettivo di promuovere la sovranità e l’autodeterminazione del popolo sardo. Attraverso un percorso che coniuga impegno culturale e azione politica, Sedda si è distinto come uno dei principali interpreti della lotta per l’indipendenza e per il riscatto della Sardegna dalle dinamiche coloniali che, secondo lui, hanno caratterizzato la relazione tra l’isola e lo Stato italiano.

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