La politica italiana sembra ormai subordinata alle lobby economiche, convinta che la crescita del Pil sia la soluzione a ogni problema, anche mentre il clima devasta il paese. Questo approccio, basato su consumismo sfrenato e profitti privati, non considera il vero benessere delle persone e non affronta le disuguaglianze crescenti. Gli esempi dall’estero, come Trump e le sue concessioni alle lobby, dimostrano quanto questa mentalità sia diffusa, con una società che sprofonda in violenza, dipendenze e conflitti inutili. Invece di servire il capitale, la politica dovrebbe proteggere i cittadini, restituendo centralità al buon senso e all’umanità.
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La Meloni frena sul green-deal mentre l’Italia è devastata dalle inondazioni dovute al riscaldamento climatico. Ed aggiunge che serve maggiore produttività tra gli applausi scroscianti delle imprese nostrane. Già, come no. Dobbiamo continuare a produrre e consumare sempre di più e magari pure roba inutile per soddisfare bisogni superflui, così il Pil cresce, i politici se ne vantano sui social, i padroni si comprano una barca nuova e siamo tutti felici e contenti. Idee giurassiche ed è per questo che siamo in rapido declino come Occidente. Invece di imporsi sulle lobby, la politica le serve convinta che la crescita economica sia la panacea di tutti i mali. Peccato che il benessere di un paese non si misura affatto in Pil, ma in qualità della vita delle persone. E si verifica guardandole negli occhi, non analizzando grafici.
I profitti privati delle aziende spesso non coincidono affatto col bene pubblico, anzi. Basti pensare allo sfruttamento del lavoro o ai danni ambientali o al drenaggio di risorse pubbliche o alla produzione di armi o prodotti utili solo a pompare il bieco consumismo. È questa la causa di fondo del nostro declino. Invece di servire la collettività, la politica occidentale serve le lobby illusa che maggiore ricchezza privata giovi a cascata contribuendo al bene pubblico. Già, come no. Per capire cosa ci aspetta basta osservare oltreoceano, la nostra stella polare sempre più opaca. Trump ha annunciato che se vince porterà al governo quel pazzoide di Elon Musk che è ancora l’uomo più ricco del mondo nonostante abbia distrutto Twitter e veda complotti paranoidi ovunque.
Più soldi hai, più vali, più conti a prescindere. Come se coi soldi si potessero comprare perfino le qualità dello statista oltre che il potere politico. Man mano che aumenta il divario con la rivale, Trump cala sempre più le braghe con qualsiasi lobby gli possa portare voti, dai petrolieri fracking fino ai bracconieri del parco dello Yellowstone. Nessuna remora morale, conta il profitto che in politica si traduce in potere. Stessa solfa per Kamala che ha dichiarato di avere una pistola sul comodino e non voler togliere a nessuno il sacrosanto diritto di fare altrettanto, vuole solo regolare l’uso delle mitragliatrici ed evitare di darle ai criminali. Davvero una coraggiosa progressista anche lei impegnata ad aggraziarsi ogni lobby che le capita a tiro a partire dalla più potente di tutte, quella delle armi e della guerra.
Sul genocidio a Gaza e le stragi in Libano infatti, bocche cucite da entrambe le parti e media che parlano d’altro. È la democrazia lobbistica baby, anche la verità ha un prezzo e più che politici sono ormai attori al servizio dei ricchi o del capitale come si sarebbe detto un tempo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Procediamo a tastoni verso il baratro. Giungla sociale, guerra permanente e nessuna visione di lungo periodo.
Il Pil cresce ma sempre più persone finiscono in mezzo ad una strada e la grande maggioranza fatica a tirare avanti mentre una manciata di ricchi accumula ricchezze sterminate. Il Pil cresce ma la società è sempre più violenta e frammentata, con una diffusione massiccia di dipendenze più o meno lecite e di problemi di salute mentale e con percentuali di suicidio impressionanti anche tra i giovani. Il Pil cresce ma sono poche le persone che raggiungono i loro sogni e ancora meno quelle che possono dirsi felici. Il Pil cresce ma insieme ai conflitti inutili e alla devastazione ambientale.
E la colpa è tutta della politica che invece di imporsi sulle lobby, le serve. Illusa che la crescita economica e quindi il profitto sia la panacea di tutti i mali. Ma la politica è il cervello e il cuore di una società ed ha il compito di prendersi cura dei cittadini perseguendo l’interesse pubblico con saggezza e sensibilità. In una democrazia sana i ricchi devono avere più responsabilità, non più privilegi e potere. E il capitano d’industria dovrebbe venire dopo il povero cristo. Molto dopo. Invece di procedere con le fette di salame privato sugli occhi, la politica dovrebbe rompere le catene del conformismo egoliberista e fermare la deriva autodistruttiva in corso prima che sia troppo tardi. Altro che far crescere il Pil, dobbiamo far crescere il buon senso e l’umanità e ridare le redini della politica saldamente in mano al popolo.