Macron, bollato come “imbecille” da Fitoussi già nel 2018, è ora snobbato persino dai suoi sostenitori più ferventi. Nonostante le vittorie elettorali, il suo sostegno è crollato al 14% alle europee, dimostrando che gridare al “babau fascista” non basta più. Macron, che si crede Napoleone, ora tenta disperatamente di allearsi con la sinistra che ha sempre denigrato, nella speranza di evitare l’inevitabile ascesa delle destre. In Italia, il Movimento 5 Stelle ha temporaneamente arginato il problema, ma la lezione sembra persa su un Macron che incarna perfettamente la “falsa sinistra riformista” che ha spianato la strada agli avversari politici.
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In un’intervista del 2018 ad Antonello Caporale, Jean-Paul Fitoussi definì Macron “un imbecille”. Ora lo dicono pure i macroniani più ferventi. Ma soprattutto l’80% degli elettori francesi, che non sanno più come farglielo capire. Non che l’abbiano mai amato, anzi. Nel 2017, al primo turno, lo votò appena il 24% (il 18 degli aventi diritto), e fu solo perché aveva contro Marine Le Pen se vinse il ballottaggio col 66. Stessa scena nel 2022: 27,8 al primo turno e 58,5 al ballottaggio grazie al solito effetto Le Pen. Macron è sempre stato un Micron che si crede Napoleone. Infatti, precipitato al 14% alle Europee dopo sette anni di malgoverno, s’è illuso che strillare al babau fascista bastasse a costringere i francesi a turarsi il naso per la terza volta. E gli è andata male: sia perché, a furia di svolte moderate e al confronto di Zemmour, la Le Pen sembra Forlani; sia perché la sinistra che Macron si era illuso di aver debellato si è unita ed è arrivata seconda, relegandolo a un umiliante terzo posto. Ora il galletto tenta la desistenza con le sinistre che finora tacciava di “antisemitismo”: un’ammucchiata da ballottaggio per scippare a Le Pen&Ciotti la maggioranza assoluta. Ma non per governare: l’Union ben poco Sacrée fra sinistre e Renaissance macroniana non avrebbe i numeri né un solo punto in comune. Non ne hanno neppure France Insoumise del pacifista e “populista” Mélenchon e i socialisti dell’atlantista e “riformista” Gluksmann, a parte l’intenzione di smantellare tutto ciò che ha fatto Macron: il primo è l’acqua, il secondo l’olio, il terzo il gas. Paradossalmente, tralasciando le vecchie etichette ideologiche destra-sinistra/fascismo-antifascismo, le critiche di Le Pen e Mélenchon alle politiche antisociali e belliciste del fighetto dell’Eliseo rendono la destra e la sinistra molto meno distanti fra loro che da lui.
L’ex socialista al caviale Macron, come Blair, i due Clinton, Biden e la loro caricatura italiana Renzi, è l’ultimo epigono di una falsa sinistra “riformista” che a furia di guardare al centro ha desertificato il suo campo e spalancato la strada alle destre. Il cartello anti-Le Pen è la versione francese delle nostre ammucchiate di Monti, Letta e Draghi che dovevano salvarci dai “populismi” e invece li hanno ingrassati. Se in Italia le destre sono esplose in ritardo è grazie al “populismo” pulito, sociale, progressista e democratico dei 5Stelle. Cioè l’unica vera bestia nera dei sedicenti “riformisti” e “liberali”, che l’hanno massacrata anziché studiarla e imitarla, col risultato di spianare la strada prima a Salvini e poi alla Meloni. Quando Grillo avvertiva dal 2012 che “senza i 5S avremmo già Le Pen e Alba Dorata”, gli imbecilli italioti sghignazzavano. Ora, compiuta la missione, hanno smesso, ma fanno scuola in Francia.
Il Fatto Quotidiano, 2 luglio 2024