Il procuratore della Corte Penale Internazionale ha chiesto l’arresto di Netanyahu e Gallant per crimini di guerra, equiparandoli ai leader di Hamas. Mentre molti Paesi europei supportano questa azione per combattere i doppi standard, il governo italiano di Giorgia Meloni rimane silente, dimostrando complicità con le atrocità israeliane a Gaza. Biden, contraddicendo le sue critiche passate, difende Israele, ignorando i 35.000 civili uccisi in sette mesi. Editorialisti e ex ambasciatori difendono Netanyahu, minimizzando le sue gravi responsabilità, mentre l’Occidente contribuisce all’impunità e all’aggravarsi del conflitto globale.
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di Elena Basile
Il procuratore della Corte Penale Karim Khan ha chiesto l’arresto di Netanyahu e del suo ministro della Difesa Gallant per crimini di guerra. La stessa accusa è stata indirizzata ai tre leader di Hamas: Sinwar, Al-Masri e Hanyeh. Finalmente un passo è stato compiuto contro gli odiosi doppi standard che prevalgono nello spazio politico-mediatico. I crimini di guerra perpetrati da Hamas il 7 ottobre contro la gioventù ebraica sono stati giustamente messi sullo stesso piano dei crimini di guerra perpetrati a Gaza dal governo israeliano.
Molti Paesi europei come Francia, Spagna, Irlanda, Belgio e Norvegia hanno colto l’opportunità per prendere le distanze da Netanyahu e sostenere l’operato del tribunale internazionale, alla cui creazione nel 2002 tanto collaborò la nostra migliore diplomazia. Purtroppo il governo di destra di Giorgia Meloni, come l’Ungheria, ha sporcato ancora una volta l’immagine del Paese e non ha rispettato la nostra Costituzione che tutela i diritti umani, rimanendo silente e complice del governo di Israele, delle sue stragi a Gaza, dell’occupazione in Cisgiordania. Biden, sempre più ondivago, si è rimangiato le esigue critiche a Netanyahu e ha espresso indignazione contro il procuratore, reo di aver accusato l’unica democrazia del Medio Oriente, che ha ucciso in sette mesi di bombardamenti contro una popolazione inerme almeno 35.000 civili.
Stimati editorialisti dei principali giornali ed ex ambasciatori sono venuti in soccorso di Israele esprimendo sorpresa per l’equiparazione tra un governo democraticamente eletto e Hamas. In effetti il paragone va a svantaggio di Israele. Uno Stato è depositario di doveri maggiori nell’osservanza delle regole del diritto internazionale, dei diritti umani e della democrazia, rispetto a una organizzazione terroristica. Ripetiamo ancora una volta, perché purtroppo osservazioni di questo genere non si leggono sui media italiani, che Hamas in quanto organizzazione per la liberazione di un popolo sotto occupazione ha la tutela del diritto onusiano qualora utilizzi la violenza armata contro l’esercito di Israele. Invece è ovviamente condannabile se usa metodi terroristi contro i civili. La potenza occupante, nelle sue spedizioni punitive contro i palestinesi di Gaza che si ripetono ciclicamente e hanno oggi raggiunto una barbarie senza precedenti, non è giustificata da alcuna normativa onusiana per i suoi evidenti crimini contro l’umanità.
Direi quindi che le responsabilità dello Stato di Israele sono particolarmente gravi. Mi dispiace dovere leggere Paolo Mieli sul Corriere della sera che tenta di difendere un criminale di guerra, Netanyahu, quasi che la chiusura dei valichi per far passare gli aiuti umanitari verso la popolazione civile a Gaza in preda alla fame e alla carestia, la distruzione di ospedali, scuole, moschee, l’uccisione di giornalisti e operatori umanitari, lo sterminio di 35.000 civili, la maggior parte donne e bambini, possano essere considerati danni collaterali di una guerra equilibrata tra due eserciti, in cui Israele esercita il suo diritto di difesa da attacchi di un altro Stato o di un’organizzazione terroristica. Non è possibile accettare la complicità istituzionale e politica e men che meno quella culturale, mediatica con lo Stato di Israele, che pratica una illegalità diffusa, non applica le risoluzioni dell’Onu, insulta tramite i suoi ambasciatori Guterres e straccia la carta delle Nazioni Unite.
Ex ambasciatori si affrettano anche loro a diffondere il verbo statunitense con argomentazioni un po’ più sottili. Dicono che l’azione della Corte penale internazionale, moralmente valida, ci allontanerebbe dalla pace. Infatti Biden sarebbe stato costretto dalla richiesta di mandato di arresto di Netanyahu a dimenticare le sue critiche e la sua politica volta a temperare la brutalità dell’esercito di Tel Aviv e l’azione a Rafah. Sarebbe forzato fare quadrato intorno all’oltraggiato premier. Poveri noi. L’Occidente crea il mondo e poi ci racconta di dover realisticamente fare i conti col mondo così come l’ha creato.
Gli Usa hanno enormemente contribuito all’involuzione democratica di Israele assicurandogli impunità. Hanno concorso alla nascita e alla crescita di Netanyahu, criminale di guerra, e hanno determinato la nuova postura bellicosa e minacciosa della Russia. L’Occidente sta cercando di porre fine alla globalizzazione dividendo il mondo in blocchi l’un contro l’altro armati. Alcuni analisti vorrebbero farci credere che questa è la realtà con cui fare i conti, come se ci trovassimo di fronte a catastrofi naturali e non a giochi internazionali sostenuti da Washington.
La richiesta di mandato di arresto della Cpi per Netanyahu potrebbe contribuire alla caduta del suo governo criminale e a un cambiamento di policy, se l’Occidente odierno non fosse malato.
Il Fatto Quotidiano, 26 Maggio 2024