Gli Stati Uniti votano contro l’integrità territoriale dell’Ucraina all’Onu. Sembra che in Italia nessuno capisca la vera ragione dello smarrimento dell’Unione europea davanti al precipitare degli eventi. Alcuni dicono che il disorientamento dei leader europei è causato dalle mosse inattese di Trump, ma quelle mosse erano attesissime giacché Trump aveva iniziato a insultare Zelensky in campagna elettorale. Altri sostengono che lo smarrimento è causato dal riavvicinamento tra Trump e Putin, ma anche questo disgelo era annunciato giacché Trump sfoggia la sua fascinazione per Putin da anni. Qual è la ragione profonda dello smarrimento dell’Europa davanti all’Ucraina distrutta? A causa dei suoi smisurati complessi di superiorità eurocentrici, l’Unione europea non immaginava, non sapeva, non capiva, che la Russia può schiacciarla con un pugno. Le guerre svolgono in politica la stessa funzione che la ricerca svolge nella scienza. Le guerre servono per confermare o smentire le ipotesi dei governanti sulla forza militare dei nemici. Le ipotesi sono spiegazioni provvisorie in attesa di conferma empirica. L’ipotesi dell’Unione europea – in realtà una certezza assoluta – era che la Russia fosse debolissima e l’Europa fortissima. La guerra in Ucraina ha dimostrato l’inconsistenza militare dell’Europa a petto della Russia. L’ipotesi iniziale era sbagliata. L’Europa ha basato la sua politica sulla forza. Non avendo la forza, è rimasta senza la politica. I leader europei stanno realizzando questa nuova realtà. Dico “stanno realizzando” perché l’assorbimento del trauma psicologico passa attraverso varie fasi.
Nei miei studi, la prima fase prende il nome di “disintegrazione dell’identità sociale”. L’individuo traumatizzato deve ripensare il proprio sé, la propria identità, il che gli impone di ripensare il suo rapporto con il mondo circostante. Il sé, di cui parla George Herbert Mead, nasce e si forma nel rapporto con gli altri. Questo aiuta a capire perché molte persone in crisi esistenziale preferiscono trasferirsi in un ambiente nuovo. Cambiare il solito modo di interagire con gli altri è difficile e penoso. Meglio ripartire da zero. Il dramma è che gli Stati europei non possono scappare in nessun luogo. I Paesi dell’Unione europea sono smarriti perché non sanno rispondere alla seguente domanda: “Preso atto che la Russia può schiacciarci facilmente, qual è il nostro posto nel mondo?”. L’individuo traumatizzato, quando è senza vie di fuga, si disorienta e spesso si dispera.
È ciò che sta accadendo a Macron, Meloni, Ursula von der Leyen e agli altri leader europei. Tacciono o balbettano. I leader europei sono paralizzati davanti alle decisioni di Trump perché non sanno cosa fare in questo mondo a loro sconosciuto: un mondo dove l’Unione europea non ha deterrenza contro la Russia. È come se i leader europei scoprissero soltanto oggi che la Russia ha seimila testate nucleari che userebbe in caso di guerra con l’Europa. Come uscirne? Nella psicanalisi, il primo passo per fronteggiare un trauma consiste nel ristabilire il contatto con la realtà. Eccola: la Russia ha distrutto politicamente l’Unione europea. L’Unione europea, sotto il profilo politico, è morta. Dovrà ricostruire il proprio sé a partire da questa tragica realtà. I colloqui Trump-Putin sono una mortificazione quotidiana per l’Europa. L’Unione europea, per dirla con Mead, deve diventare un nuovo oggetto a sé stessa. Le servirà tempo per acquisire la coscienza della propria inferiorità rispetto alla Russia. Ci sono momenti in cui la psicanalisi impone di sbattere in faccia la realtà con brutalità.
Il Fatto Quotidiano, 25 febbraio 2025