Il fallimento della Lega e la visione di A Innantis! per una Sardegna sovrana

La disfatta della Lega in Sardegna riflette una politica italiana fallimentare. A Innantis! propone un futuro sardo libero, prospero e indipendente.

Certe notizie vanno lette due volte per essere credute. E questa è una di quelle. Sabato, a Cagliari, i “resti” della Lega si riuniscono per eleggere il nuovo coordinatore regionale. Avete letto bene: i resti. E già qui ci sarebbe materiale sufficiente per una tragicommedia politica in piena regola. Quella stessa Lega che nel 2019, in Sardegna – lo ripeto: in Sardegna, terra di antiche e orgogliose tradizioni – riuscì a prendere l’11% e a portare a casa ben otto consiglieri regionali. Non uno, non due: otto. Come ci siano riusciti resta uno dei grandi misteri della politica italiana, ma tant’è. Cinque anni e un cataclisma elettorale dopo, il Carroccio sardo si ritrova in macerie.

Alle ultime regionali, tenutesi lo scorso febbraio, i leghisti hanno praticamente evaporato: un solo consigliere eletto, per giunta un “acquisto last minute” come Alessandro Sorgia, passato ai salviniani insieme all’ex forzista Alessandra Zedda. La strategia del “raccatta quello che puoi e speriamo bene” non ha funzionato, e oggi la Lega in Sardegna sembra un relitto alla deriva, incapace di ritrovare il porto.

L’attuale coordinatore regionale, Michele Pais – già Presidente del Consiglio Regionale nei giorni gloriosi – ha deciso di riprovarci, ma la sua candidatura appare destinata all’ennesima, prevedibile delusione. A sfidarlo ci sono l’ex consigliere regionale Michele Ennas e il deputato Dario Giagoni, già coordinatore a suo tempo, ma schiacciato sotto il peso dell’asse formato dal Governatore sardista Christian Solinas e dal deputato lombardo Eugenio Zoffili, mandato da Salvini per fortificare quella che doveva essere la “roccaforte” isolana. Spoiler: è crollata miseramente.

Le voci di corridoio dicono che Ennas potrebbe farcela. Sarebbe un capolavoro di autolesionismo, considerando che rappresenta l’ala del partito sonoramente bocciata dagli elettori. E, ovviamente, figure nuove non se ne vedono all’orizzonte. La Lega sarda è un ossimoro vivente: un partito che dovrebbe ripartire, ma che non ha idea di come farlo.

Ma torniamo indietro, a quel 2019. L’11% della Lega in Sardegna fu il frutto di un miraggio, di una seduzione a buon mercato orchestrata da Matteo Salvini, il genio del selfie al mercato e del mojito in discoteca. Il segretario leghista era riuscito a vendere ai sardi un sogno confezionato su misura: la promessa di una Sardegna che “conta” a Roma, di una terra che avrebbe finalmente avuto voce grazie a lui. La realtà, però, era ben diversa. La Lega non aveva radici nell’isola, nessuna visione politica seria per affrontare i problemi strutturali di una regione che lotta quotidianamente contro spopolamento, disoccupazione, trasporti inadeguati e un’autonomia sempre più svuotata.

L’alleanza con i sardisti di Christian Solinas sembrava la mossa giusta per mettere un piede sull’isola, ma si è rivelata un boomerang. Solinas ha usato la Lega per consolidare il suo progetto, salvo poi abbandonare il Carroccio al suo destino quando l’onda lunga del salvinismo si è infranta sulla realtà. Il risultato? Un elettorato che ha voltato le spalle a un partito percepito sempre più come un corpo estraneo, incapace di rispondere alle esigenze della comunità.

Ma il vero problema non è la Lega. È la Sardegna. Una terra che, troppo spesso, si presta a queste cantonate. Una terra che, anziché valorizzare le sue risorse e i suoi talenti, si affida a chi promette soluzioni facili e slogan accattivanti. È davvero accettabile che una regione con una storia millenaria si sia piegata al fascino di un partito che, per anni, ha insultato il Sud Italia e i suoi abitanti? È davvero accettabile che i sardi abbiano dato l’11% a chi, fino a poco tempo prima, li considerava una zavorra per il Paese?

Questa non è solo una riflessione sulla Lega. È una riflessione su tutti i Sardi. Su una Sardegna che sembra incapace di credere in se stessa, che cerca risposte fuori anziché dentro. Su una classe dirigente che non sa – o non vuole – costruire una visione per il futuro. Su un elettorato che si lascia sedurre da chi parla più forte, anziché ascoltare chi ha davvero a cuore il destino dell’isola.

In questo desolante quadro, c’è una lezione importante per movimenti indipendentisti come A Innantis!, che propongono un’alternativa reale, concreta e coraggiosa per la Sardegna. L’associazione politico-culturale non si limita a denunciare il fallimento dei partiti italiani: lavora per costruire un futuro fondato su una coscienza nazionale, civile e sociale che restituisca dignità e protagonismo ai sardi.

A Innantis! crede nella Sardegna come Stato protagonista nel Mediterraneo, in Europa e nel mondo. Si batte per diffondere la conoscenza della storia sarda, valorizzare le lingue e le tradizioni, promuovere la solidarietà comunitaria e tutelare l’ambiente. La sua visione è quella di una Repubblica di Sardegna politicamente libera, economicamente prospera e socialmente giusta.

Non si tratta di utopia, ma di un progetto serio che mira a formare una classe dirigente capace di prendersi le proprie responsabilità e di rispondere alle crisi che affliggono l’isola. A Innantis! invita i sardi a investire nelle proprie capacità, a studiare e a lavorare per donare alla Sardegna un futuro degno di una Natzione con una storia unica al mondo. Come scrisse Elianora de Arbarée nella Carta de Logu, i sardi devono restare sulla via della verità e della giustizia, guidati dall’amore per il bene della propria terra.

Questa visione, basata sull’autodeterminazione e sul pragmatismo, è ciò di cui la Sardegna ha bisogno per uscire dalle macerie politiche lasciate dai partiti italiani. È il momento di trasformare l’innato amore per la Sardegna in una politica di libertà e indipendenza, capace di rispondere alle sfide del presente e costruire basi solide per il futuro.

La disfatta della Lega è un monito. Non è solo il fallimento di un partito, ma il simbolo di una Sardegna che deve ritrovare se stessa. Il futuro dell’isola non si costruisce con slogan vuoti o con alleanze di convenienza. Si costruisce con il coraggio di sognare in grande, di lavorare per un progetto che metta i sardi al centro, che valorizzi le loro risorse e le loro potenzialità.

La Sardegna non può più essere terra di conquista per partiti senza radici. Deve diventare terra di opportunità per chi crede davvero nel suo futuro. E questo futuro, come ci ricorda A Innantis!, dipende solo dai Sardi. A innantis, Sardegna.

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