Lavrov: l’Italia è diventato un Paese ostile

Lavrov, ministero degli Esteri, ha detto alcune cose sull'Italia che dovrebbero farci riflettere. Soprattutto per capire in quale diamine di buco nero sono riusciti a cacciarci Draghi prima e Meloni poi.

di Giuseppe Salamone

Lavrov, ministero degli Esteri, ha detto alcune cose sull’Italia che dovrebbero farci riflettere. Soprattutto per capire in quale diamine di buco nero sono riusciti a cacciarci Draghi prima e Meloni poi, entrambi con la speciale collaborazione di gran parte della politica italiana, soprattutto quei guerrafondai del PD. Con Letta prima e con la “pacifista” Elly Schlein poi. Praticamente Lavrov ha detto così, secondo quanto riportato dalla Tass: “L’Italia non può partecipare al processo di pace per Kiev.”

Inoltre ha sottolineato che l’Italia è diventato un Paese ostile in quanto anti russo (riferendosi alla classe politica) ponendo l’accento sul fatto che le relazioni non siano mai state così in crisi tra Mosca e Roma. Non solo abbiamo rinunciato alle materie prime energetiche di Mosca martellandoci sulle palle, ma abbiamo compromesso quasi irrimediabilmente le relazioni con un Paese che ci è sempre stato amico e mai ci si è rivoltato contro.

Una domanda, semplicissima: quanti atti ostili ricordate da parte della Russia contro l’Italia sia prima che dopo il 2022? Quanti invece ne ricordate per mano della CIA? Bombe, stragi, strategia della tensione, omicidi eccellenti e interferenze quotidiane vi dicono qualcosa? Però quelli brutti e cattivi stanno a Mosca mentre i democratici e i buoni stanno Washington. Pazzesco!

Stendiamo un velo pietoso invece sul peso internazionale dell’Italia, che in quanto serva come mai di Washington non ha alcuna voce in capitolo, tanto da non essere nemmeno riconosciuta come partecipante a un eventuale tavolo di pace da un Paese come la Russia, i cui rapporti, prima di perdere l’ultimo briciolo di dignità, erano abbastanza solidi. Vi rendete conto di cosa sono riusciti a combinare, vero?

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di Diego Fusaro

Il ministro degli esteri russo, Lavrov, così ha dichiarato recentemente: “L’Italia è anti-russa. Non potrà avere alcun ruolo nei negoziati con Kiev”. Una posizione chiara e difficilmente confutabile, in effetti. Come al solito, l’Italia con il suo savoir faire diplomatico è riuscita a ritagliarsi l’ambito ruolo di pagliaccio globale e di zerbino senza dignità al servigio di Washington. Lo ricordiamo senza perifrasi: l’Italia non aveva alcun motivo di rompere le proprie ottime relazioni con la Russia e l’ha fatto semplicemente per rispettare appieno il proprio vincolo di servitù nei confronti della civiltà del dollaro; civiltà del dollaro che non è il nostro “alleato”, come sempre va ripetendo l’ordine discorsivo dominante, essendo invece il nostro padrone. L’Italia ha intrapreso la sciagurata scelta di fare le sanzioni alla Russia e di supportare il guitto di Kiev, l’attore Nato Zelensky, semplicemente per compiacere il padrone a stelle e strisce, anche a costo di danneggiare la propria economia, come è ormai evidente stia accadendo. Un Paese senza dignità, l’Italia, sempre genuflesso al padrone a stelle e strisce, sempre pronto a danneggiare se stesso pur di compiacere Washington. Con la destra o con la sinistra, poco cambia, e resta immutata la servitù Italica rispetto alla civiltà del dollaro. L’Italia e l’Europa tutta avrebbero da subito dovuto provare a svolgere la parte di sostenitori della diplomazia e dei negoziati e invece hanno seguito a ruota la folle via dell’imperialismo atlantista, che sta usando l’Ucraina come semplice instrumentum belli per fomentare la guerra contro la Russia, colpevole agli occhi di Washington di non genuflettersi all’ordine mondiale americano-centrico. Vi è davvero di che vergognarsi in questo contesto.

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