“Ormai Volodymyr Zelensky è un ostacolo alla pace”.
Parla al telefono da Washington, Andrea Di Giuseppe. È uno dei tre esponenti di Fratelli d’Italia al Cpac, la Conferenza annuale dei Repubblicani, e anche una delle figure di collegamento tra Giorgia Meloni e Donald Trump. Anzi, Di Giuseppe è considerato un “trumpiano” di ferro, avendo visitato spesso il presidente degli Stati Uniti nella sua residenza a Mar-a-Lago prima della vittoria elettorale. Tant’è vero, spiega al Fatto Quotidiano, che parla da “sostenitore di Trump più che del partito Repubblicano”. Di Giuseppe dal 2022 è deputato di Fratelli d’Italia, eletto nella circoscrizione estera, e fa la spola tra Roma e Miami.
Sulla guerra in Ucraina, Di Giuseppe ha posizioni precise a sostegno di quelle dell’inquilino della Casa Bianca. Sia Trump che il vicepresidente JD Vance da giorni criticano, insultano e hanno deciso di tagliare fuori il presidente Zelensky dalle trattative per la pace in Ucraina. Il deputato meloniano ritiene che sia una strategia giusta:
“Il ragionamento è abbastanza semplice – dice Di Giuseppe – Trump ha cambiato completamente approccio rispetto all’amministrazione e alla burocrazia di Biden. Dobbiamo innanzitutto ricordarci che Zelensky è lo stesso che nel 2020, con Trump alla Casa Bianca, si rifiutò di fornire all’amministrazione americana i paper che dimostravano la colpevolezza di Hunter Biden e il coinvolgimento del padre Joe sugli affari economici con Kiev. Un atteggiamento già abbastanza grave”.
Va bene ma questo giustifica la scelta di tagliarlo fuori dalle trattative per la pace?
“Io vivo tra Roma e gli Stati Uniti e so che il 99% degli americani ormai ha un pessimo giudizio di Zelensky: da anni gli Usa sostengono l’Ucraina con soldi e armi e adesso lui chiede solo altri fondi, in maniera anche aggressiva come se fosse tutto dovuto. È normale che adesso gli americani si arrabbino e ce l’abbiano con lui. Trump, che parla soprattutto al ceto medio, è l’espressione di questa opinione”.
Gli attacchi dell’amministrazione americana però sono pesantissimi. Trump lo ha definito un “dittatore e comico mediocre”, Vance uno “stupido”, Musk addirittura un “corrotto” che specula “sui cadaveri degli ucraini”. Di Giuseppe è d’accordo.
“Beh, il vicepresidente americano ha semplicemente detto che Zelensky non ha capito come si tratta con Trump, mentre Musk dice, in maniera un po’ diretta, una cosa vera: che l’Ucraina sia permeata dalla corruzione è innegabile, un dato di fatto”.
E quindi qual è la soluzione?
“Ormai Zelensky rappresenta un ostacolo alla pace – continua il deputato meloniano – per questo io credo che il percorso migliore sarà quello di arrivare a libere elezioni che permettano all’Ucraina di liberarsi di lui”.
Meloni sembra che ormai abbia deciso di stare con Trump anche sull’Ucraina, rimanendo in silenzio per giorni.
“Ha fatto benissimo – continua il deputato di Fratelli d’Italia – in una situazione in cui si capisce poco e le cose possono cambiare in fretta, basta una sola parola da parte di chiunque per provocare inutili tensioni. Lei è l’interlocutrice di Trump in Europa”.
Certo, Fratelli d’Italia e il governo continuano a sostenere l’Ucraina anche mandando armi.
“Lo abbiamo fatto in questi anni ma io credo che adesso con l’amministrazione Trump le cose siano cambiate: sono partite le trattative di pace e le armi a Kiev non saranno più mandate, non sono la soluzione”.
Trump sta tenendo fuori dalle trattative l’Unione Europea e anche su questo Di Giuseppe è con lui:
“Lo sta facendo perché qual è stata la soluzione di questi anni dell’Ue? – continua il deputato di Fratelli d’Italia– Non ha fatto niente e ha puntato solo su inviare nuove armi a Kiev. È normale che venga tenuta fuori”.
Non è un caso che Meloni non sia andata volentieri alla riunione convocata dal presidente Emmanuel Macron a Parigi:
“Ma ci rendiamo conto? Macron ha voluto fare una riunione solo perché si sente scavalcato e vuole presentarsi come interlocutore. Ma non andrà da nessuna parte”.
Il Fatto Quotidiano, 23 febbraio 2025