L’unica censura la stanno subendo i palestinesi, non Tony Effe

Alessandro Di Battista denuncia il silenzio dei media e artisti sul genocidio in Palestina, critica la censura social e invita a denunciare i crimini di Israele.

Alessandro Di Battista critica il silenzio dei media, degli artisti e dei social network sulle violenze e il genocidio contro il popolo palestinese, evidenziando come queste piattaforme abbiano limitato la diffusione delle notizie dai territori occupati, come emerso da un’inchiesta della BBC. Denuncia il conformismo culturale e politico, sottolineando la necessità di prendere una posizione netta contro i crimini documentati da organizzazioni come Amnesty International e Medici Senza Frontiere. Invita artisti e intellettuali a superare la paura e a denunciare apertamente le ingiustizie per adempiere alla responsabilità morale e sociale di dare voce alle vittime.

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di Alessandro Di Battista

Ciao a tutti e bentornati sui nostri canali di informazione.

Il canale YouTube Viaggia verso i 330.000 iscritti. Potete trovarmi anche su Spotify. Ho appena lanciato un canale Substack che si chiama Scomode Verità. Ovviamente sono anche su Facebook, ma Facebook continua a limitare i contenuti che soprattutto trattano il genocidio in Palestina e il terrorismo di stato israeliano. Tra l’altro poi vi fornirò alcune informazioni su un’inchiesta appunto relativa a questo.

Allora, io ieri… sia chiaro: io non mi indigno più su queste robe qui perché proprio le conosco, ma eppure mi stupisco. Semplicemente lo segnalo. Ieri ho aperto sul cellulare l’homepage di Repubblica. Ho visto che l’apertura, il pezzo più grande di tutti, con foto enorme, il primo articolo riguardava la decisione di Tony Effe di cambiare luogo dove cantare. Insomma, canterà la sera di Capodanno da un’altra parte.

Prima notizia di Repubblica. Con terza guerra mondiale alle porte, stragi su stragi, il genocidio in atto, no? E ho pensato ancora una volta a come funziona, e cerco di raccontarlo: come funziona il sistema mediatico d’establishment, di sistema, quando non può più negare l’evidenza, quando non può più parlare. Mi riferisco chiaramente al genocidio del popolo palestinese. Tutto quello che avviene in Palestina da decenni. Non può più negare appunto la realtà. E allora sceglie il silenzio – infatti lo stanno scegliendo, perché delle stragi quotidiane dei palestinesi non parla praticamente più nessuno, salvo eccezioni – oppure sceglie la classica distrazione di massa.

Questa è distrazione di massa, no? Farci concentrare su questa tematica: vedere che ci sono artisti, cantanti che prendono posizioni, chi pro, chi contro, eccetera, per farci dimenticare la realtà. La realtà principale. Quello di cui dovremmo parlare ogni giorno, se ci pensate. Ovvero la distruzione deliberata, nella sua totalità oppure parzialmente, di un popolo: il popolo palestinese. Perché questo è il genocidio che sta avvenendo oggi, in questo momento, su una sponda del nostro stesso mare. Dello stesso mare che bagna le nostre coste, su una sponda del nostro stesso mare, sta avvenendo la distruzione parziale o totale di un popolo intero. La deliberata distruzione, la deliberata pulizia etnica.

Questo sta avvenendo. E lo sta realizzando un Paese nostro alleato. Appunto, lo Stato sionista di Israele, considerato l’unica democrazia del Medio Oriente, no? Basterebbe diffondere questa informazione, banalmente riportare tutto quello che sostengono le principali organizzazioni a livello mondiale che si occupano appunto della tutela internazionale dei diritti umani oppure di combattere i crimini contro l’umanità, per costringere magari gli attori e i cantanti anche di prendere posizione su determinate tematiche.

Posto che, quando purtroppo esiste la vigliaccheria, poi è difficile ottenere determinati risultati. Perché, veramente, salvo eccezioni, il livello di conformismo di artisti, cantanti, intellettuali, attori di oggi è sconvolgente. Hanno tutti paura, tutti terrorizzati appunto di prendere posizione. Non lo so, hanno paura di che cosa? Delle rappresaglie mediatiche? Che poi non li invitano più in televisione, in determinati… Non lo so, delle case discografiche? Io non lo so.

