Matteo Salvini ci regala, per Natale, un piccolo miracolo: la citazione di Papa Francesco. Sì, proprio lui, il leader che ha fatto della chiusura dei porti e del “prima gli italiani” il suo mantra quotidiano, si è permesso di sciorinare una frase del Pontefice sul “peso delle ingiustizie consumate sulla pelle dei più poveri”. Una perla. Un piccolo capolavoro di inconsapevolezza.
Immaginiamolo, Matteo, che legge le parole del Papa. Chissà se lo fa col piglio convinto del catechista in trasferta, o se ci mette quel tocco finto accorato che usa quando parla di chi “merita aiuto a casa loro”. La frase scelta è meravigliosa: potente, empatica, universale. Una di quelle che ti strappano un applauso in ogni assemblea dei poveri cristi. Eppure, è esattamente il contrario di tutto ciò che Salvini rappresenta. Un ossimoro vivente. Il leader del filo spinato, delle motovedette che riportano i migranti nei lager libici, cita un Papa che da anni predica accoglienza e denuncia le politiche di esclusione. È come se un piromane si presentasse al Corpo Forestale con un estintore. Il comico è servito.
Eppure, bisogna riconoscergli una certa coerenza nell’incoerenza: Salvini è un maestro nell’arte di prendere in prestito parole e concetti che lo sconfessano. È l’uomo che si bacia il crocifisso per poi proclamare che chi arriva da fuori non ha diritto a nulla. Quello che parla di “amore per i bambini” e poi se ne esce con i decreti sicurezza che lasciano minori non accompagnati in mezzo alla strada. E ora, ecco il colpo di genio natalizio: appropriarsi delle parole del Papa per farle suonare come un inno al proprio ego.
Ma c’è un dettaglio che forse gli è sfuggito: Papa Francesco non parla mai a vanvera. Quando condanna le “ingiustizie sulla pelle dei poveri,” ce l’ha con i Salvini del mondo, con chi i poveri li usa come spauracchio per raccattare voti, con chi chiude le porte invece di aprirle. Insomma, ce l’ha proprio con lui. Non c’è bisogno di interpretazioni da teologi: il bersaglio è chiaro come una motovedetta che gira al largo per evitare di salvare vite.
La mossa di Salvini ha quel sapore tipico della propaganda maldestra, quella che sottovaluta l’intelligenza di chi legge. Perché chiunque abbia un minimo di memoria (e non vive su Marte) sa che l’uomo che oggi cita Francesco è lo stesso che ha trasformato i migranti in un business elettorale, che ha criminalizzato le ONG e che ha promosso decreti disumani. Salvini, con questo slancio francescano, dimostra di essere capace di tutto pur di guadagnarsi un titolo sui giornali e qualche applauso sui social.
Ma c’è un limite alla decenza, e Papa Francesco lo ha ricordato più volte. Non si può parlare di giustizia sociale e poi cavalcare le disuguaglianze. Non si può fingere compassione quando il proprio operato politico si basa sull’esclusione e sulla paura. Salvini, però, queste sottigliezze non le coglie. A lui basta twittare una frase ad effetto e il gioco è fatto. O almeno, così crede.
Ora, cosa resta di questa trovata natalizia? Forse un momento di ilarità per chi conosce davvero il messaggio di Francesco. Un’occasione per riflettere sull’abisso che separa le parole dai fatti. E, per chi resiste davvero – quelli che non si piegano alle narrative tossiche, che non si lasciano intimidire dal cinismo di chi usa i poveri come pedine – un invito a continuare a combattere.
Salvini, nel suo teatrino, è riuscito a trasformare il Natale in una performance politica goffa e surreale. E se c’è una lezione da trarre, è che anche nelle citazioni bisogna avere un minimo di coerenza. Altrimenti, si rischia di sembrare ciò che si è: il contrario di ciò che si predica.
Buon Natale a chi ha capito da che parte stare. E a chi, per citare Papa Francesco, “non costruisce muri sulla pelle degli ultimi.”