Von der Leyen, la guerrafondaia di Bruxelles: 800 miliardi per le armi, zero per i cittadini

Se ci fosse ancora bisogno di una prova che l’Unione Europea non è altro che un burattino nelle mani delle élite finanziarie e dell’industria bellica, Ursula Von der Leyen ce l’ha servita su un piatto d’argento.

di Alberto Piroddi

Se ci fosse ancora bisogno di una prova che l’Unione Europea non è altro che un burattino nelle mani delle élite finanziarie e dell’industria bellica, Ursula Von der Leyen ce l’ha servita su un piatto d’argento. Con un discorso che oscillava tra la retorica da bunker berlinese del ’45 e la pubblicità occulta per le aziende di armamenti, la presidente della Commissione ha annunciato un piano per il riarmo europeo da 800 miliardi di euro. Perché? Perché viviamo in un’“era di riarmo” e l’Europa deve “rafforzare le difese” e “prepararsi al peggio”. Al peggio di cosa, esattamente? Da chi ci dovremmo difendere? Domande che nessuno, a Bruxelles, sembra volersi porre.

Non paga della sua gestione disastrosa della pandemia, culminata nello scandalo dei contratti segreti con Pfizer, la Von der Leyen ora si propone come la comandante suprema di una nuova Europa militarizzata, pronta a svuotare le casse pubbliche per comprare missili, carri armati e sistemi d’arma sofisticati mentre sanità, istruzione e welfare vanno a ramengo. Perché, attenzione, la regola del rigore di bilancio, quel sacro principio che ha permesso alla Troika di strangolare la Grecia e alla BCE di commissariare l’Italia, per il riarmo improvvisamente non vale più. Quando si tratta di spesa sociale, ci dicono che “non ci sono i soldi”. Quando si tratta di guerra, le casse si spalancano come per magia.

Il perché di questa manovra ce lo spiegano i mercati finanziari meglio di mille analisti politici: appena Ursula ha finito di parlare, le azioni delle industrie della difesa sono schizzate alle stelle. Lockheed Martin, Rheinmetall, Leonardo, BAE Systems, tutti in rally. “La corsa al riarmo europeo è un’opportunità straordinaria”, ha dichiarato entusiasta un analista di JP Morgan. Opportunità per chi? Di certo non per gli europei, che si ritroveranno a pagare il conto con nuove tasse e meno servizi.

Ma la vera perla del discorso della Von der Leyen è stata la sua frase su Zelensky: dobbiamo trasformare l’Ucraina in “un porcospino d’acciaio indigesto per i potenziali invasori”. Tradotto dal linguaggio euro-burocratico: siccome gli americani hanno deciso di smettere di finanziare una guerra persa, dobbiamo farlo noi, senza se e senza ma.

Dagli Stati Uniti, infatti, arrivano segnali di ritirata. Trump, ormai sicuro della nomination repubblicana, ha già fatto capire che il suo interesse per l’Ucraina è prossimo allo zero. “America First” significa esattamente questo: lasciare che siano gli europei a farsi massacrare in una guerra inutile mentre Washington si concentra su altre priorità. Il problema è che l’Europa non è l’America e non ha né la potenza industriale né la capacità economica per sostenere un conflitto prolungato. Ma a Von der Leyen e soci non importa: l’importante è restare fedeli alla narrativa di Bruxelles e garantire che le industrie belliche facciano affari d’oro.

E qui arriviamo ai nostri paladini del “riarmo necessario”. Macron, in preda a una crisi napoleonica, sogna un’Europa che spenda il 3,5% del PIL in armi. Starmer, il nuovo fantoccio di Londra, ha già stanziato 1,6 miliardi di sterline per Zelensky. In Germania si parla di un super-fondo da mille miliardi di euro. Tutti impazziti, tutti presi da un delirio bellicista che non ha alcuna giustificazione né strategica né economica.

E l’Italia? Giorgia Meloni, come sempre, fa la pesce in barile, in attesa di capire da che parte soffia il vento. Da un lato, si atteggia a paladina dell’Ucraina. Dall’altro, sa benissimo che gli italiani non vogliono sentir parlare di guerra e che la sua base elettorale è allergica a spese folli per armamenti. Aspetta, come al solito, il vincitore per accodarsi all’ultimo minuto.

La realtà è che il riarmo europeo non giova a nessuno se non a chi specula sulla guerra. Non ai cittadini, che si ritroveranno più poveri. Non ai governi, che dovranno giustificare tagli sempre più pesanti ai servizi essenziali. Non all’Ucraina, che continua a essere usata come carne da macello in una guerra che non può vincere. L’unico vincitore è l’industria bellica, che grazie alla “generosità” di Von der Leyen e compagni sta accumulando profitti record.

Ma del resto, lo aveva già detto Giovanni Falcone: “Segui il denaro e troverai la mafia”. Oggi il denaro scorre verso le armi, e la mafia è quella dei signori della guerra travestiti da statisti.

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