L’Ucraina ha aperto un nuovo fronte a Kursk, una mossa che solleva interrogativi sulla logica dietro la decisione di Zelensky. Le spiegazioni offerte da Kiev, come diffondere paura tra i russi o costringere Putin a negoziare, appaiono irrealistiche e influenzate da una pericolosa megalomania. L’analisi rivela che l’invasione è poco più di un gesto simbolico, incapace di influenzare significativamente la guerra o la posizione di Putin, il cui consenso potrebbe addirittura aumentare. Inoltre, l’idea di provocare una reazione internazionale rischia di innescare conseguenze catastrofiche, avvicinando il mondo a un conflitto globale.
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Sebbene a corto di mezzi e uomini, l’Ucraina ha aperto un nuovo fronte a Kursk invadendo il territorio russo. In sede di analisi, la prima domanda da porsi è perché Zelensky abbia preso una decisione così controproducente: a essere in inferiorità numerica sono gli ucraini e non i russi. I primi non possono aprire nuovi fronti; i secondi sì. Per fare chiarezza, sottoporrò al vaglio della ragione tutte le spiegazioni elaborate dagli ambienti di Kiev nel rispetto del progetto illuministico. Con solerzia da etnografo, ne ho appuntate almeno sei. Tutte hanno in comune una mancanza totale di senso della realtà figlia di una grave forma di megalomania sempre più radicata negli ambienti di Zelensky, Nato e Unione europea.
Mykhailo Podolyak, consigliere di Zelensky, ha dichiarato che l’invasione di Kursk è stata concepita per diffondere la paura nell’esercito russo. L’organico delle forze armate russe consta di 2.210.000 persone circa, di cui almeno 1.320.000 militari. Allo stato attuale delle nostre conoscenze, non risulta che tutte queste persone siano braccate dalla paura perché mille ucraini sono entrati a Kursk. Dal canto suo, Zelensky ha dichiarato che l’invasione serve per costringere Putin a trattare alle condizioni dell’Ucraina. Il problema è che l’invasione ucraina della Russia non è paragonabile all’invasione russa dell’Ucraina. La prima è piccolissima; la seconda è grandissima. Infatti, Putin non ha pensato di trattare, ma di contrattaccare. La terza spiegazione è che l’invasione ucraina serve a conquistare la centrale nucleare di Kursk per minacciare di farla esplodere nel caso in cui Putin non dichiari la resa senza condizioni. Se una circostanza del genere si verificasse, la cosa più probabile che accada è che Putin dia 24 ore a Zelensky per dimettersi pena un attacco nucleare ad ampio spettro.
Tolta la megalomania, balzerà agli occhi che uno Stato senza testate nucleari non può minacciare uno Stato con seimila testate nucleari. La quarta spiegazione è che l’invasione di Kursk serve a ottenere il crollo del regime di Putin. Secondo l’ambiente di Kiev – che include anche i principali quotidiani italiani – Putin sarà isolato dai suoi generali e odiato da tutti i russi per la falla a Kursk. In realtà, l’invasione di Kursk causerà gli stessi effetti della rivolta di Prigozhin: i consensi di Putin aumenteranno giacché i russi odiano la Nato, mica Putin. La ragione è presto detta: i russi sentono di essere attaccati dalla Nato e difesi da Putin. Soltanto chi abbia assunto dosi massicce di oppio ideologico non riesce a cogliere una verità così elementare. La quinta spiegazione è che l’invasione di Kursk costringerà Putin a spostare truppe dal Donbass. In realtà, è accaduto il contrario. Per condurre l’invasione, Zelensky ha dovuto spolpare il fronte ucraino, dove arretra di continuo; Putin, invece, sta difendendo Kursk con il ricorso a nuovi soldati per le ragioni di cui sopra: ha un esercito enorme. Infine, e siamo a sei, Zelensky ha dichiarato di avere invaso Kursk per spirito di vendetta affinché i russi capiscano che cosa significhi essere invasi… Come se non lo sapessero: la megalomania distrugge persino il senso storico. Nel frattempo, i russi continuano a falcidiare gli ucraini in Donbass.
Così come Netanyahu fa di tutto per gettare l’Occidente in una guerra con l’Iran, Zelensky fa di tutto per gettarlo nella terza guerra mondiale. Qualcuno gli spieghi che la terza guerra mondiale vedrebbe Cina, Iran e Corea del Nord schierate con la Russia. Un tale schieramento sovrasterebbe persino gli Stati Uniti. Figuriamoci l’Ucraina.
Il Fatto Quotidiano, 13 agosto 2024