Poliziotti e idranti: come demolire una democrazia con un DPCM alla volta

Un racconto tragicomico sull'Italia pandemica: idranti su manifestanti pacifici, obblighi vaccinali forzati e diritti violati, con domande senza risposta.

di Alberto Piroddi

Non è un film di Terry Gilliam, anche se potrebbe esserlo. È il racconto tragicomico – più tragico che comico – dell’Italia pandemica, dove, tra un’invocazione alla scienza e un decreto-legge, abbiamo trasformato la Polizia di Stato in uno strumento di repressione da manuale per governi in difficoltà. A raccontarlo è Antonio Porto, segretario dell’O.S.A. Polizia, un sindacato nato proprio dalla voglia di dire “basta” a ordini che puzzano di incostituzionalità già dall’intestazione.

Durante l’audizione alla Commissione d’inchiesta Covid, Porto ha chiesto scusa. Sì, avete letto bene: un poliziotto che chiede scusa ai cittadini. Non accade spesso, e c’è da chiedersi perché non succeda di più. Forse perché in tempi non pandemici non abbiamo visto spesso idranti sparati su manifestanti seduti in preghiera, come accaduto a Trieste nel 2021. Un’immagine che dovrebbe essere stampata nella memoria di tutti, ma che, chissà perché, è stata frettolosamente archiviata, come i fascicoli di molte procure coinvolte in questa vicenda.

Circolari e repressione a caso

Porto ha raccontato una verità che molti sospettavano: gli ordini piovevano dall’alto come un diluvio universale di nonsense, e gli agenti, obbligati a rispettarli, si sono ritrovati a inseguire vecchiette con il cane finto e ragazzi solitari sulle spiagge. Una macchina organizzativa gigantesca, ma mossa dalla logica del panico, non da quella della ragione. Non sorprende, dunque, che molti poliziotti si siano ammalati, contagiati durante turni senza mascherine adeguate, su auto non sanificate, con fermati che sembravano più protetti di loro.

E mentre il governo, nelle sue infinite emanazioni – Conte, Draghi, Speranza e compagnia cantante – invocava la sicurezza pubblica, i poliziotti si trasformavano in carne da macello, strumento di un controllo sociale che avrebbe fatto arrossire perfino Orwell.

La pandemia dei vaccini e degli interessi

Capitolo vaccini: qui il racconto si tinge di noir. Porto ha ricordato come i vaccini fossero già pronti prima ancora che fossero annunciati. Si parlava di “modalità compassionevole”, ma, a sentir lui, sembrava più una modalità forzata. Il sindacato ha denunciato la sperimentazione sul personale delle forze dell’ordine, ma tutto è stato minimizzato. Anche questo dettaglio è finito nelle mani delle procure, e indovinate un po’? Archiviazioni su archiviazioni.

Porto non si è fermato qui: ha messo in fila i numeri, mostrando come il governo Draghi abbia trasformato l’obbligo vaccinale in un ricatto. “Ti vaccini o stai a casa senza stipendio”, è stata la filosofia. Sì, proprio quella dell’Italia democratica e costituzionale che si vanta di proteggere i diritti fondamentali.

A chi serve tutto questo?

La domanda finale, semplice ma micidiale, è rimasta senza risposta: perché? Perché un governo democratico dovrebbe trasformare la paura in uno strumento di controllo? Perché un ministro della Salute dovrebbe trattare con Big Pharma prima ancora che esista un vaccino? E perché comprare 260 milioni di dosi per una popolazione di 49 milioni?

Le risposte, per ora, latitano. Forse le troveremo nei documenti segretati che nessuno vuole leggere, o nelle procure che archiviano per “carico eccessivo”. Nel frattempo, resta l’amara consapevolezza che abbiamo assistito a una farsa, dove le vittime non sono solo i poliziotti o i cittadini inseguiti sulle spiagge, ma l’intero concetto di democrazia.

E ora, chi chiederà scusa per tutto questo?

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O.S.A. Polizia

O.S.A. Polizia è l’acronimo di Operatori Sicurezza Associati Polizia, un’organizzazione sindacale autonoma nata all’interno della Polizia di Stato italiana. La sua creazione è stata motivata dal malcontento e dalle criticità emerse tra gli operatori di polizia durante la gestione della pandemia di Covid-19, specialmente in relazione a questioni come l’obbligo vaccinale e la percezione di misure governative ritenute lesive dei diritti costituzionali.

Obiettivi principali

  1. Tutela dei diritti degli operatori di polizia: O.S.A. Polizia mira a rappresentare i membri delle forze dell’ordine che si sono sentiti penalizzati o non protetti adeguatamente, sia a livello sanitario che professionale, durante la pandemia.
  2. Contrasto a misure ritenute illegittime: L’organizzazione ha denunciato l’eccessiva proliferazione di circolari governative durante la pandemia, che, a loro dire, hanno imposto obblighi non conformi ai principi costituzionali.
  3. Ricerca della verità e giustizia: L’O.S.A. ha dichiarato l’intento di far emergere la verità sugli eventi e sulle decisioni prese durante la gestione dell’emergenza sanitaria, anche attraverso denunce presentate alle procure e audizioni presso la Commissione d’inchiesta Covid.

Contesto di nascita

L’organizzazione è sorta come risposta alla sospensione di migliaia di poliziotti per il mancato rispetto dell’obbligo vaccinale imposto per il contenimento del Covid-19. Questa misura è stata percepita come una violazione dei diritti fondamentali e un abuso di potere.

Attività principali

  • Denunce e relazioni sulla gestione della pandemia: O.S.A. Polizia ha evidenziato problemi come l’assenza di adeguate misure di protezione per gli agenti, la distribuzione di mascherine inefficaci, la mancata sanificazione dei mezzi e degli uffici, e il clima di coercizione legato all’obbligo vaccinale.
  • Collaborazione con esperti e professionisti: Si avvale del supporto di medici, avvocati, ricercatori e vittime per costruire un quadro documentato delle problematiche emerse durante la pandemia.
  • Audizioni istituzionali: Ha partecipato attivamente alle audizioni della Commissione d’inchiesta Covid, portando testimonianze e documenti per supportare le proprie posizioni.

Un sindacato atipico

Rispetto ai sindacati tradizionali delle forze dell’ordine, O.S.A. Polizia si distingue per il suo approccio critico nei confronti delle istituzioni stesse, mettendo in discussione sia le decisioni del governo che il sistema gerarchico interno. Questo lo rende una realtà alternativa e potenzialmente scomoda nel panorama sindacale italiano.

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