Ucraina, tutte le vedove di guerra in lutto per il negoziato

Gli atlantisti in gramaglie – Tweet affranti. Vietato sperare nell’accordo, altrimenti si è filorussi: questa è solo una resa

di Lorenzo Giarelli

Non per tutti la prospettiva di una imminente fine del conflitto tra Russia e Ucraina è una buona notizia. L’idea che bastasse uno sforzo infimo per avvicinarsi alla pace più di quanto le armi e la pseudo-diplomazia avessero fatto in quasi tre anni lascia attoniti diversi commentatori ed esponenti politici, secondo cui l’interpretazione, a questo punto, non è che una: ogni accordo mediato da Donald Trump sarà un regalo alla Russia.
Su questi presupposti, cui si innesta l’irrilevanza dell’Unione europea (per colpa di Trump e Putin o per colpa dell’Ue?) c’è di che disperarsi.

Pina Picierno, europarlamentare Pd: “Confesso che non sono stupita dai commentatori che si definiscono comunisti, stalinisti o putiniani tutti eccitati per le parole dell’estremista di destra Trump. Per noi, democratici ed europei, è il tempo di decidere se essere solo un pezzetto di Risiko in cui altri tirano i dadi o se essere un continente libero e forte”.

Ivan Scalfarotto, senatore di Italia Viva: “Trump e Putin, come novelli Molotov e Ribbentrop, minacciano di spartirsi l’Ucraina contro la volontà del suo popolo e sotto il naso dell’Unione europea “.

Alessia Morani, ex parlamentare dem: “Non mi sono mai sentita così spaventata e sgomenta. La più grande democrazia al mondo è in mano a un presidente che pensa di fare ‘affari’ con gli autarchi e criminali di guerra. Trump ha regalato a Putin la vittoria che non aveva ottenuto sul campo”.

Carlo Calenda, leader di Azione: “Trump attacca gli alleati democratici e si arrende a Putin. Tocca all’Ue assumere la leadership del mondo libero. In caso contrario, cadremo un pezzo alla volta stritolati dagli autocrati e dagli oligarchi”.

Alan Friedman, giornalista: “Trump ha tradito l’Ucraina e l’Europa. È l’idiota utile di Putin”.

Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni internazionali: “Le premesse sono quelle di un patto leonino, non di un accordo ma dell’imposizione all’Ucraina della volontà di Putin. Se la strategia di Trump per far finire la guerra è sospendere l’assistenza all’Ucraina, vincerà il Nobel per l’ipocrisia e la vigliaccheria”.

Gianni Riotta (La Stampa): “L’Ucraina è sola oggi, domani saranno soli Polonia, Paesi Baltici, Europa contro Putin, ricordatelo. Ai troll russi e filorussi di casa questo tweet non è piaciuto, fatelo girare”.

Claudio Cerasa, direttore del Foglio: “Quando nel 1938 si tentò un appeasament con Hitler si pensò di arrivare a una pace duratura concedendogli tutto ciò che voleva, poi le cose sono andate in maniera diversa. Oggi Trump e Putin giocano sulla pelle dell’Ucraina e dell’Europa”.

Giancarlo Loquenzi (Radio 1): “Vedo il tripudio di putiniani che possono definirsi trumpiani senza cambiare una virgola delle loro convinzioni e atteggiarsi a vincitori”.

Marco Taradash, ex deputato radicale: “Se noi Ue non salviamo l’Ucraina diventeremo i nudi vassalli di Putin e il luccicante parco giochi degli oligarchi trumpiani”.

Infine Jacobo Iacoboni, giornalista della Stampa. Sul tema consegna un tweet affranto: “Mentre irresponsabilmente si parla di ‘progressi’ presunti nella trattativa di pace Trump-Putin, lo stato criminale russo bombarda quotidianamente anche Kyiv – non solo le città orientali e meridionali”. Poi però si consola con la “ex moglie di Usmanov” che si è finalmente “dimessa da capo della federazione russa di ginnastica dopo un conflitto con Alina Kabaeva, amante o seconda moglie di Putin” e si concentra su una nuova base russa in Sudan. Come se non fosse abbastanza, in questi giorni tocca a Iacoboni condurre Prima Pagina, la rassegna stampa di Radio3. Così di prima mattina gli tocca pure leggere i “putiniani” in festa.

Il Fatto Quotidiano, 14 febbraio 2025

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