Ma comunque la vita è una, eh. Ma proprio gli artisti dovrebbero essere più anticonformisti, più irriverenti. Però invece cosa notiamo? Che prendono posizione netta, in maniera passionale, si indignano su questi casi del tutto irrilevanti, senza alcuna importanza, come il concerto al quale avrebbe dovuto partecipare Tony Effe, e poi stanno zitti di fronte a un massacro quotidiano.

Ieri sono stati uccisi 77 civili palestinesi soltanto nelle ultime 24 ore, e ne hanno feriti 174. Le stragi, che poi sono di dimensioni enormi – non che neanche dovremmo parlare di numeri – però non si tratta di un morto al giorno: si tratta di decine di morti, che sarebbe già gravissimo. Si tratta di decine di morti al giorno, di una mattanza quotidiana, che non viene neanche più riportata. Perché? Altrimenti l’opinione pubblica potrebbe, e dovrebbe, concentrarsi sulle questioni rilevanti. Ma invece viene distratta con questioni irrilevanti, appunto, come quelle che escono fuori quotidianamente dal sistema d’establishment, che utilizza la grande distrazione di massa.

77 morti nelle ultime 24 ore. 77 morti, decine di morti al giorno. E i nostri artisti che cosa fanno? Ripeto, salvo eccezioni – perché penso, magari, a Ghali, alla Mannoia, a Cristiano De André, a Gabriele Muccino – e sicuramente ne dimentico alcuni, quindi mi scuso con quelli che non ho nominato. Ma tanti altri, ma… scusate, ora, con il massimo rispetto. Poi io sono, diciamo, uno a cui piaceva tanto Lorenzo Jovanotti.

Ma Jovanotti no, eh. “Io credo che a questo mondo esista solo una grande chiesa, che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa.” Ma la vuoi dire una parola netta di condanna del genocidio in atto a Gaza? Vuoi tirare un po’ fuori il coraggio? Vuoi mettere bocca anche su questa tematica così importante? Vuoi denunciare il terrorismo di stato israeliano?

E colui che, vado a memoria:
“Le reti, i cancelli, le zone rosse, migliaia di croci, milioni di fossi, migliaia di croci, milioni di fossi…”
Sono i palestinesi! Li stanno sterminando, uno ad uno, eh! E la NATO, la FAO, le Nazioni Unite?

“6 miliardi, 300 milioni di vite, dignità, dignità, una vita normale…”
L’indifferenza è il più grave peccato mortale.

L’indifferenza è il più grave peccato mortale, Jovanotti. L’indifferenza è il più grave peccato mortale. Vuoi mettere bocca? Vuoi prendere posizione? Vuoi dire qualcosa sul genocidio in atto? O preferisci voltarti dall’altra parte, perché è comodo? Altrimenti, queste canzoni che abbiamo cantato tutti – tra l’altro per me anche bellissime canzoni, questa era Salvami – non hanno alcuna importanza. Non hanno alcuna consistenza. Nessuna credibilità.

Volete prendere posizione netta contro un genocidio che sta avvenendo in queste ore? Se avete paura di… non lo so, di risultare eccessivi, esagerati, ma ci sono – come dire – i report delle principali organizzazioni che si occupano di diritti umani a livello internazionale. Tutte stanno uscendo parlando espressamente di genocidio.

L’ultima è Medici Senza Frontiere, che ha appena pubblicato un report che si intitola “Trappola mortale a Gaza”, all’interno del quale si evidenziano chiari segnali di pulizia etnica a Gaza. Ve ne leggo una parte.

Medici Senza Frontiere. Questo è un rapporto pubblicato da Medici Senza Frontiere, l’avete citato anche voi, artisti, cantanti, organizzazioni del genere, le avete citate, menzionate per anni, centinaia di volte. Oggi che queste organizzazioni si occupano del genocidio dei palestinesi a Gaza, ad opera dei terroristi sionisti, state zitti. Ma che comportamento è? Ma è oscena questa ipocrisia e questo doppio standard.

Medici Senza Frontiere scrive:
“Abbiamo assistito a 14 mesi di ripetuti attacchi – 14 mesi sono passati – contro i civili. Abbiamo assistito allo smantellamento di infrastrutture civili essenziali, tra cui strutture sanitarie, e abbiamo assistito a una sistematica negazione dell’assistenza umanitaria.”

Non solo li ammazzano i palestinesi, ma gli negano le assistenze umanitarie. Devono morire pure i feriti. Non li devono soltanto ammazzare direttamente, ma devono crepare anche i feriti.

