di Luca De Carolis
Su un divanetto del Transatlantico, l’avvocato sostiene: “L’Italia spende già 32 miliardi l’anno per la Difesa, ma come pensiamo di andare oltre? Serve una politica di difesa europea, comune, perché ci costerebbe anche di meno. Ma la verità è che di questi tempi manca proprio la politica”. Di piazza e di buvette, ecco Giuseppe Conte. Nel primo pomeriggio compare davanti a Palazzo Chigi assieme ai parlamentari del M5S per un presidio-lampo sulle bollette, con lo striscione a evocare l’avversaria: “Le bollette sono triplicate, Meloni dove sei?”. Antipasto e lancio di quella manifestazione contro il carovita che l’ex premier vorrebbe tenere prima di Pasqua, cioè il 20 aprile, sicuramente a Roma, e che sarà anche sulle armi, quindi una potenziale rogna per il Pd di Elly Schlein, che pure vorrebbe organizzarla assieme all’avvocato, per marcarlo. Più tardi Conte semina considerazioni sulla politica estera tra il bar di Montecitorio e il Transatlantico, tallonato da eletti e giornalisti. Severo, innanzitutto con Giorgia Meloni: “Non può criticare Donald Trump, è completamente ingessata, anche se questo non riguarda solo lei. Tutti i paesi europei sono afoni, ma lei di più”.
Lavora su più fronti, l’ex premier. Così, ecco la manifestazione, di cui ieri sera ha cominciato a discutere con i suoi parlamentari, riuniti in assemblea congiunta. Il leader della Cgil, Maurizio Landini, ha reagito con freddezza: “Questa è una cosa che fanno i partiti, che lo facciano se hanno l’intenzione”. I Cinque Stelle lo hanno notato. Tanto che da un veterano arriva una reazione al curaro: “Landini è lo stesso che ci ha chiesto aiuto per raccogliere le firme per i referendum…”. A sinistra e dintorni provoca già ansie, la piazza che verrà. Perché si parlerà pure dello scorporo delle spese militari dal Patto di stabilità europeo, a cui il Movimento è nettamente contrario.
Lo conferma la nota della delegazione del M5S in Parlamento europeo: “Mantenere le rigide regole fiscali per tutte le spese sociali e allentare i cordoni della borsa per quelle militari è una follia, in piazza diremo no anche all’Europa delle armi”. Non è proprio la stessa idea del senatore Alessandro Alfieri, responsabile dem per le Riforme, che ieri sul Foglio argomentava: “Vogliamo legare la difesa europea a una vera politica estera comune. Se poi questa strada non fosse praticabile, lavoriamo sullo scorporo dal Patto di stabilità”. Il sentiero è scivoloso, per il Pd di Schlein che sul punto teme il fuoco amico di 5Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra. Però non si fermerà, il Conte che nella buvette della Camera parte ironizzando su Meloni che schiva i giornalisti: “Ma dopo il vertice a Parigi con Macron e gli altri leader non ha rilasciato dichiarazioni, non ha preso domande? Non sapremo mai quello che ha detto durante la riunione..”. Poi però si sofferma sull’incontro: “Il dato politico è che è stato un vertice convocato in fretta e in furia, come risposta agli Stati Uniti che escludono l’Europa dai negoziati sull’Ucraina. Ma è stata una riunione improvvisata, convocata senza un formato prestabilito con l’irruenza tipica di Macron: chi passava entrava” sorride Conte. Gli esclusi hanno chiamato per lamentarsi, rimarca. Soprattutto, accusa, “per dare un contenuto alla riunione hanno dovuto chiamare Trump qualche minuto prima. perché prima non lo avevano. Volevano costruire qualcosa, ma in questo momento cosa costruisci?”. La chiacchierata va avanti, e l’ex premier sostiene: “La crisi ucraina va avanti da tre anni, e ora si preannuncia una soluzione, un paradosso per chi ha tifato per la guerra”.
Un cronista lo interrompe: “Dovrebbe ricordarsi dell’assalto a Capitol Hill a Washington”. Conte reagisce: “Non c’è democrazia negli Stati Uniti?”. Controreplica: “A lei piace molto Trump, si sa”. E l’avvocato un po’ s’inalbera: “Io sono quello che lo sta criticando di più, nelle mie interviste sono quello più libero di criticarlo”. Pochi minuti dopo, parla di soldi e armi: “Se arrivassimo al 4 per cento del Pil per le spese militari servirebbero 30 miliardi, ma di che parliamo? Qui si sta perdendo la bussola”. Arrivano anche battute, e qualcuno gli chiede di Mario Draghi, che ha proposto di fare “qualcosa”. L’avvocato non resiste: “Ah sì? Un genio”. E sorride.
Il Fatto Quotidiano, 19 febbraio 2025