FRANCO TIRATORE
di Antonio Padellaro
È un vero peccato che il tema sollevato giovedì scorso a Piazzapulita, su quanto le opinioni pubbliche possano o non possano, debbano o non debbano modificare le scelte assunte dai governi sia stato oscurato dalle suscettibilità per conto terzi, e un tanto al chilo, suscitate dalla vignetta di Mannelli. Francesca Mannocchi (inviata sul fronte ucraino dall’inizio del conflitto) nell’ammettere che sulla guerra scatenata da Putin il consenso (in Italia e in generale nei Paesi Nato) si va raffreddando sostiene che è “il decisore politico che deve agire e decidere come agire, specie quando l’opinione pubblica non è lucida”. Per l’autore di questa rubrica, invece, la voce dell’opinione pubblica non può essere mai considerata un fastidioso intralcio, ma piuttosto l’indispensabile termometro per misurare se e in che misura le scelte del “decisore” sono accompagnate dal consenso dei cittadini. Questo è ciò che normalmente avviene nei sistemi democratici come dimostra, in Israele, lo stop del premier Netanyahu alla riforma della giustizia per uso personale dopo che l’opinione pubblica è scesa in piazza.
Anche nella Francia scossa da proteste ininterrotte contro la riforma pensionistica la domanda è adesso sul come e sul quando Macron si deciderà ad aprire la trattativa con i sindacati. Sull’invio di armi italiane a Kiev non si prevedono al momento cambi di rotta, malgrado i sondaggi sfavorevoli, anche perché la temuta crisi energetica conseguente al blocco del gas russo non c’è stata. Resta sospesa una domanda e riguarda la “non lucidità” dell’opinione pubblica che Francesca contrappone al dovere di “agire” del decisore politico. Eppure la storia sembra dirci il contrario. Al tempo della guerra in Vietnam non fu l’estrema lucidità dell’opinione pubblica americana che costrinse Washington ai colloqui di pace di Parigi?
Purtroppo, vent’anni fa l’opinione pubblica Usa, e delle nazioni alleate, fu letteralmente obnubilata dai falsi di Bush jr. e Powell sulle inesistenti armi di distruzione di massa in mano a Saddam. Perché se quei popoli avessero potuto esprimersi con la lucidità frutto di informazioni corrette pensiamo davvero che avrebbero accettato supinamente l’invasione che ha trasformato l’Iraq in un cimitero e in una catastrofe l’intervento alleato?
Il Fatto Quotidiano, 29 marzo 2023