Scrive sempre Medici Senza Frontiere in questo rapporto:

“Le osservazioni di Medici Senza Frontiere si allineano a quelle di un numero crescente di esperti legali e organizzazioni.”

Sì, perché ci sono esperti che si occupano della tematica del genocidio da tanti, tanti anni, che appunto parlano espressamente di genocidio, che reputano quello che sta avvenendo a Gaza un caso scolastico, direi, di genocidio.

“Le osservazioni di Medici Senza Frontiere si allineano a quelle di un numero crescente di esperti legali e organizzazioni, concludendo che a Gaza si stanno verificando pulizia etnica e genocidio.”

Medici Senza Frontiere.

Tra l’altro, artisti e cantanti che parlate di Tony F e non parlate della Palestina, perché forse – ripeto – avete paura di risultare politicamente scorretti. Guardate che in questo momento lo Stato sionista di Israele è alla sbarra per genocidio presso il tribunale più importante al mondo, che è il Tribunale Internazionale di Giustizia. Il Tribunale Internazionale di Giustizia, che si occupa per conto delle Nazioni Unite di perseguire i reati contro l’umanità, tra i quali anche il genocidio. Israele, in questo momento, è l’unico Paese al mondo sotto processo per genocidio. Non in Palestina o in Iran, ma presso il Tribunale Internazionale di Giustizia.

Altre organizzazioni, menzionate da Medici Senza Frontiere negli ultimi giorni e soprattutto nelle ultime settimane, hanno preso posizione netta.

Giorni fa Human Rights Watch, che è un’organizzazione che si occupa di lotta contro i crimini contro l’umanità con sede negli Stati Uniti d’America, ha pubblicato un rapporto che si focalizza soprattutto sulla privazione delle fonti idriche realizzata da parte dei terroristi israeliani contro i palestinesi. E anche in questo caso si parla di genocidio. Sentite:

“Le forze israeliane,” scrive Human Rights Watch, “hanno interrotto intenzionalmente l’acqua corrente.”

Ma siamo a crimini peggiori di quelli dei nazisti o identici a quelli dei nazisti.

“Hanno reso inutili le infrastrutture idriche e igienico-sanitarie.”

Sentite cosa scrive:

“Le autorità israeliane hanno intenzionalmente privato i civili di Gaza di un adeguato accesso all’acqua.”

Li stanno facendo morire di sete. Stanno morendo di sete pur avendo l’acqua, perché gli hanno interrotto l’acqua corrente. E bambini, ripeto, in una terra che dista in linea d’aria poche centinaia di chilometri da casa nostra, su una sponda del nostro stesso mare, muoiono di sete nel 2024, quasi nel 2025.

“Le autorità israeliane hanno intenzionalmente privato i civili di Gaza di un adeguato accesso all’acqua dall’ottobre 2023,” cioè sono mesi e mesi che non hanno l’acqua, “causando migliaia di morti e commettendo il crimine contro l’umanità di sterminio e atti di genocidio.”

Sterminio. C’è un popolo che stanno sterminando. Un popolo. Volete prendere posizione, attori, cantanti? O parliamo soltanto di Tony F?

Non solo. Sempre giorni fa Amnesty International, forse l’organizzazione più importante al mondo che si occupa di diritti umani, ha preso posizione. Ha pubblicato un rapporto dove scrive che Israele non sta realizzando genocidio: l’ha già realizzato e continua a realizzarlo. Non è che lo sta realizzando: l’ha già realizzato. Cioè, quello realizzato a Gaza è già un genocidio, ma continua a realizzarlo. Anche perché se ne frega del tutto delle richieste vincolanti per i Paesi che fanno parte delle Nazioni Unite, imposte dal Tribunale Internazionale di Giustizia, quando appunto ha deciso prima di iscrivere nel registro degli indagati – diciamolo in questo modo – e poi proprio di processare a tutti gli effetti Israele per genocidio. E Amnesty International sostiene appunto che Israele già abbia commesso genocidio.

Domanda: possibile che citate tutti Amnesty International, giustamente, quando si occupa di violazioni di diritti umani, di tortura, di crimini o di attacchi alla libertà – anche alla libertà di stampa – in Iran, in Corea del Nord, in Russia, in Cina? E quando pubblica i rapporti che riguardano Israele state tutti zitti?

