Il caso giuridico. Senza precedenti. Della decadenza della Governatrice della Sardegna Alessandra Todde. Non ha rubato, non ha commesso peculato. Non c’è disonestà alla radice del problema. Ma soltanto un po’ di confusione nella rendicontazione delle spese elettorali. Peraltro tutte presentate regolarmente alla Corte dei Conti. Quindi, niente di occulto. C’è, è vero, una prova regina: un bolletta dell’Enel di 153 euro fuori posto! Eppure si chiede la decadenza della Todde. E il clamoroso tutti a casa del Consiglio Regionale. Annullando la sovranità popolare che, con il voto, ha democraticamente eletto la Governatrice.
Cioè, un cavillo basta per decidere in via ultimativa una decadenza che dovrebbe invece essere richiesta eventualmente solo dopo il verdetto della Cassazione. Cioè dopo i tre gradi di giudizio. Mentre passano inosservati i motivi di inopportunità di espressione del voto all’interno del collegio elettorale di due componenti che hanno determinato il 4 a 3 a favore della decadenza.
Basterebbero i certificati di stato di famiglia per accertare i dubbi se la sorella di e il padre di forse avrebbero dovuto esimersi dal far pendere la bilancia su un provvedimento provvisorio e aleatorio. Che manderebbe a gambe levate la legislatura. Schiantando la volontà popolare.
Mentre i leghisti, noti per una vicenda da 49 milioni di denaro pubblico sparito, fanno i beceri moralizzatori. Così come i FdI. Di cui un deputato, proprio un paio di settimane fa, si è assicurato il futuro con un favoloso posto di assistente geometra alla ASL. Pur essendosi classificato ultimo nel concorso. Ma gli undici candidati che lo precedevano si sono miracolosamente e misteriosamente dissolti nelle nebbie della burocrazia. E la leghista Dg Areus Bettelini ha potuto dignitosamente firmare l’assunzione del parlamentare. Come documentato con irriverenza dall’Osservatorio. Una storia maledetta nel penoso teatro della politica della Sardegna.
IL MIO OSSERVATORIO (6024)