Gli scolaretti e Bibi

Netanyahu padrone di casa a Washington, con ministri USA ridotti a scolaretti ossequiosi. Trump sogna Gaza Riviera, ma il caos regna e il genocida comanda.

di Pino Cabras

Ieri, oltre a “The Donald”, il sig. “Bibi The Gen0cide” ha voluto incontrare molti degli altri membri più eminenti della nuova Amministrazione statunitense. Affiancato dal nuovo inquilino della Casa Bianca, il bombardatore di tendopoli passava in rassegna una fila ordinata di persone che in teoria avevano in mano leve di potere immenso, essendo ministri dei dicasteri di una superpotenza. Ma la postura dei presunti potenti era quella degli scolaretti al momento della visita di un dirigente scolastico: molto impacciati, deferenti, con salivazione azzerata e inchini ossequiosi. Il più fantozziano mi è sembrato il neo-segretario della Difesa, Pete Hegseth, che si sperticava goffamente verso l’ospite, che altri non era che il cliente numero uno del suo dicastero, ossia il decano degli utilizzatori finali delle bombe made in USA. L’ospite era a suo agio molto più di lui in quelle stanze che – a differenza sua – frequenta da decenni con passo padronale e ghigno da boss.

In uno spettacolo si capisce subito chi sono i protagonisti e quali – già nelle facce – sono solo delle comparse. Ecco, in questo show washingtoniano la divisione era non solo netta ma surreale.

E sempre surreale suona – dopo questo incontro – la proposta di Trump di compiere una bella pulizia etnica della Striscia per costruirvi una Riviera glamour. È un’idea talmente arrogante e puerile nelle sue scorciatoie brutali che sembra fatta apposta per essere respinta con il massimo disdegno da tutto il mondo. Sembra uno yacht scintillante e kitsch progettato per affondare già al porto, prima ancora di poter mollare le ancore. In altre parole, è un progetto così irrealizzabile da far pensare non a un obiettivo diretto ma a un gioco di sponda per ottenere altro. La Perestrojka lunatica di Trump fotografa un Impero ormai votato a sconvolgere per sempre la gestione delle grandi questioni planetarie e tutto un sistema di regole, molte delle quali sappiamo essere truccate. Quale ordine nascerà da questo caos? Una riaffermazione unipolare del potere imperiale occidentale oppure una sorta di Yalta in cui giocare una nuova spartizione fra potenze sulla testa di miliardi di persone? In questo gioco – come si è visto nella sua visita a Washington – pesa troppo l’ipoteca del Genocida in capo, che sa solleticare la visuale affaristica e mercatoria del neopresidente USA. D’altronde, un genocida è per sempre: qualunque cosa faranno insieme scolaretti e boss mediorientale, quel qualcosa avrà il marchio ingombrante e indelebile di una classe dirigente criminale. Un composto troppo instabile per poter funzionare fino in fondo.

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