Dice la Meloni: “Non pensino di farmi fare la fine di Berlusconi”. A parte che sfugge il soggetto del “non pensino”, non spiega quale sarebbe la “fine” di B. che lei non vuol fare: morire o allearsi con la Meloni?
Se invece qualche malato di mente l’ha convinta che esista una Spectre che pilota 9mila magistrati e sceglie i bersagli e le tempistiche, lo faccia visitare da uno bravo (a quella baggianata possono credere solo un B. e i due Matteo): l’indagine sui disastri del gruppo Santanchè dipende dal fatto che la Santanchè ha fatto disastri col suo gruppo; quella per stupro sul figlio di La Russa, dal fatto che una ragazza l’ha denunciato per stupro; quella su Delmastro per violazione di segreti, dal fatto che Delmastro ha spifferato dei segreti. Se di complotto si trattasse, sarebbe un autocomplotto.
La Santanchè ha mentito al Senato sostenendo di aver appreso di essere indagata il 5 luglio dal Domani. Peccato che la notizia fosse uscita il 3 novembre su Fatto, Corriere, Verità, Giornale (che se n’è scordato e cita un inesistente “avviso di garanzia”) e altre testate. Ma, visto come la Pitonessa s’è difesa finora, potrebbe persino risultare più convincente dichiarandosi consuocera di Mubarak.
La ministra pensava di usare La Russa come scudo umano per salvare la cadrega. Ma purtroppo lo scudo umano è subito venuto a mancare: non perché il figlio sia stato denunciato per stupro (è la parola della ragazza contro la sua e il padre non c’entra), ma perché ha trovato il modo di mettersi nei guai con queste testuali parole: “Dopo averlo a lungo interrogato, ho la certezza che mio figlio Leonardo non abbia compiuto alcun atto penalmente rilevante”. L’indagine, appena iniziata (da lui), è già finita. E c’è pure la sentenza definitiva: assolto il figlio e condannata la ragazza, una poco di buono che “denuncia dopo 40 giorni”, una drogata che “aveva consumato cocaina” ergo il suo racconto “lascia oggettivamente molti dubbi” (ora le manca solo una citofonata di Salvini). Così, se la Procura non si accontentasse dell’indagine del padre dell’indagato e smentisse la sua sentenza, questi dovrebbe dimettersi da presidente del Senato per una vicenda in cui s’è cacciato da solo.
La destraccia che difende la ministra indagata (FdI, Lega, FI e Iv) ha approvato una commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione del Covid di Conte e Speranza, appena scagionati dai Tribunali dei ministri di Roma e Brescia. Processare gli imputati è roba da giustizialisti: infatti i garantisti processano gli assolti.
B. ha scritto nel Nuovo Testamento “30 milioni a Dell’Utri”. Aveva pochi giorni di vita, ma temeva la verità pure da morto. Che brutta vita e che brutta morte. Ma tranquilli, la Meloni non farà la sua fine: lei 30 milioni mica li ha.
Il Fatto Quotidiano, 8 luglio 2023