La decisione di escludere Italia Viva dalla coalizione di centrosinistra per le elezioni regionali in Liguria rappresenta un episodio significativo, che riflette tensioni nazionali più ampie all’interno dell’alleanza progressista. Dietro la scelta di allontanare il partito di Matteo Renzi dal tavolo della coalizione si nascondono questioni che vanno oltre la semplice strategia elettorale: sono in gioco visioni politiche divergenti e la difficoltà, ormai evidente, di coabitare in un’alleanza eterogenea come quella che si è andata formando tra Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e forze minori.
L’elemento scatenante di questo scontro risiede, secondo molti osservatori, nelle recenti tensioni tra il Movimento 5 Stelle e il PD, aggravate dalla nomina dei vertici della Rai. La decisione di escludere Italia Viva è stata in gran parte attribuita a un ultimatum del Movimento 5 Stelle, il quale ha esercitato forti pressioni affinché i renziani venissero allontanati. Il Movimento, infatti, rappresenta da tempo una componente fondamentale dell’alleanza di centrosinistra, ma con una base elettorale che mal sopporta la presenza di Renzi e dei suoi fedelissimi. La richiesta di sostituire otto candidati di Italia Viva nella lista elettorale ha rappresentato, per i renziani, un passo inaccettabile, segnando la rottura definitiva.
Italia Viva ha risposto con toni duri, denunciando la mancanza di serietà politica e sostenendo di essere stata oggetto di un diktat da parte dei grillini, un’azione ritenuta inaccettabile anche per la dignità politica che il partito rivendica come propria bandiera. La coordinatrice di Italia Viva, Raffaella Paita, ha difeso il percorso del partito, ricordando come, nelle ultime settimane, fosse stato fatto di tutto per costruire un’alleanza riformista credibile. Nonostante questo sforzo, però, la decisione di non presentarsi alle elezioni è stata inevitabile, con Italia Viva che ha rinunciato a partecipare, lasciando ai propri elettori e militanti libertà di voto.
Dietro a questo scenario, però, si nascondono dinamiche più complesse, che riguardano non solo le regionali liguri, ma il futuro del centrosinistra su scala nazionale. La coalizione si trova in una fase critica, segnata da equilibri instabili e da una difficoltà strutturale nel tenere insieme anime politiche tanto diverse. Il PD, sotto la guida di Elly Schlein, si è trovato stretto tra due fuochi: da una parte, la necessità di mantenere un’alleanza con il Movimento 5 Stelle, forza con cui condivide parte dell’elettorato e su cui conta per attrarre i voti della sinistra radicale; dall’altra, la presenza di Italia Viva, partito più centrista, ma comunque influente, che cerca di ritagliarsi uno spazio proprio nell’area riformista.
Il caso ligure mostra chiaramente i limiti di questa strategia. Da un lato, il PD si è trovato costretto a cedere alle pressioni del Movimento 5 Stelle, al prezzo di sacrificare l’alleanza con i renziani; dall’altro, ha dovuto fare i conti con il malcontento interno, in particolare tra i moderati che non vedono di buon occhio l’asse privilegiato con i grillini. La situazione potrebbe diventare ancora più complicata nelle prossime settimane, con le elezioni regionali che rappresentano una sorta di banco di prova per verificare se il cosiddetto “campo largo” sia davvero sostenibile.
L’allontanamento di Italia Viva potrebbe anche avere ripercussioni sull’elettorato. Se da una parte molti elettori del centrosinistra potrebbero vedere con favore la scelta di escludere Renzi e il suo partito, dall’altra si rischia di alimentare ulteriormente l’astensionismo, specialmente tra quegli elettori che non si identificano pienamente né con il PD né con il Movimento 5 Stelle. La decisione potrebbe quindi rivelarsi un boomerang, indebolendo la coalizione proprio nei giorni cruciali della campagna elettorale.
D’altro canto, il Movimento 5 Stelle esce da questa vicenda rafforzato. Il partito ha dimostrato di saper dettare le condizioni all’interno della coalizione, imponendo la propria linea e mostrando una leadership determinata. Tuttavia, questo successo tattico potrebbe avere costi a lungo termine: il rischio, infatti, è che il Movimento si isoli ulteriormente all’interno del panorama politico, trovandosi a dover gestire un’alleanza che, senza l’apporto delle forze centriste, rischia di essere troppo debole per affrontare le sfide future, a partire dalle prossime elezioni politiche.
Il caso ligure rappresenta un’ulteriore conferma delle difficoltà che la sinistra italiana sta incontrando nel costruire una coalizione realmente competitiva. La rottura con Italia Viva potrebbe risolvere alcune tensioni immediate, ma non risponde alla questione fondamentale: come riuscire a tenere insieme le diverse anime del centrosinistra, senza cadere preda di veti incrociati e senza sacrificare l’unità su cui si basa qualsiasi progetto politico di successo.