La Sardegna non ha veri poteri.
La Sardegna è uguale all’Italia e non può fare diversamente, né discostarsi dagli interessi italiani.
La Sardegna non può regolare né il proprio mercato né l’uso del proprio paesaggio.
Questo è, a prima vista, il senso dell’impugnazione voluta dal Governo italiano (e in particolare dal ministro “nordautonomista” Calderoli) contro la Legge sarda che cerca di regolare a nostro vantaggio la transizione energetica, nel rispetto del paesaggio, dei beni culturali, del nostro interesse a guadagnare dalla produzione di energia rinnovabile.
È prevedibile che i destroni nostrani correranno in difesa del governo speculativo italiano, dopo aver distratto l’opinione pubblica, gridando ai quattro venti al favoreggiamento di speculazione, montando su una inutile e dannosa guerra civile fra sardi.
Resta da vedere se come popolo e come classe dirigente capiremo che l’Autonomia è morta, non basta e non serve. Ciò che serve è un salto mentale e politico che ci porti nell’età adulta, l’età dell’Autodeterminazione e dell’indipendenza costruita passo passo, pezzo per pezzo, attraverso il coinvolgimento di tutte e tutti. Ognuno secondo le sue capacità. E il suo coraggio.
Prendiamone serenamente atto: nel rapporto fra Sardegna e Stato le cose così non vanno e non possono continuare ad andare.
A innantis!