di Diego Fusaro
Ci hanno raccontato per mesi, in maniera continuativa e martellante (come si conviene nei regimi), che l’Ucraina era stata invasa dalla Russia e che dunque aveva tutto il diritto di difendersi: e, insieme, che noi europei avevamo il dovere di armarla acciocché potesse difendersi dall’invasore. Avevamo da subito denunciato questa fumettistica e demenziale narrazione come ideologica e intrinsecamente falsa, buona solo a coprire i reali rapporti di forza e le reali strategie della civiltà del dollaro e delle sue colonie: lo dicemmo da subito, non era la guerra della Russia contro l’Ucraina, essendo invece la guerra della civiltà dell’hamburger contro la Russia, con l’Ucraina impiegata in guisa di bastone contro Putin. Ora ne abbiamo la più tragica conferma. Nei giorni scorsi, l’Ucraina del guitto Zelensky, attore Nato, prodotto in vitro di Washington se non di Hollywood (l’attore più pagato di sempre), ha attaccato direttamente il territorio russo. Come se non bastasse, il guitto di Kiev ha candidamente ammesso di voler spingere la guerra nel territorio russo. Lo ha detto come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Con ciò cade definitivamente la maschera dell’imperialismo a stelle e strisce. Dovrebbe essere chiaro anche ai bambini: l’Ucraina che in questi giorni aggredisce il territorio russo non è in alcun modo “l’Ucraina che si difende”, come ce l’hanno sempre ipocritamente e grossolanamente presentata. È, invece, ormai in modo inequivocabile, il braccio armato della NATO e della civiltà dell’hamburger che muove guerra alla Russia di Putin, colpevole di non genuflettersi al nuovo ordine mondiale liberal-atlantista. La colpa di Mosca, agli occhi di Washington, è principalmente questa: non piegarsi all’imperialismo a stelle e strisce, rivendicare il proprio spazio sovrano e il proprio modo di esistenza non ancora organico alla civiltà nichilista del capitale. La strategia resta sempre la stessa dal 1989 ad oggi: chi non si piega a Washington viene rovesciato in un modo o nell’altro, con missili democratici, bombe etiche ed embaghi terapeutici, in perfetto stile orwelliano. Al cospetto dell’Ucraina che invade la Russia naturalmente non vale più il teorema, fino a ieri ribadito ad nauseam, per cui l’aggressore ha sempre torto e l’aggredito ha sempre ragione. L’Ucraina che aggredisce la Russia viene presentata ovviamente come dalla parte del bene e del giusto, proprio come dalla parte del bene e del giusto è sempre stata presentata la civiltà del dollaro in tutte le sue imprese nefande di matrice imperialistica. Che dire poi dell’Italia, che dal 2022 manda ignobilmente armi all’Ucraina, sostenendo ipocritamente che sono armi difensive? Con tutta evidenza, in questi giorni l’Ucraina sta utilizzando le armi in chiave offensiva, occupando i territori russi e, per citare ancora il guitto di Kiev, per spingere la guerra in Russia. Come si fa ancora a sostenere che si tratta di armi difensive, se vengono utilizzate apertamente per aggredire la Russia? Come si fa a sostenere ancora che l’Italia sta rispettando la propria Costituzione, che – lo ricordiamo – ripudia la guerra? Mandare le armi a una delle due parti in causa del conflitto significa prendere parte al conflitto e non ripudiare la guerra, e ciò vale a maggior ragione se la parte a cui si mandano le armi aggredisce il territorio della parte opposta. Come dicevo poc’anzi, la maschera è definitivamente caduta: il processo lento e inesorabile di accerchiamento della Russia da parte di Washington, avviatosi dopo l’igloriosa fine dell’Unione Sovietica, giunge ora al suo ultimo atto, con le truppe della NATO che ormai sono ai confini della Russia e che premono per invaderla, ovviamente giustificando come difensiva l’operazione inqualificabile dell’imperialismo a stelle e strisce. L’obiettivo è uno solo: far cadere la Russia di Putin, ridurla a colonia di Washington inoffensiva, neutralizzare una potenza che sta opponendo resistenza al monopolarismo bellicista di matrice atlantista. Più che mai dobbiamo sperare in una Russia e in una Cina non solo forti e sovrane, ma anche tra loro unite e solidali, pronte a fare testuggine per resistere all’imperialismo della civiltà dell’hamburger e delle sue colonie senza dignità.