di Pino Cabras
Accelerano verso la guerra e vogliono che la guerra sia l’unico orizzonte dell’Europa. Nel giro di poche ore si sono espressi in tanti. Il cancelliere in pectore, Merz, ha spiegato che intende realizzare un «riarmo completo» della Germania e la gran parte dei partiti tedeschi è in favore di una rapida reintroduzione della leva obbligatoria, uomini e donne. Il presidente francese, Macron, dal canto suo, ha parlato alla nazione per un quarto d’ora con un discorso di totale chiusura alla Russia, quasi l’anticamera di una dichiarazione di guerra. La presidente della Commissione europea, Von Der Leyen, usa una clausola del regolamento per aggirare il voto del Parlamento europeo e approvare senza discussioni il suo smisurato piano di riarmo, in nome del “fate presto”. Galvanizzato da queste posizioni, il presidente ucraino Zelensky ha dichiarato che non vuole fare alcuna concessione ai russi. I talk-show televisivi e gli editoriali gonfiano i muscoli, mettono l’elmetto e ripetono slogan polarizzanti tutti uguali.
L’Europeismo Reale ha tolto ogni maschera. Questo progetto è l’ucrainizzazione dell’Europa in vista di una guerra totale. Quelli che aderiscono alle confusionarie manifestazioni di Michele Serra sbagliano prima di tutto nel non capire proprio questo, che i travestimenti sono caduti definitivamente e che il gioco europeo è condotto da una masnada bellicista che ha una fretta boia. Dovremo manifestare una visione diversa e libera. Sabato 15 marzo alle 15 saremo in piazza Bocca della Verità, a Roma, per la pace e contro il riarmo.
Non c’è quasi da fare chissà che analisi politiche di fronte a questi eventi. Mi limito a riportare un pezzo dell’intervista di Pier Paolo Pasolini allo storico Paolo Spriano, su «l’Unità» del 20 aprile 1963.
«Ho una grande tenerezza per Giovanni XXIII, una grande ammirazione per Krusciov, e una certa simpatia per Kennedy. Mentre ho un profondo disprezzo per la borghesia: un disprezzo pratico e ideologico, che mi fa vedere il nostro avvenire molto oscuro. Casi da museo teratologico come quello di Hitler, le nostre borghesie sono capaci in ogni momento, in ogni circostanza, di produrne; perché sono mostruose esse stesse, per aridità, cinismo, ignoranza, qualunquismo, ferocia, miopia. Al vertice, l’orizzonte è abbastanza sereno. Ma al livello medio del capitalismo – o del neocapitalismo – la #guerra è un fatto che può sempre accadere. È per questo che, inconsciamente – malgrado la sua assurdità – continuiamo a temerla.
Il sentimento dei privilegi di classe che, sul piano pratico, è terribilmente razionale, sul piano ideologico è sotto il dominio dell’irrazionalità. Perciò non vedo che garanzie possano dare le nostre classi dominanti per la pace. Esse, comunque, tendono a modellare l’uomo secondo la loro forma interna: la mostruosità, come meccanicità, assenza dell’umano. Facciano scoppiare le atomiche o giungano alla completa industrializzazione del mondo, il risultato sarà lo stesso: una guerra in cui l’uomo sarà sconfitto e forse perduto per sempre».
Avevamo Pasolini, pensate. Oggi abbiamo Scurati, autore di un libro di successo su un altro caso “da museo teratologico” come Mussolini, che oggi scrive su «la Repubblica» proprio come il Mussolini interventista sebbene creda di distanziarsene. Da queste inconsapevolezze e rimozioni nasce il nuovo folle spirito bellico della borghesia europea nelle sue varie articolazioni.
A quelli che vorrebbero fare spallucce, comando di non prendere sottogamba questi passi verso l’inferno. Dobbiamo costruire un nuovo pacifismo perché ne va dell’umanità.