Lui è Massimo Giannini.
Un top player della disinformazione italiana.
Prima con Renzi, poi contro.
Prima con il gruppo GEDI, gli Agnelli, direttore de La Stampa, poi sempre con gli Agnelli a Repubblica.
Ha condotto perfino un programma radiofonico su Radio Capital con il finto plurilaureato Oscar Giannino.
Rappresenta la finta sinistra radical chic.
Un estimatore di Draghi all’ennesima potenza.
Uno di quei giornalisti andreottiani che insieme al PD (l’alter ego politico) ha contribuito a scassare culturalmente il nostro Paese. Uno dei tanti servi di regime di finta opposizione.
Opinionista ovunque. Sempre nelle nostre case. È tipo il Capezzone della finta sinistra andreottiana.
Preparato per fare danni.
Quando l’Italia avrà meno giornalisti come lui, e più Travaglio, allora forse avremo qualche speranza di risalire la classifica mondiale della libertà di stampa.
Ma bisognerà anche non avere Angelucci, i personaggi sopraccitati (Elkann e De Benedetti), la famiglia Berlusconi che possiede 3/4 di tv e radio e Ubvano Caivo con La Setta e il primo giornale d’Italia, il Corriere della Sera, con Gramellini, Severgnini, Paolo Mieli e Aldo Grasso a sparare minchiate come Donzelli sobrio, non alticcio, a un rave party.
Salvatore Granata