Il vero pericolo proviene da Bruxelles, non da Mosca. I tecnocrati continentali delirano, non gli basta la mazzata ucraina e vogliono buttar via centinaia di miliardi per il riarmo. Invece di investire nella pace e nella stabilità, vogliono indebitare le future generazioni per produrre missili e bombe. Le lobby della guerra hanno finito le scorte di champagne mentre i padri fondatori dell’Europa sono esausti a furia di rivoltarsi nella tomba. Vorrebbero pace oggi come allora. Una pace che si ottiene dialogando, non armandosi fino ai denti. Una lezione che l’Europa incarna ma che sembra in procinto di calpestare.
A Bruxelles persistono isterismi bellici da secolo scorso e la loro ragione è grottesca, arginare la minaccia russa. Come se Putin ed i suoi amichetti oligarchici che fino a ieri frequentavano le coste mediterranee per godersi il sole tra ville e yatch di lusso, si volessero prendere la briga di perdere milioni di uomini ed immense risorse per invaderci. Per marciare su Roma e governare quei chiacchieroni voltagabbana degli italiani, per arrivare a Parigi e domare quegli arroganti mangia rane dei francesi oppure per piegare quei simpaticoni dei crucchi facendo il bis a Berlino. Senza parlare di quegli ipocriti degli inglesi che ci hanno sbattuto la porta in faccia e adesso che se la fanno sotto ricompaiono.
Quella dell’invasione russa è una immensa panzana. Per loro sarebbe solo una enorme grana e senza nessun beneficio, siamo litigiose gerontocrazie e ormai ci rimangono miniere solo di scempiaggini. Quello che pensano i russi dell’Europa, lo dimostrano i fatti prima che scoppiasse il delirio ucraino. Sia noi che loro stavamo investendo in una crescente cooperazione sia economica che sociale, una cooperazione basata sul reciproco interesse. Ed è questa l’unica garanzia per la pace. Il dialogo, non il riarmo. A Putin gli mettono in bocca di tutto, ma nessuno a Mosca ha mai detto di voler invadere il vecchio continente. Putin ha invece sempre detto che la causa della guerra in Ucraina è la sua entrata della Nato e che non vuole basi tra i piedi. Ma questo non conviene alla propaganda bellica e allora muti.
Ma anche se Putin o il prossimo zar impazzisse e si mettesse in testa davvero di raggiungere Lisbona a farsi un cicchetto di porto, qualcuno della sua corte gli farebbe presente che in tre anni di guerra per procura non sono arrivati nemmeno a Kiev e che gli europei sono cinque volte i russi e non gli mancano certo soldi e capacità. E se non bastasse, quando alla Casa Bianca arriverà qualcuno sano di mente non esiterebbe nemmeno un secondo ad inviare frotte di marines. Certo, la Russia ha una notevole collezione di bombe atomiche ma a fini di deterrenza, una guerra nucleare sarebbe autodistruzione allo stato puro per tutti e nessuno ce l’ha sul menù.
La verità è che ad aver perseguito una politica espansionistica provocatoria non è la Russia, ma la Nato. Una politica a matrice americana che dura da decenni e la disfatta ucraina ne suggella il suo fallimento storico. Ma invece di ammettere la sconfitta strategica e cambiare rotta, politicanti e tecnocrati rilanciano. Con centinaia di miliardi che per i poveri cristi non ci sono mai ma per la guerra saltano sempre fuori. Una vergogna politica ma anche culturale, un triste ritorno a dinamiche da secolo scorso. L’Europa non ha nessun bisogno di armi ma piuttosto di buonsenso. Con la Russia c’erano rapporti di buon vicinato che possono essere facilmente ripristinati nell’interesse di entrambi. La pace si fa investendo nella pace non nella guerra.