Ma possibile? Ma poi come potete parlare di libertà, di democrazia, dei valori occidentali? Vi rendete conto che ipocrisia pura?

Prima del 7 ottobre, Amnesty International ha pubblicato un rapporto – io ne ho parlato, sono anni che ne parlo – intitolato Apartheid in Palestina, un rapporto che denuncia crimini contro l’umanità a danno dei palestinesi. Prima del 7 ottobre, Apartheid. Amnesty International.

Silenziato quel rapporto: non ne ha parlato nessuno. Io ci ho provato, in ogni modo, appena ho uno spazio mediatico, ne parlo. E oggi Amnesty International ha pubblicato un altro rapporto, all’interno del quale si evince che Israele abbia già commesso genocidio.

Ma volete prendere posizione o no?

Ripeto, poi ci sono delle eccezioni. Io penso a quando Ghali ha fatto parlare l’alieno a Sanremo. Non ha ottenuto – poi è stato attaccato anche dalla comunità ebraica, eccetera – un’adeguata solidarietà. E lì si è esposto davvero. Eh, si è esposto davvero. Io ci ho fatto subito un video per esprimergli solidarietà. Non ha ottenuto un’adeguata solidarietà, salvo eccezioni, da parte del suo mondo.

Un mondo che, ripeto, dovrebbe essere quello dell’arte, dei cantanti, anticonformisti, irriverenti, estremamente liberi. Che cosa è diventato oggi? Oggi non c’è nessuna differenza tra i politici e gli artisti. No, che poi se la prendono con un politico quando c’è una posizione, ma sempre – come dire – attaccano quando è comodo farlo. Sono diventati più politicamente corretti, come i politici, come i giornalisti. Salvo eccezioni. Questo sono diventati gran parte degli artisti.

Ma guardate che si vive una volta sola. Guardate che tra 10, 20, 30 anni anche i vostri figli vi domanderanno:

“Ma dove stavate voi mentre veniva consumato il genocidio del popolo palestinese? Perché, avendo una voce a disposizione, un canale Instagram, un canale YouTube, una voce mediatica importante, essendo personaggi pubblici, non l’avete utilizzata?”

Quantomeno per denunciare ogni tanto. Non dico tutti i giorni martellare, perché capisco che… io lo comprendo pure, perché sono mesi che ogni giorno cerco appunto di intervenire, e diventa pesante. Ogni giorno andare a cercare informazioni sui siti e leggere soltanto notizie che hanno a che fare con sangue, con stragi, con bambini fatti a pezzi, bambini come i miei figli. Lo capisco, perché ne soffro come un cane. Poi penso sempre che quello che soffro io è niente, neanche zero rispetto a quello che stanno soffrendo, appunto, a Gaza o altri territori palestinesi sotto occupazione militare terrorista israeliana. Dunque vado avanti e trovo questa forza – anche come forza di inerzia – a tentare ogni giorno di fare questo lavoro. Quindi non ogni giorno.

Grazie a Dio ci sono delle persone che lo fanno. Non parlo di me. Persone eccezionali che fanno questo lavoro di informazione quotidiana, eccezionali.  In primis i giornalisti a Gaza. E per questo Israele li ammazza. Perché non soltanto devono essere massacrati i palestinesi, ma non si deve neanche sapere.

Allora, in virtù di questo: attori, cantanti, in virtù di tutto questo avete il dovere di aprire bocca. Di alzare un minimo la voce ogni tanto. Di denunciare quello che sta avvenendo. Il dovere. Perché ci sono delle persone, in questo momento, a Gaza che non rischiano un contratto o un concerto nel denunciare atti di genocidio. Gli ammazzano la famiglia o li ammazzano. Perché poi Israele non soltanto è uno stato terrorista, è diventato uno stato mafioso che colpisce deliberatamente i familiari dei giornalisti di Gaza o dei giornalisti nei territori occupati. Per dare un messaggio: non diffondere informazione, altrimenti ti ammazziamo il figlio. Altrimenti ti ammazziamo la madre. Altrimenti ti ammazziamo la figlia o la moglie.

Questo fanno i sionisti oggi. O i nazi-sionisti, che è esattamente quello che fanno i mafiosi, con una differenza: i mafiosi lo fanno con armi, ovviamente, ma con capacità militari decisamente inferiori all’esercito israeliano.

