Macron, l’isterico di Parigi

Il problema non è tanto Macron in sé, quanto il fatto che le sue follie trovano eco in un’Europa che non sa più distinguere tra strategia e isteria.

E niente, quando pensavamo di averle viste tutte, arriva Macron e si produce in uno dei suoi numeri da teatro dell’assurdo. Un discorso a reti unificate per annunciare al popolo francese – e soprattutto ai suoi partner europei – che la Russia è un pericolo esistenziale, che bisogna difendere l’Ucraina, che occorre stringersi intorno al focolare della grandeur francese, e che la difesa nucleare dell’Europa spetta a lui. Testa alta, sguardo fiero, toni da condottiero: manca solo la marsigliese in sottofondo.

Chiunque abbia assistito alla scena, senza essere preventivamente lobotomizzato dalle solite narrative occidentali, si sarà domandato se il presidente francese fosse nel pieno delle sue facoltà mentali.

Macron è riuscito a mettere insieme in un’unica performance tutti i luoghi comuni della russofobia occidentale, rispolverando il vecchio mantra “i russi sono dappertutto”. Sottoterra, in cielo, sott’acqua, dietro ogni angolo. Mancava solo che li vedesse nascosti sotto il letto dell’Eliseo. Un discorso che avrebbe fatto impallidire persino il più convinto maccartista d’oltreoceano.

“Dobbiamo garantire la sicurezza dell’Ucraina e dell’Europa”, ha tuonato, convocando i capi di stato maggiore delle forze armate europee per discutere la questione. Peccato che almeno due paesi dell’UE, Ungheria e Slovacchia, abbiano già fatto sapere di non voler partecipare al teatrino.

Poi la sparata sul nucleare. “Dobbiamo riflettere sull’uso della deterrenza nucleare francese per proteggere l’intera Unione Europea.” Tradotto: siccome gli americani non sono più affidabili, ci pensiamo noi. E qui lo scatto di nervi definitivo: Macron che si atteggia a leader della difesa nucleare del continente, con il suo arsenale strategico che, numeri alla mano, non potrebbe certo fermare un’eventuale escalation con Mosca.

A questo punto, viene il sospetto che tutto questo agitarsi abbia ben poco a che fare con la Russia e molto con gli Stati Uniti. Perché Macron si scatena proprio adesso, nel momento in cui Zelensky sembra pronto a trattare con Trump? Risposta semplice: non vuole che l’ex presidente americano possa prendere in mano le redini della pace, escludendo la Francia e il Regno Unito dal tavolo delle trattative.

La guerra in Ucraina, per Macron e i suoi amici, è diventata una questione di prestigio politico. E il rischio di vedere Trump bypassare l’Europa per trattare direttamente con Putin è inaccettabile per chi sogna di giocare un ruolo da protagonista nella geopolitica mondiale.

Peccato che la realtà dica altro: Macron non conta nulla. La Francia non conta nulla. L’Unione Europea, divisa e incapace di esprimere una posizione coerente, non conta nulla. Gli unici a contare, nella partita ucraina, sono gli Stati Uniti e la Russia.

Zelensky, intanto, è già pronto a inginocchiarsi davanti a Trump, come dimostra l’intervista di Greg Weiner. Perché sa che, se il vento politico a Washington cambia, il suo destino dipenderà esclusivamente da quello che deciderà l’ex presidente americano. Altro che Macron e il suo delirio di onnipotenza.

Ora, il problema non è tanto Macron in sé, quanto il fatto che le sue follie trovano eco in un’Europa che non sa più distinguere tra strategia e isteria. Macron gioca a fare Napoleone, ma rischia di trasformarsi in un personaggio tragicomico. E nel frattempo, l’UE si lascia trascinare in un conflitto che non è il suo, per motivi che non la riguardano, con conseguenze che saranno pagate dai cittadini europei.

Il vero pericolo non è la Russia, ma la classe politica europea, capace di scatenare crisi su crisi per soddisfare il proprio narcisismo e il proprio servilismo atlantista. Macron si atteggia a leader della guerra, quando in realtà è solo un guitto che recita il copione scritto per lui da Washington. E, come sempre, l’Europa applaude.

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