L’editoriale di Marco Travaglio prende di mira l’ipocrisia dei media e delle figure pubbliche nel trattare il caso di Chico Forti. Viene criticato il modo in cui alcuni si indignano quando un condannato per omicidio viene chiamato “assassino”. L’articolo punta il dito contro la manipolazione dei fatti per sensazionalismo e la difesa di posizioni insostenibili, esemplificata da commenti di comici e trasmissioni televisive. Si sottolinea anche l’incoerenza delle Iene, che attaccano piccoli crimini ma ignorano scandali fiscali e legami mafiosi del loro datore di lavoro. L’editoriale denuncia quindi una mancanza di coerenza e integrità giornalistica, mostrando come spesso le sentenze definitive vengano ignorate o distorte per adattarsi alle narrazioni popolari.
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Il Fatto che chiama “assassino” un assassino continua a fare scandalo fra i bugiardi incalliti, sinceramente indignati per un giornale che dice la verità. Dopo gli scudi umani meloniani e lo zoo del Chico Forti Fan Club, anche i due presunti comici di Floris hanno gabellato il nostro trafiletto a pag. 14 su Di Maio che annunciava l’estradizione per un editoriale innocentista del direttore, divenuto colpevolista perché ora c’è la Meloni. La prova schiacciante è che, riportando un’agenzia, definivamo Forti “ex produttore ed ex velista… imprenditore trentino… condannato all’ergastolo per omicidio premeditato”. E, com’è noto, gli imprenditori trentini ex velisti ed ex produttori condannati per omicidio sono innocenti perché le tre professioni sono incompatibili con qualsiasi delitto. Risate, applausi, spot, alé!
Intanto, su Italia1, anche le autorevoli Iene ci davano lezioni di coerenza. Pulpito quantomai credibile: denunciano tutti, anche chi frega qualche spicciolo, ma in 27 anni non si sono mai accorte che il loro padrone frodava centinaia di milioni al fisco e finanziava la mafia, oltre a stipendiarle. Gli argomenti della lezione sono inoppugnabili.
1) Un ministro che annuncia l’estradizione di Forti equivale alla premier che lo riceve con tutti gli onori.
2) L’estradizione del pregiudicato perché sconti il residuo pena in Italia, dopo che si è dichiarato colpevole e la Corte d’appello di Verona ha fatto propria quella di Miami senza trovarvi nulla di men che fondato e l’ha trasformato in assassino anche per la giustizia italiana, è un’assoluzione.
3) Forti si dichiara innocente, dunque è innocente: anche se aveva il movente, aveva comprato la pistola intestandola a un altro, era sul luogo del delitto, era fino a poco prima con la vittima di cui ha cancellato le tracce facendo lavare l’auto (ma non il gancio con la sabbia della spiaggia del delitto), ha mentito per depistare l’indagine e si è sempre opposto a divulgare gli atti del processo. Quindi anche Riina, Provenzano&C., i nazisti a Norimberga, Pacciani, la Franzoni e ora la Pifferi, essendosi detti innocenti, lo sono. Si attendono campagne delle Iene anche per loro e non solo per Rosa e Olindo, che invece sono innocenti perché hanno confessato.
4) Forti è innocente perché lo dice un fratello della vittima: infatti nei processi per omicidio, prima di emettere la sentenza, si chiede sempre il permesso ai parenti del morto fino al terzo grado e, se uno non è d’accordo, si lascia perdere.
5) Forse Forti è stato condannato “solo” come mandante dell’omicidio, ergo non si può chiamarlo “assassino” (ma neppure Hitler o Riina).
6) Le sentenze definitive diventano provvisorie se non piacciono alle Iene.
7) L’ultima frontiera dell’audience è spacciare gli omicidi per suicidi e i suicidi per omicidi.
Il Fatto Quotidiano, 23 maggio 2024