di Diego Fusaro
Da qualche giorno, è entrato in vigore il nuovo e demenziale codice della strada posto in essere dal governo della destra bluette neoliberale e atlantista. A caratterizzarlo è soprattutto un inasprimento inaudito delle pene rispetto a violazioni che erano già previste. Il ritiro della patente diventa, di fatto, provvedimento immediato in molteplici casi, come quando si viene sorpresi a utilizzare il telefono al volante.
Desidero allora svolgere soltanto tre celeri considerazioni, che ritengo nodali. Anzitutto, a giudizio di chi scrive non si tratta di inasprire le pene, ma di aumentare i controlli con le pene già esistenti.
In secondo luogo, questo governo si rivela una volta di più debole con i forti e forte con i deboli: genuflesso penosamente rispetto agli imperativi di Washington, di Bruxelles, dei mercati finanziari e delle banche, si pone in modo autoritario e fa la voce grossa unicamente contro di noi, contro i cittadini. E anche in questo figura come un governo giullaresco sotto ogni profilo, la continuazione peggiorativa, se mai è possibile, del precedente governo dell’euroinomane delle brume di Bruxelles, Mario Draghi, l’unto dai mercati.
In terzo luogo, sorge il sospetto che questo osceno inasprimento delle pene abbia in fondo la stessa funzione del limite dei 30 km orari istituito nei mesi scorsi in alcune città, tra cui Bologna. Il grado di follia e di demenzialità sembra effettivamente il medesimo: quasi come se il potere volesse imporre l’assurdo e far sì che i cittadini lo accettino sempre e comunque sull’attenti.
Il suddito ideale della cosiddetta smart city, cioè della città ridisegnata dal potere neoliberale, è quello che subisce prescrizioni e limitazioni palesemente assurde, come quelle già sperimentate nel tempo dell’emergenza epidemica. La sicurezza, come notato prima da Foucault e poi da Agamben, è il totem dell’ordine neoliberale, in nome del quale è pronto a sacrificare ogni nostro diritto e ogni nostra libertà.