Guardate che tutte le persone che denunciano determinate cose rischiano. Voi, attori, cantanti, ripeto: rischiate molto meno. Nessuno vi ammazzerà per una determinata denuncia. Non siete giornalisti palestinesi, che ne hanno fatti fuori a decine. Quasi 200. Quasi 200 giornalisti palestinesi ammazzati per aver diffuso determinate informazioni. Informazioni che voi non tenete in considerazione. Che voi, che avete la possibilità appunto di diffondere, di utilizzare per lanciare dei messaggi di pace – per l’amor di Dio, di pace – non prendete in considerazione.

Cioè, questo atteggiamento ammazza i palestinesi 2, 3, 4, 1000 volte. Mille volte.

E tutto questo si collega a questa censura. Perché la censura è questa: la vera censura la stanno subendo i palestinesi. Le vittime del terrorismo di stato palestinese, non i cantanti. Non Tony Effe. La censura è questa. Avviene grazie al silenzio del sistema mediatico, il silenzio di attori e cantanti o intellettuali che non prendono posizione. Salvo rare eccezioni. E ce ne sono, e anche deliberate azioni da parte dei principali social media.

È appena uscita un’inchiesta – la trovate facilmente, basta che scrivete su Google – della BBC, quindi diciamo un centro mediatico estremamente autorevole, dal titolo:

“Come Facebook limita notizie che arrivano dai territori palestinesi occupati.”

E anche, chiaramente, da Gaza.

Instagram ha limitato l’algoritmo per “moderare maggiormente” – questo è il termine corretto – dopo il 7 ottobre i commenti dei palestinesi. Come dire: gli israeliani potevano commentare e scrivere le peggiori porcherie, no? Sulla spinta di un comprensibile dolore totale dal 7 ottobre.

I palestinesi, invece, che il 7 ottobre lo subiscono da decenni – perché per tanti palestinesi ogni giorno è il 7 ottobre – non potevano scrivere nulla. Non potevano denunciare quello che avevano subito, perché Instagram era intervenuto sull’algoritmo per limitare, per “moderare” i loro commenti.

E Facebook ha ridotto l’engagement, il coinvolgimento – possiamo tradurre così – dei contenuti che arrivavano direttamente dai territori occupati, dalla Cisgiordania o da Gaza.

Questa è un’inchiesta della BBC. Me ne sono segnato una parte:

“Limitati determinati contenuti.”

E poi, sentite qui: documenti Instagram trapelati. Inchiesta della BBC.

La BBC ha parlato con ex e attuali dipendenti di Meta – questa enorme azienda proprietaria di Facebook, di WhatsApp, di Instagram, e credo anche di Messenger.

Una fonte rimasta anonima ha condiviso con la BBC documenti interni che dimostrano una modifica fatta all’algoritmo di Instagram subito dopo il 7 ottobre, per moderare i palestinesi che commentano.

Entro una settimana dall’attentato del 7 ottobre – scrive questo rapporto della BBC – il codice è stato modificato rendendolo più aggressivo nei confronti del popolo palestinese.

Martoriato. Massacrato. Che subisce il genocidio. Ma che non lo può neppure raccontare. Non lo può neppure denunciare. Perché gran parte dei giornali, delle televisioni e dei telegiornali occidentali tace di fronte a questi massacri. E non racconta le storie dei palestinesi. Perché gran parte degli artisti, dei cantanti, dei politici, eccetera, non prende posizione. Non si schiera. Non dice nulla. Preferisce trincerarsi in un vile, ipocrita, silenzio. Molto di comodo. E anche perché i social media tra i più importanti al mondo hanno limitato determinati contenuti, rendendo quasi impossibile la possibilità di renderli virali. Intervenendo in questo.

Cioè, ma è il Grande Fratello questa roba qui!

E anche per questo ve lo chiedo, dandovi tra l’altro appuntamento domani a Ortona.

Ho creato il canale Substack – un canale nuovo, Substack – che si chiama Scomoda Verità, per restare in contatto giorno dopo giorno, in maniera diretta.

Perché io stesso ho notato che sto subendo determinate limitazioni, soprattutto quando parlo espressamente di genocidio a danno del popolo palestinese.

Grazie a tutti, e diffondete.

E di nuovo: artisti, cantanti, tirate fuori un po’ di coraggio.

Pubblicato il 20 dicembre 2024 [YouTube]

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