La battaglia per la co-ufficialità della lingua Sarda

La lotta per la co-ufficialità del sardo e il riconoscimento dei diritti linguistici è una sfida complessa, ma il movimento A Innantis! guida con determinazione verso il cambiamento.

di Alberto Piroddi

La battaglia per il riconoscimento della co-ufficialità del sardo rappresenta un tema centrale per chiunque si impegni nella tutela dell’identità culturale della Sardegna. Si tratta di una questione che intreccia aspetti linguistici, politici e giuridici, rendendo evidente la complessità della partita in corso. Per lungo tempo, lo Stato italiano ha evitato di affrontare seriamente il tema, utilizzando pretesti giuridici e amministrativi per giustificare la mancanza di azione concreta. La mancata ratifica della Carta Europea delle Lingue Regionali o Minoritarie da parte dell’Italia è un esempio lampante di questo atteggiamento. La Corte Costituzionale, in una delle sue sentenze più rilevanti, ha sostenuto che il sardo non possa essere trattato alla stregua di una lingua di minoranza, facendo leva proprio sull’assenza di ratifica della Carta. Questo argomento circolare dimostra un’intenzionalità politica volta a perpetuare la marginalizzazione linguistica e culturale della Sardegna.

Allo stesso tempo, la Corte ha avanzato l’idea che il sardo, pur riconosciuto come lingua dalla legge 482/1999, non sia sufficientemente unitario per essere considerato una lingua unica. Questo ragionamento, basato su una presunta frammentazione dialettale, è stato accolto con legittime perplessità, dato che molte altre lingue riconosciute ufficialmente presentano varianti interne senza che ciò ne pregiudichi lo status. Questo approccio giuridico-politico, sottile e malizioso, evidenzia la volontà di mantenere la Sardegna in una posizione subordinata, senza mai riconoscerne appieno la specificità culturale e linguistica.

A tutto ciò si aggiunge una responsabilità interna, frutto di una storica timidezza nel rivendicare diritti fondamentali. Lo Statuto Autonomo della Sardegna non include alcun riferimento esplicito alla lingua sarda, segno di un passato in cui le élite politiche locali hanno preferito non disturbare l’equilibrio centralista dello Stato italiano. Anche nei rari momenti in cui si è tentato di affermare la co-ufficialità, le resistenze sono state fortissime, tanto da bloccare ogni iniziativa sul nascere.

Il riconoscimento della co-ufficialità del sardo avrebbe ricadute pratiche significative, come l’introduzione della lingua nell’istruzione pubblica, l’uso nei documenti ufficiali e l’accesso ai servizi in sardo. Questi passi non solo rafforzerebbero il senso di appartenenza dei sardi, ma avrebbero anche un impatto positivo sul tessuto sociale ed economico dell’isola, contribuendo a contrastare fenomeni come lo spopolamento e il declino culturale.

Per ottenere questi risultati, è necessario un impegno deciso su più fronti. È fondamentale sensibilizzare l’opinione pubblica e costruire una narrazione condivisa che vada oltre le divisioni interne. È altrettanto essenziale lavorare a livello istituzionale, tanto in Sardegna quanto a livello nazionale ed europeo, per fare pressione politica e ottenere i riconoscimenti dovuti. La standardizzazione della lingua, pur mantenendo le sue varianti locali, rappresenta un passaggio chiave per rendere il sardo pienamente utilizzabile in contesti ufficiali e per rispondere alle critiche pretestuose sulla sua presunta frammentazione.

Franciscu Sedda e il movimento A Innantis! portano avanti da anni questa battaglia con una determinazione e una visione che pochi altri hanno dimostrato. Non si tratta solo di rivendicare un diritto culturale, ma di costruire un progetto politico e sociale che rimetta al centro la dignità del popolo sardo. Il loro lavoro ha posto le basi per un dibattito pubblico che punta a superare decenni di immobilismo e subalternità, dimostrando che la difesa della lingua e dell’identità sarda non è una questione marginale, ma il cuore di una lotta per l’autodeterminazione che coinvolge ogni aspetto della vita politica ed economica dell’isola. A Innantis! non ha solo aperto una strada, ma ha dimostrato con chiarezza che questa battaglia può e deve essere vinta, con il coraggio di chi guarda al futuro senza rinunciare a ciò che il popolo sardo è stato e a ciò che può ancora diventare.

Torna in alto