L’Ue esclusa dai negoziati dopo 132 mld dati a Kiev

“Tavolo senza Europa” – Monaco. Il leader ucraino a Nbc: “Senza Washington è finita”, ma rigetta il piano sulle terre rare. E Macron convoca i leader a Parigi

di Michela A.G. Iaccarino

Per la pace in Ucraina ci sarà un prezzo da pagare e sarà altissimo. Dopo due giorni di incontri, questo è emerso chiaramente dalla Conferenza sulla sicurezza che si conclude oggi a Monaco. Zelensky ha ripetuto di nuovo che l’Ucraina “ha scarse possibilità di sopravvivere” alla guerra contro la Russia senza il supporto di quello che fino a oggi è stato il suo più grande alleato, gli Stati Uniti. Ma a Washington il nuovo numero uno somiglia poco al predecessore. A Trump Zelensky ha ricordato che è prioritario che un loro faccia a faccia avvenga prima di quello che avrà con Putin: “Abbiamo bisogno di una prospettiva comune. Siamo pronti per un piano comune”. Perché Trump, ha detto il presidente gialloblù, deve fare un accordo “non con Putin, ma con noi”: “L’Ucraina non accetterà mai accordi fatti alle nostre spalle e la stessa regola dovrebbe valere per l’Europa”. Ma il presidente americano “non ha mai detto che l’America ha bisogno dell’Europa al tavolo. Questo la dice lunga”.

Con le delegazioni russe e americane che si vedono in Arabia Saudita. Già ieri sera Politico riferiva del consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz, il segretario di Stato Marco Rubio e l’inviato per il Medio Oriente Steve Witkoff in volo per Riad per i colloqui di pace e la preparazione di un vertice tra Putin e Trump – che potrebbe avvenire già entro fine febbraio. Nessuno per l’Ue. E non ci sarà nemmeno dopo, ai tavoli dei negoziati. Che l’Ue non avrà un posto a sedere l’ha detto chiaramente Keith Kellogg: “L’Europa sarà consultata, ma non siederà al tavolo dei colloqui di pace”, “Non ripeteremo Minsk” ha detto l’inviato speciale di Trump per Russia e Ucraina. Secondo lui, a quel tavolo c’erano troppe teste.

Sul piano diplomatico, commerciale, politico l’offensiva americana sta diventando velocissima; uno stordimento collettivo affossa l’Unione. Macron ha convocato un vertice dei leader Ue; per il premier polacco Tusk serve un piano d’azione prima che altri decideranno per noi. È tempo di prendere “decisioni difficili” ha detto il segretario della Nato Mark Rutte: il 2% del Pil per la difesa non è più abbastanza. Nei giorni scorsi “mentre i leader europei chiedevano di far parte dei negoziati di Trump con Putin” è arrivato nelle cancellerie della Capitale un documento da parte del dipartimento di Stato Usa, una richiesta di informazioni e dettagli su quanti armamenti, truppe e accordi di sicurezza gli Stati potranno fornire all’Ucraina come garanzia per un cessate il fuoco. Lo scrive il Financial Times che ha visionato il documento che chiede quale “prezzo l’Europa è disposta a pagare in cambio del coinvolgimento nei negoziati con Mosca”. Zelensky, dal palco di Monaco, ha chiesto aiuto proprio a loro: “Penso davvero che questo tempo è arrivato: le forze armate d’Europa vanno create”. La fondazione di un corpo militare comune, ha detto, ha già la sua base nell’esercito che ha combattuto negli ultimi tre anni a Est: il suo. “Un esercito ucraino letale è la miglior deterrenza contro Mosca”: a sostenerlo è stato Lindsay Graham, presidente della Commissione Bilancio del Senato Usa, che vuole fornire più armi e F-16 agli ucraini e si è detto favorevole all’ingresso del Paese nella Nato, ma non è sicuro “che oggi ci siano le condizioni politiche perché accada”.

Intanto, un no a Trump Zelensky l’ha spedito: ha respinto la richiesta d’accesso al 50% delle risorse minerarie e terre rare ucraine perché – ha dichiarato il leader gialloblù – l’accordo non era “collegato alle garanzie di sicurezza”, a seri impegni: “Non ho permesso ai ministri di firmare l’accordo”, il contratto “non ci tutela”. Ora la squadra ucraina lavora a una controproposta, un’alternativa al documento che a Kiev hanno visionato solo 4 ore prima che Scott Bessent incontrasse Zelensky. Un incontro, dice il Washington Post, in cui il segretario del Tesoro ha insistito affinché il presidente firmasse subito, ma non è andata così.

Il Fatto Quotidiano, 16 febbraio 2025

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