L’intervento della presidente Alessandra Todde, volto a migliorare il sistema sanitario della Sardegna, rappresenta un passaggio cruciale nel tentativo di fronteggiare le lunghe liste d’attesa e i disservizi che da anni affliggono il settore. L’annuncio dello stanziamento di 13 milioni di euro, di cui 7,6 destinati al potenziamento delle strutture pubbliche e 5,4 all’acquisto di prestazioni da quelle private accreditate, è un passo importante per garantire che i sardi possano finalmente accedere ai servizi sanitari in tempi più rapidi e senza dover affrontare spostamenti onerosi o aspettative interminabili. Ma questo sforzo, sebbene meritevole, solleva una serie di questioni che non possono essere ignorate, soprattutto considerando le reazioni contrastanti del pubblico.
La crisi delle liste d’attesa, problema annoso della sanità sarda, ha portato a una sorta di deriva che ha costretto molti cittadini a rivolgersi a strutture private, pagando di tasca propria per ricevere prestazioni che dovrebbero essere garantite dal servizio pubblico. Un esempio lampante è la testimonianza di molti pazienti oncologici e persone affette da gravi patologie croniche, che si trovano spesso a dover attendere mesi, se non anni, per una visita specialistica o per esami diagnostici essenziali. Nonostante l’incremento delle risorse, i cittadini si chiedono: questi fondi riusciranno davvero a incidere sulla riduzione delle liste d’attesa o finiranno per essere una soluzione temporanea, destinata a esaurirsi nel giro di qualche mese?
Al di là degli stanziamenti economici, c’è la questione di fondo che riguarda l’efficienza delle strutture sanitarie. Le testimonianze degli operatori del settore sono rivelatrici: manca personale, i medici specialisti sono sottopagati o demotivati a causa di turni massacranti, e le strutture ospedaliere pubbliche spesso non sono in grado di offrire le stesse prestazioni delle strutture private accreditate, che invece si esauriscono molto rapidamente. Questa situazione alimenta una frustrazione crescente, come emerge chiaramente dai commenti sui social: “Prenotazione tramite CUP? Prima data utile, agosto 2025” è solo una delle lamentele più comuni.
Il tentativo della presidente Todde di incentivare i medici specialisti ambulatoriali con un sistema di bonus potrebbe avere un impatto positivo, ma resta da vedere se questi incentivi saranno sufficienti a motivare il personale a recuperare le liste d’attesa. Il problema della carenza di specialisti, particolarmente acuto nelle aree interne dell’isola, è strettamente collegato alla questione delle politiche del lavoro: mancano medici, mancano infermieri, e senza una pianificazione seria e a lungo termine per la formazione e il reclutamento, ogni finanziamento rischia di risolversi in un fuoco di paglia.
Oltre alla sanità, l’altro tema centrale dell’azione di governo riguarda i cosiddetti “Cantieri occupazionali”, con uno stanziamento di 18 milioni di euro destinato a finanziare l’assunzione di operatori socio-sanitari e infermieri. Questa misura dovrebbe, almeno nelle intenzioni, contribuire a risolvere il duplice problema della disoccupazione e della carenza di personale, ma ha già suscitato critiche da parte di chi ritiene che le assunzioni debbano avvenire attraverso concorsi pubblici, e non tramite progetti di lavoro temporanei che rischiano di creare ulteriore precariato.
Non è solo la sanità a preoccupare i cittadini. La questione energetica, connessa al progetto dell’energia eolica, ha acceso un dibattito aspro e polarizzato in Sardegna. Le firme di oltre 220.000 cittadini contrari alla realizzazione di impianti eolici sull’isola hanno scatenato una reazione di protesta che continua a montare sui social. Molti accusano la presidente Todde di non aver ascoltato la voce del popolo, alimentando così la percezione di un distacco tra istituzioni e cittadinanza. Altri, invece, difendono a spada tratta l’operato della presidente, sostenendo che la sua azione riformatrice in soli sei mesi abbia già portato più risultati di quanto fatto dalle giunte precedenti in anni di immobilismo.
La risposta della Todde alle critiche è stata chiara e perentoria: “Non faccio ordinaria amministrazione, ma cerco di gestire e affrontare i problemi dei sardi”. Tuttavia, la frattura tra sostenitori e detrattori non sembra destinata a sanarsi facilmente. Da un lato, ci sono coloro che vedono in lei una figura energica e determinata, in grado di guidare la regione verso un futuro migliore; dall’altro, ci sono coloro che la accusano di essere una rappresentante di un sistema politico ormai disconnesso dai bisogni reali della popolazione.
