Le chat dei gruppi parlamentari di Fratelli d’Italia: “Salvini è un ministro bimbominkia…”

“Salvini ministro bimbominkia. La Lega è un partito senza onore”. Il libro sulle chat segrete di Fdi – Conversazioni Meloni&C. La guerra all’alleato Matteo: “Si vada a nascondere” Fazzolari aggiunge: “Ama Putin”

di Giacomo Salvini

“Matteo Salvini è un ministro bimbominkia”. “Un cialtrone”, “ridicolo”, “incapace”. Ma soprattutto “un Renzi di destra”, un politico che fa “accordi sottobanco con Renzi per il cognato Denis Verdini”. E la Lega è un partito “che non ha onore”, che “non rispetta la parola data”. Da contrastare. Attaccare. Mettere alla berlina per le sue contraddizioni politiche: prima il governo con il M5S di Giuseppe Conte, poi il governo Draghi di unità nazionale, infine il governo Meloni dove sembra un leader dell’opposizione da mettere a tacere.

Queste non sono le accuse di partiti di centrosinistra, giornali di opposizione né tanto meno di intellettuali progressisti. Sono parole e strategie che emergono dalle chat dei gruppi parlamentari di Fratelli d’Italia tra il 2018 e il 2024. A rivelarle, per la prima volta, è il libro Fratelli di chat, storia segreta del partito di Giorgia Meloni, (da domani in edicola e in libreria per la casa editrice PaperFirst del Fatto Quotidiano). Una ricostruzione, anno per anno, della scalata al potere del partito della premier, dall’opposizione al governo del Paese. Resa possibile grazie alle conversazioni interne e segrete tra Meloni, ministri, parlamentari e dirigenti di partito. Omettendo turpiloquio e informazioni legate alla privacy.

La strategia Colpire Matteo su economia, migranti, sicurezza
Per diventare primo partito e arrivare al potere, il primo obiettivo di Fratelli d’Italia è lui, Matteo Salvini. Il leader della Lega che oggi è il vicepremier di Meloni, numero due del governo: in teoria il principale alleato di Fratelli d’Italia, in realtà l’avversario a cui togliere voti. Una strategia che inizia con il governo gialloverde Lega-M5S di Giuseppe Conte (2018-2019), passa dalla crisi del Papeete e si completa con l’esecutivo di larghe intese guidato da Mario Draghi (2021- 2022) da cui Fratelli d’Italia si terrà alla larga. Una sfida da destra che si gioca su più fronti: l’economia, i migranti, la sicurezza, la politica estera e le alleanze internazionali. Che si ripete oggi, nonostante Meloni e Salvini siano al governo insieme.

Nel 2018 Meloni “sulle accise Matteo vada a nascondersi”
È il 3 dicembre 2018, quando, durante la prima legge di Bilancio del governo gialloverde, scoppia la polemica sull’aumento delle accise in Regione Liguria. Una decisione su cui FdI si butta per colpire la Lega. E Meloni scrive tranchant nella chat dei parlamentari: “Comunque sulla cosa delle accise Salvini dovrebbe andare a nascondersi”. Da quel momento inizia una strategia per colpire la Lega che non rispetta le promesse elettorali: flat tax, Tav e appunto la sterilizzazione delle accise. “Credo che si possano aggredire pesantemente”, scrive il 27 marzo 2019 il capogruppo Francesco Lollobrigida dopo la bocciatura di una mozione di FdI.

Dal viminale “Il ministro bimbominkia colpisce ancora”
In quei mesi i parlamentari meloniani criticano duramente Salvini per il suo ruolo di ministro dell’Interno sempre in divisa (“un atto da cialtrone superficiale”, commenta Guido Crosetto; “è troppo ridicolo”, aggiunge Lollobrigida), sempre pronto a pestare i piedi ai colleghi di governo. È il caso dell’11 dicembre 2018, quando Salvini va in Israele e apre uno scontro diplomatico con il Libano per aver definito i componenti di Hezbollah “terroristi islamici”. Fonti della Difesa fanno sapere che il leghista “mette in difficoltà i nostri uomini” di Unifil e i meloniani lo criticano in chat. Giovanbattista Fazzolari, oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio, scrive: “Il ministro bimbominkia colpisce ancora”.

Centrodestra Meloni: “la lega è un partito che non ha onore”

In quei mesi l’alleanza di centrodestra, di fatto, non esiste. E Salvini inizia a temere la concorrenza di Meloni. Il 10 febbraio 2020 su La Stampa esce un retroscena in cui viene attribuita questa frase al leghista: “Meloni rischia la sindrome di Fini”. Articolo che fa molto rumore nelle chat di FdI perché il grande nemico del presente (Salvini) paragona Meloni al grande nemico del passato (Fini), accusato di tradimento. “Che vergogna”, commenta la leader. Che dopo un acceso dibattito sull’opportunità di rispondere dà la linea in chat: “Secondo me il messaggio che va fatto passare, che è la verità, è che la Lega è un partito che non mantiene la parola data. Hai voglia a fare il partito di destra se non hai onore”.

Mosca Il caso metropol: “fan di Putin, per Matteo è esiziale”

Uno dei temi su cui si soffermano di più i parlamentari meloniani è anche il rapporto tra Salvini e la Russia di Vladimir Putin, prima dello scoppio della guerra in Ucraina. E in particolare lo scandalo dell’Hotel Metropol che ha portato a un’indagine – poi archiviata nel 2023 – nei confronti di Gianluca Savoini, già portavoce di Salvini. Quando scoppia il caso, è Fazzolari a commentarlo così il 24 febbraio 2019 dopo lo scoop dell’Espresso: “Diciamo che la tecnica della felpa ‘Russia’ a Mosca e ‘Usa’ a Washington non è molto gradita da quei burberi dei russi e magari stanno lanciando qualche messaggio a Salvini: ‘Occhio a tradire gli amici dopo aver fatto il cosacco che qualche bella informazione da dare ce la abbiamo’”. Cinque mesi dopo è la stessa Meloni a chiedere il silenzio di tutti sull’argomento e dare la linea: “Comunque la questione per la Lega è molto spinosa e potrebbe essere esiziale (…)”.

Di fronte a chi, nel partito, ricorda le posizioni filo-Putin, ma sia Fazzolari che Meloni spiegano la differenza con la Lega. Il primo scrive: “La Lega e Salvini sono andati a Mosca a fare i cosacchi padani e a promettere ai russi amore eterno (…). Noi abbiamo sempre mantenuto la nostra storica posizione di: ‘siamo i patrioti italiani, non siamo filo niente e nessuno, né filo Putin, né filo americani’. C’è una bella differenza. (…) Il voltafaccia di Salvini, prima fan di Putin e poi cowboy fedele degli Usa, magari non ha ripercussioni elettorali in Italia, ma certamente ne ha a livello internazionale (…)”. Conclude Meloni: “(…) In politica estera siamo liberi di guardiamo sempre all’interesse italiano. Ben altra cosa è appecoronarsi alla Russia, che è esattamente come fare i servi degli americani. Ancora peggio passare da una tifoseria all’altra come ha fatto Salvini (…)”. Due anni e mezzo dopo Putin invaderà l’Ucraina. E Salvini si dirà contrario all’invio delle armi in Ucraina. Meloni, da premier, però, lo metterà a tacere.

Il Fatto Quotidiano, 6 febbraio 2025

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