Tele-Meloni è una realtà: lo dicono i numeri

Il megafono. Meloni nei tg e l’aiutone di Mediaset e Sky

di Giandomenico Crapis

Sul perché il consenso della premier non scenda parallelo alle deficienze del governo e ai litigi in maggioranza ampia sarebbe la ricerca. Una volta gli imputati erano i media e la tv, oggi si tende, non del tutto a ragione, a ridimensionarli. Per cercare lumi, tra pranzi e cenoni, abbiamo ripescato i dati Agcom degli ultimi due anni e i risultati ci dicono che siamo alle solite: la tv conta, nel bene o nel male, di più o di meno, ma conta. Analizzando i mesi da gennaio a novembre del 2024, esclusi aprile e maggio per i quali mancano i tempi di parola dei politici, emerge che Meloni gode di un parlato dilatato oltremisura rispetto agli altri leader. Si tratta della premier, certo, ma c’è un limite imposto dal pluralismo altrimenti saremmo all’Istituto Luce. La Presidente spadroneggia: nei tg realizza quasi 15 ore di tempo di parola, cifra con la quale doppia, triplica e quadruplica le distanze dagli altri. Mattarella di ore ne ha la metà, Schlein ancora meno, a Conte vanno 4 ore, non parliamo di Bonelli, Calenda e Renzi cui vanno circa 40 minuti per ciascuno, o di Fratoianni che per i tg è un semiclandestino (17 minuti per nove mesi esaminati nel 2024!). Va invece di lusso a Tajani che con 8 ore è subito dopo Meloni quanto a visibilità nei tg (ma ci sarà o no un rapporto con la ripresa elettorale di F.I.?).

C’è da aggiungere un paio di cose: che sempre nei tg Meloni quasi eguaglia Draghi degli stessi mesi del 2021, quando però il paese lottava contro il Covid, con tutta l’informazione centrata su superMario, e che una buona metà del vantaggio Meloni la riceve in omaggio dal Tg5, il secondo tg più seguito, al confronto del quale il fazioso Tg1 sembra la BBC. Infatti delle 15 ore totali di parlato di cui Meloni come detto gode, sul solo Tg5 la leader ne raccoglie oltre 4, quantità abnorme se guardiamo all’ora o poco più concessa a Mattarella o a Schlein, ai tre quarti d’ora a Conte.

Sembra impossibile ma SkyTg24 riesce a fare pure peggio: la testata è uno spot permanente per la premier ed il governo. Meloni qui si mangia quasi tutto il parlato, tre volte il tempo di Schlein, nove volte quello di Conte; il governo si avvantaggia anche della formidabile copertura che il tg offre a Tajani, Salvini, Crosetto, Piantedosi, Nordio e compagnia governando, nonché della cancellazione (quasi) degli altri leader della minoranza, Renzi compreso.

A questo punto piuttosto che soffermarci sui talk, che questo vantaggio lo moltiplicano e lo amplificano, è più interessante guardare al 2023 dove l’esposizione di Meloni fu ancora più sfacciatamente sbilanciata a suo favore. Ma la cosa davvero sorprendente è che, addirittura, ella fa meglio (nei mesi esaminati che escludono marzo e aprile come detto), dello stesso Conte nell’anno del lockdown, mentre giunge solo ad una spanna dal lanciatissimo Renzi del 2015 (22 ore e mezza contro 23 ), cioè dal politico che fece della tv la sua arma più forte.

Insomma nel primo biennio la premier si è garantita sui tg e sulle reti grazie alla compiacenza di reti pubbliche e private una presenza in voce da record. Un primato insospettabile forsanche da chi ripete che la tv ormai non conta, superata dai new media. Naturalmente questa alluvione in video finisce poi per li rami nei social e il gioco è fatto. Intanto la riforma Rai langue: più che ‘incardinata’, incatenata. Di quella del sistema tv, poi, nemmeno a parlarne.

Il Fatto Quotidiano, 6 gennaio 2025

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