Ah, Silvio Berlusconi non perde mai l’occasione di risorgere, questa volta grazie alla sua casa editrice SBE, che debutta con un’opera di Tony Blair, quel campione di sincerità e onestà. Ricordiamo la toccante scena del 2004, quando Blair, temendo per la sua immagine, si nascondeva dietro la moglie per non essere fotografato accanto a Berlusconi in bandana. E come dimenticare l’episodio del 1985, quando Berlusconi copiò senza vergogna la traduzione e la prefazione dell’Utopia di Tommaso Moro dal professor Firpo, tentando poi di corromperlo con valigette di coccodrillo e bouquet enormi. Per fortuna, il professor Firpo non si è lasciato comprare, dimostrando che non tutti si piegano al fascino di Silvio.
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Resuscitato nel simbolo e nei manifesti di FI e persino sulle schede di qualche elettore squilibrato, B. rivive anche con la riesumazione della Silvio Berlusconi Editore (SBE), ideata da Dell’Utri tra un summit di cosca e l’altro e poi confluita nella Mondadori, che riparte con un’opera di Tony Blair. Un gesto di gratitudine postuma verso il distruttore del laburismo, candidato di diritto al prossimo Premio Bancarotta. Chissà se il vecchio complice di Bush jr.&B. nella guerra criminale all’Iraq ricorderà, nella prefazione, il culmine della sua amicizia con Silvio: nell’agosto 2004 il premier inglese e la first lady furono accolti a Villa Certosa da B. con tanto di bandana per coprire i bulbi piliferi appena trapiantati sull’implume capino: “Tony – raccontò poi la moglie Cherie – mi disse: ‘Devi evitare che mi facciano delle foto vicino a Silvio con la bandana. Stai tu in mezzo, sennò la stampa britannica ci ammazza’”.
Le prefazioni della SBE sono più avvincenti dei libri. Soprattutto quella firmata dallo stesso B. a una preziosa edizione numerata dell’Utopia di Tommaso Moro. Un giorno del 1985 il massimo esperto italiano dell’autore, Luigi Firpo, vide su Canale 5 una signorina intervistare il padrone di casa: “Lei ha pubblicato la traduzione dal latino dell’Utopia con una sua bellissima prefazione…”. Di cui declamò alcun brani, casualmente identici a quelli scritti da Firpo per introdurre la sua traduzione all’Utopia, appena edita da Guida. L’austero intellettuale torinese – racconta la moglie Laura – si procurò il libro e scoprì che B. non aveva solo copiato interi paragrafi della sua prefazione, ma anche la sua traduzione integrale. Così gli scrisse per intimargli di ritirare tutte le copie e annunciargli querela per plagio. B., terrorizzato, iniziò a tempestarlo di telefonate, spiegando che aveva fatto tutto una segretaria a sua insaputa e implorandolo di lasciar perdere. Capito il personaggio, Firpo iniziò a giocare al gatto col topo per un annetto. Canale 5 lo invitò a un dibattito e B. spuntò da dietro le quinte dello studio porgendogli una busta “per il suo disturbo e l’onore che ci fa”. Il prof la rifiutò. A Natale del 1986 un corriere da Segrate recapitò a casa Firpo un bouquet di orchidee che non entrava dalla porta e un pacco con una valigetta in coccodrillo cifrata LF in oro e un biglietto: “Molti cordiali auguri ed a presto… Spero! Per carità non mi rovini!!! Silvio Berlusconi”. Ma Firpo continuò il suo perfido gioco e rispedì la borsa al mittente con un biglietto beffardo: “Gentile dottore, la ringrazio della sua generosità, ma sono un vecchio professore affezionato alla sua borsa sdrucita. Quanto ai fiori, la prego di non inviarcene più: per me e per mia moglie, i fiori tagliati sono organi sessuali recisi”. Non lo sentì mai più.
Il Fatto Quotidiano, 26 giugno 2024