La presidente non può ignorare la crescente sfiducia che serpeggia tra i sardi. Le risorse stanziate per sanità e servizi sociali sono, senza dubbio, un passo nella direzione giusta, ma non bastano da sole a risolvere i problemi strutturali che affliggono il sistema. Come evidenziato da numerosi commentatori, il vero nodo sta nell’organizzazione interna delle Asl e nell’efficienza delle strutture ospedaliere, che devono essere in grado di gestire le risorse in modo efficace e trasparente. Senza un intervento deciso sulle dinamiche di gestione, il rischio è che i fondi finiscano per essere mal utilizzati o sprecati.
Un altro tema su cui la presidente dovrà confrontarsi è quello della medicina territoriale, più volte evocato dai cittadini come una delle vere priorità della sanità sarda. La necessità di potenziare i servizi sul territorio è fondamentale per ridurre la pressione sugli ospedali e garantire un’assistenza sanitaria più equa ed efficace. Senza un piano organico che miri a decentralizzare i servizi, sarà difficile affrontare le criticità attuali e rispondere in modo adeguato alle esigenze di una popolazione sempre più anziana e affetta da patologie croniche.
In ultima analisi, la presidente Todde si trova di fronte a una sfida titanica. I sei mesi di governo hanno mostrato la sua determinazione a portare avanti riforme sostanziali, ma i problemi ereditati sono enormi e radicati in anni di cattiva gestione. La strada è lunga, e i cittadini sardi non sono disposti ad aspettare in eterno per vedere i risultati concreti. Il rischio più grande, per la presidente e la sua giunta, è quello di perdere la fiducia di una popolazione già esasperata dai disservizi e dalle promesse non mantenute.
Per ora, l’attenzione è tutta rivolta ai prossimi passi del governo regionale. Riuscirà Todde a mantenere le sue promesse e a realizzare un vero cambiamento nel sistema sanitario e nei servizi sociali sardi?
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La sanità e i servizi sociali sono priorità assolute per questo governo regionale. E in questi sei mesi di lavoro abbiamo ottenuto importanti risultati.
Durante la giunta di ieri, abbiamo approvato uno stanziamento di oltre 13 milioni di euro destinati ad abbattere le liste d’attesa e a soddisfare la richiesta di prestazioni ambulatoriali ed ospedaliere fino a fine 2024.
È un intervento in regime straordinario, che stabilisce un’ulteriore attribuzione di risorse oltre a quelle già presenti nell’ultimo assestamento di bilancio.
L’obiettivo è quello di offrire risposte efficaci in tempi brevi, soprattutto dove le criticità si sono accumulate maggiormente, e apportare gli opportuni correttivi per il futuro.
7,6 milioni di euro saranno destinati alle strutture pubbliche, mentre 5,4 milioni all’acquisto di prestazioni dalle strutture regionali accreditate in regime convenzionato.
Sono previsti anche incentivi per i medici specialisti ambulatoriali che aderiranno ai progetti aziendali per il recupero delle liste d’attesa.
Le aziende sanitarie dovranno ora aggiornare i propri piani di recupero delle liste d’attesa entro 15 giorni.
Inoltre, per sostenere l’occupazione attraverso l’inserimento lavorativo di disoccupati e disoccupate nel settore socio-sanitario e contemporaneamente contribuire ad affrontare le difficoltà relative alla carenza di personale, investiamo 18 milioni di euro per finanziare l’attivazione di Cantieri occupazionali: 9 milioni per il 2024, e altri 9 divisi tra il 2025 e il 2026.
Le risorse destinate a disoccupati e disoccupate qualificati, Operatori Socio Sanitari e infermieri, verranno impiegate per attivare presso le ASL progetti di integrazione socio-sanitaria e di supporto ai servizi di assistenza e cura all’interno dei presidi ospedalieri.
Abbiamo anche deciso di dare un segnale forte sostenendo con circa 600mila euro i Centri antiviolenza e le Case di accoglienza, che aiutano le donne vittime di violenza, e anche il progetto Respiro attivo destinato agli “orfani speciali”.
Lavoriamo per non lasciare indietro nessuno, per questo diamo priorità a chi è più fragile e ha più bisogno di risposte e soluzioni urgenti.
Alessandra Todde
3 ottobre 2024 (post pubblicato su Facebbok)