Sin dagli albori della sua carriera Mario Draghi ha sempre avuto un ruolo da protagonista nelle decisioni cruciali che hanno impoverito quando non addirittura affamato i popoli europei: dalle svendite di Stato sul finire del secolo scorso, passando per il disumano pugno di ferro con cui la “democratica” UE mise le Grecia in ginocchio, fino al ricatto di stato del green pass e la follia guerrafondaia degli ultimi tre anni.
Lui c’era sempre, in un modo o nell’altro, pur senza avere mai preso un voto, in ogni passaggio storico che ha contribuito a portarci verso lo scenario attuale, quello di un’Europa più povera, isolata, irrilevante, disumana, corrosa da disuguaglianze, ormai sempre più simulacro di democrazia che maldestramente nasconde lo strapotere di gruppi finanziari e potentati multinazionali.
Nella migliore delle ipotesi lui e tutti gli illuminati leader europei che oggi pretendono di darci soluzioni ai problemi da loro stessi creati sono stati degli assoluti incapaci; nella peggiore, in totale malafede.
Eppure oggi, anziché accompagnarlo ai giardinetti o alla bocciofila, Mario Draghi interviene al parlamento europeo, osannato come una sorta di guru illuminato che conosce le leggi del mondo, e ce ne farà dono. Ed è la metafora perfetta della tecnocrazia che detta legge su quelle che teoricamente dovrebbero essere istituzioni democratiche. Un carrozzone inutile e squalificato chiamato pomposamente “parlamento europeo” che ascolta in silenzio la lectio magistralis del burocrate, come i bimbi delle medie ascoltano il professore.
E ci dice, il nostro, dall’alto della sua onniscienza, che “L’UE rischia l’isolamento”. Ma va, presidente? Come c’è arrivato? Non lo avremmo mai detto! Ci parla come se fosse un passante capitato qui per caso e non uno dei maggiori responsabili del suicidio geopolitico del vecchio continente, che oggi non è già un semplice rischio, ma una concreta evidenza.
E la ricetta per scongiurare questo “rischio” quale sarebbe? La stessa che ci ha portato sull’orlo del baratro: cedere sovranità, possibilmente a quella stessa élite di illuminati saggi come lui. Insomma una cosa che suona più o meno come un “per salvare la vostra sovranità dal mostro russo cedetela senza indugio a noi!” E poi ostinarsi nel pericolosissimo gioco della guerra e dell’escalation, persino in un momento storico in cui si aprono finestre di opportunità per silenziare i fucili e far parlare le diplomazie.
Ma ciò che forse è persino peggio di questo ennesimo esempio del delirio di onnipotenza di una classe dirigente ai colpi di coda, sono le reazioni entusiaste del carrozzone politico-mediatico nostrano, del resto lo stesso che coprì le sue menzogne sul green pass e la garanzia di non ritrovarsi di fronte a persone contagiose, lo stesso che abbellì le sue bambinesche uscite sulla pace e i condizionatori, lo stesso che gli votò per ben 55 volte la questione di fiducia.
Francesco Forciniti