Elena Basile critica l’articolo di Nathalie Tocci sulla visita di Xi Jinping in Europa, accusando l’Istituto Affari Internazionali di riflettere una politica neoconservatrice americana e mettere in cattiva luce la Cina. Basile sostiene che l’UE favorisca gli interessi americani, denunciando una guerra per procura in Ucraina e chiamando in causa la reale autonomia strategica europea.
di Elena Basile
Vorrei provare a rispondere, se questo è ancora consentito in un dibattito pubblico, alle osservazioni di Paolo Mieli e Nathalie Tocci, direttrice dell’Istituto Affari Internazionali che ha avuto una gloriosa tradizione ed è stato in passato un punto di riferimento per molti diplomatici e analisti di relazioni internazionali. Mi rivolgerò essenzialmente alla Tocci. Non vorrei che la critica costante alle analisi di Mieli fosse interpretata quale conflitto personale con uno storico che per alcuni aspetti stimo. Analizzo l’articolo della Tocci per la quale ho simpatia anche se non condivido le sue posizioni.
Lo Iai recentemente sembra essere la cassa di risonanza della politica neoconservatrice statunitense. Sarebbe importante che i lettori fossero informati dei finanziamenti che l’Istituto di ricerca riceve e di come le tesi da esso pubblicizzate subiscano condizionamenti politici. Nell’articolo apparso sulla Stampa il 7 maggio, Tocci analizza la visita del presidente della Cina XI Jinping in Europa. Utilizzando espressioni come “il presidente sembra voler giocare a un cinico divide et impera” “machiavellico equilibrismo tra bastone e carota”, la direttrice cerca di inoculare nell’ignaro lettore la diffidenza verso questo mefistofelico personaggio che si permette di rendere visita ufficiale alla Francia (Paese che avendo difeso la necessità di truppe in Ucraina viene presentato come il più coerente degli alleati) e a Ungheria e Serbia (che avendo il maggiore scambio commerciale con la Cina, sarebbero vittime di “sudditanza”).
Mettere sullo stesso piano un Paese membro dell’Ue, l’Ungheria, e la Serbia, che non lo è, risulta fuorviante per un’analisi corretta. Xi, che secondo la Tocci farebbe prova di “euroscetticismo” (quasi lui fosse un candidato a entrare nell’Ue), ha nel corso della sua visita curato essenzialmente gli interessi commerciali e geopolitici della Cina come farebbe un qualsiasi altro capo di Stato occidentale, descritto forse dallo Iai quale statista in grado di realizzare obiettivi etici. L’Ungheria, che diversamente dall’Italia ha voluto seguire il tornaconto economico e non pregiudiziali scelte ideologiche, vanta ritorni economici importanti. Questa sarebbe una prova di sudditanza. È in effetti esilarante che l’Europa, tradendo gli interessi economici ed energetici dei popoli europei per sostenere acriticamente i ritorni esclusivi di Washington, sarebbe ritenuta libera. Xi, inoltre, ha celebrato in Serbia il 25° anniversario dell’attacco (accidentale ci assicura la Tocci) dell’Ambasciata cinese a Belgrado durante gli (illegali aggiungo io) bombardamenti Nato. Una postura da “bad guys”. Pechino non dovrebbe osare commemorare un episodio luttuoso e imbarazzante per l’Occidente. Tocci ha realizzato che la Cina è una potenza nucleare ed economica in grado di superare la potenza statunitense nel 2050 e già detentrice di diversi primati come Paese esportatore e produttore di tecnologie di punta? Potremmo uscire dall’ego ipertrofico dell’Occidente e smettere di guardare alle altre potenze come se fossero vassalli dell’Impero? Tajani potrebbe essere più realistico? Xi di fronte alla guerra commerciale annunciata dalla Von der Leyen contro le macchine elettriche cinesi e un intero settore verde dell’economia internazionale, ha fatto presente a Parigi di poter rispondere limitando le esportazioni di tecnologie di punta e le importazioni di cosmetici, cognac, care ai francesi, e del settore agro-alimentare. Con uno strabismo sorprendente, la reazione cinese viene illustrata quale affronto ingiusto all’Occidente. Si considera normale che gli Usa intimino a Pechino di non aiutare economicamente e finanziariamente Mosca, mentre noi conduciamo una guerra per procura in Ucraina.
Tocci descrive, infine, Macron come l’interprete coerente dell’autonomia strategica europea, necessaria in vista della probabile vittoria di Trump alle elezioni. L’autonomia strategica dovrebbe supporre l’individuazione di interessi europei che pregherei la Tocci di voler indicare, possibilmente al netto della propaganda, in questa guerra contro la Russia. Nell’interpretazione macroniana, l’autonomia europea si esprime invece come continuazione della strategia dei falchi democratici, anche con truppe sul territorio ucraino, contro l’America trumpiana che potrebbe pervenire a una mediazione con Mosca. L’Ue quindi contro gli Usa per realizzare interessi americani! Si auspica che le classi dirigenti europee rimangano asservite alle oligarchie finanziarie ed energetiche in un conflitto suicida contro la Russia, che ha cercato per 15 anni di ottenere la neutralità di Kiev proprio perché non ha alcuna intenzione di attaccare uno Stato Nato. La logica è ormai divorata da un’ideologia demenziale.
Il Fatto Quotidiano, 11 Maggio 2024