Ieri Mattarella, dopo un mese di riflessione, ha deciso di firmare la schiforma Nordio, regalando l’impunità a chi abusa del proprio potere. Non ha sollevato un dito contro una legge che viola palesemente la Costituzione e mette l’Italia in rotta di collisione con l’Europa, condannando il Paese a sanzioni pesantissime. Così, grazie alla sua firma, migliaia di furbetti del potere tornano liberi e puliti, pronti a ricominciare i loro giochi sporchi sotto l’occhio benevolo del capo dello Stato.
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San Carlo e San Sergio
Ieri il presidente della Repubblica aveva un’ottima occasione per ricordare al governo Melusconi che esiste una Costituzione. Non, per carità, sulla violazione permanente dell’articolo 11 con la cobelligeranza per nulla difensiva, ma anzi offensiva, nel conflitto russo-ucraino: quella Mattarella non solo non l’ha mai censurata, ma l’ha pure rivendicata come cosa buona e giusta. Parliamo di un’altra voragine costituzionale: la schiforma Nordio che abolisce l’abuso d’ufficio, previsto dalla Convenzione Onu di Merida (ratificata dall’Italia), e dunque viola palesemente l’articolo 117 (“La potestà legislativa è esercitata… nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”). Inoltre contrasta con le norme Ue sulla lotta alla corruzione, a cui sono vincolati i fondi del Pnrr, e con l’imminente direttiva Ue che sull’abuso d’ufficio sancirà l’Italexit dal diritto europeo e imporrà alla Commissione di aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia e al Consiglio d’Europa (che monitora i livelli di lotta alla corruzione nei Paesi) di censurare il nostro governo.
Nel mese che si è preso per riflettere fino all’ultimo giorno utile (ieri), Mattarella aveva tutti gli elementi per respingere alle Camere la legge Nordio in quanto palesemente incostituzionale e chiederne la riscrittura con “messaggio motivato”, in base all’art. 74 della Carta, per risparmiare al suo e nostro Paese uno scontro con l’Europa e una salatissima sanzione pecuniaria. Invece ha covato la schiforma per 30 giorni, ha promulgato prima la burletta del Dl Carceri e ieri, in extremis, ha firmato. Un segno di debolezza dinanzi all’arroganza delle destre e dei loro complici calendiani e renziani (quelli che intanto vorrebbero entrare nel centrosinistra), che si erano financo permessi di mettergli fretta via Twitter. Da ieri, grazie a quella firma, chi abuserà del suo potere per favorire i soliti noti e danneggiare chi non ha santi in paradiso sa di poterlo fare impunemente col consenso del capo dello Stato. E chi l’ha già fatto si vede cancellare la condanna definitiva e ripulire la fedina penale, così può tornare nella PA e ricominciare indisturbato: migliaia di amministratori che usavano i pubblici poteri per violare le leggi e sistemare amici e parenti o punire chi li ostacolava, medici del Ssn che dirottavano pazienti nei loro studi privati, il sindaco e gli assessori che levavano l’Ici ai raccomandati, il pm che indagava l’ex fidanzata che l’aveva piantato, cose così. In tutto 3.623 i pregiudicati dal 1997 al 2022 tornano miracolosamente incensurati, mentre altre centinaia di imputati si vedono evaporare ipso facto il processo. Con una preghierina di ringraziamento a San Carlo e una a San Sergio.
Il Fatto Quotidiano, 10 agosto 2024