Alessandro Orsini offre una narrazione alternativa alla copertura mediatica dominante riguardo i falliti accordi di pace tra Russia e Ucraina nel marzo 2022, contestando le rappresentazioni comuni degli obiettivi di Putin. Orsini descrive la “strategia incrementale” di Putin come risposta al fallimento di questi accordi, una tattica che prevede un aumento graduale delle forze russe per evitare di mobilitare immediatamente un numero eccessivo di truppe, una mossa volta a mantenere la calma interna in vista delle elezioni e a prevenire il panico nell’Occidente. L’articolo evidenzia il contrasto tra le intenzioni di cessate il fuoco proposte dalla Russia e il rifiuto occidentale di queste iniziative, interpretato come un desiderio di proseguire il conflitto a scapito della popolazione ucraina. Secondo Orsini, il sostegno incondizionato dell’Occidente all’Ucraina, interpretato come un tentativo di indebolire la Russia, ha contribuito non solo a prolungare il conflitto ma anche a intensificarlo, portando a una situazione in cui l’Ucraina appare come la parte maggiormente danneggiata.
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Voglio parlare della vera storia degli accordi falliti tra Russia e Ucraina di cui i media dominanti parlano tutti i giorni falsificando i fatti. Procederò con ordine giacché la “strategia incrementale” con cui Putin sta distruggendo l’Ucraina è una conseguenza del fallimento degli accordi del marzo 2022.
Secondo Zelensky, Putin sta ammassando circa 150.000 nuovi soldati. È la “strategia incrementale”. In che cosa consiste e quali sono le sue finalità? La strategia incrementale consiste nell’aggiungere armi e soldati un po’ alla volta. Putin ha sfondato il fronte con 180.000 soldati sperando che fossero sufficienti a ottenere una trattativa immediata per evitare di spendere miliardi nella guerra. Putin non avrebbe invaso l’Ucraina con 180.000 soldati se le sue intenzioni fossero state quelle che il Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa, il Giornale, Libero e il Foglio, cioè la propaganda della Nato, gli attribuiscono: la conquista dell’Europa. Quando, a marzo 2022, Putin e Zelensky si accordarono per porre fine alla guerra, Biden e Johnson, l’allora premier inglese, fecero saltare gli accordi convinti che la Russia fosse debolissima riassumendo strategia della Nato nella formula seguente: “Esecrazione della diplomazia, guerra a oltranza”. Falliti gli accordi, Putin ha fatto un investimento enorme nella guerra abbracciando la strategia incrementale che ha svolto una funzione interna e una funzione internazionale. Sul piano interno, è servita a non turbare la società civile in vista delle elezioni. Come un ragno nella tela, Putin ha evitato di mobilitare un milione di soldati tutti insieme aspettando che il nazionalismo, esasperato dalle minacce della Nato, spingesse i russi all’arruolamento volontario. Sul piano internazionale, la strategia incrementale è servita a impedire che l’Occidente cadesse nel panico favorendo i falchi come Mario Draghi. I soldati russi sono passati dai 180.000 iniziali ai 617.000 dichiarati da Putin in una conferenza del 14 dicembre 2023. Putin ha aggiunto 437.000 soldati in un anno e mezzo circa. Questi 617.000 soldati saranno presto affiancati da altri 150.000 commilitoni. Ci avviciniamo al milione di soldati russi. Putin ha iniziato a fare grandi investimenti in Ucraina dopo il fallimento degli accordi e non prima.
Il Corriere della Sera e i suoi figli minori, per coprire gli errori della Nato pagati dagli ucraini con la vita, continuano a ripetere che Putin è sempre stato contrario al cessate il fuoco. Ma i documenti storici dicono il contrario. Quando la battaglia di Bakhmut infuriava nel marzo 2023, Biden rifiutò, per bocca di John Kirby, il cessate il fuoco che Xi Jinping, presidente della Cina, stava mediando con Putin. Secondo Biden, il cessate il fuoco avrebbe favorito il debolissimo esercito russo. Il 16 marzo 2023, Kirby pronunciava queste parole a nome della Casa Bianca: “La Russia sarebbe sostanzialmente libera di utilizzare il cessate il fuoco per rafforzare ulteriormente le proprie posizioni in Ucraina, per ricostruire le proprie forze, riorganizzarle, mantenerle, trattenerle in modo che possano poi riprendere gli attacchi nel momento che preferiscono. E francamente non è proprio un passo che noi reputiamo in direzione di una pace giusta e duratura”.
Torniamo al marzo 2022. Quando Biden e Johnson fecero saltare gli accordi, dissi che l’esecrazione della diplomazia e l’investimento totale nella guerra avrebbero innalzato gli obiettivi territoriali di Putin causando la distruzione dell’Ucraina. È accaduto. All’inizio del conflitto, l’Ucraina non bombardava il territorio russo da Kharkiv. Dopo avere iniziato a cannoneggiare Belgorod, Putin ha deciso di conquistare anche Kharkiv, o una sua parte, per allontanare le armi ucraine dai civili russi. Mentre scrivo, la Russia sta devastando quell’oblast, probabilmente perché intende indebolirlo prima di assaltarlo. Putin ha quasi interamente distrutto l’infrastruttura energetica di Kharkiv, secondo le dichiarazioni del suo sindaco, come dimostra anche l’esodo di massa che ha colpito la città. Riassumo in tre punti la vera storia degli accordi mancati tra Russia e Ucraina: 1) Nel marzo 2022, Putin agognava un accordo per evitare di investire miliardi di dollari nella guerra; 2) L’Occidente si è opposto agli accordi perché pensava che l’Ucraina avrebbe distrutto la Russia; 3) Putin ha reagito investendo nella guerra e adesso l’Ucraina è spacciata. Mario Draghi ha messo l’Italia sulla strada della guerra in Ucraina; Draghi è tra coloro che hanno proposto di sconfiggere l’esercito più forte del mondo usando il più debole dell’universo. In una società con un’informazione libera, verrebbe criticato per il suo errore disastroso e non proposto per nuovi e più alti incarichi.
Il Fatto Quotidiano, 5 aprile 2024