Media e ministri danno per imminente una tregua a Gaza che non arriva mai. Sono almeno sette mesi che la tregua è cosa fatta pur essendo più lontana della pace in Ucraina. Tutti ricorderanno Biden che annuncia la tregua a Gaza mentre lecca un cono gelato a New York. Era martedì 27 febbraio 2024: “Presidente, quando pensa che il cessate il fuoco avrà inizio?”. Biden: “Spero per l’inizio del fine settimana. Intendo, entro il fine settimana. Perlomeno il mio Consigliere per la sicurezza nazionale mi ha detto che siamo vicini. Siamo vicini, ma non è ancora fatta. La mia speranza è entro lunedì. Avremo un cessate il fuoco”. Da quel 27 febbraio, Israele ha moltiplicato le stragi. Ci fu indignazione: Biden fu accusato di parlare di una tragedia mentre divorava un gelato. In realtà, l’indignazione dovrebbe essere rivolta alle strategie per manipolare l’opinione pubblica nelle società libere. Come insegna l’invasione dell’Iraq del 2003, le democrazie operano come le dittature quando entrano in guerra. Persino la più grande democrazia del mondo, gli Stati Uniti, ricorre alle fake news per manipolare la coscienza dei cittadini. La documentazione storica mostra che non esistono differenze sostanziali tra le dittature e le democrazie in materia di “menzogne di guerra”. Nel caso dell’Iraq, i governi democratici inventarono la menzogna che Saddam fosse complice di Bin Laden e che nascondesse armi di distruzione di massa. Oggi viviamo nella menzogna permanente del cessate il fuoco imminente a Gaza. Perché? Quale funzione sociologica svolge questo falso annuncio quotidiano?
In primo luogo, la menzogna permanente del cessate il fuoco imminente è usata dal governo Meloni per proteggere l’ordine pubblico. Persuadere gli studenti che il cessate il fuoco arriverà domani serve a dissuaderli dal protestare in piazza. Lo studente riceve questo messaggio quotidiano: “Resta a casa. La tregua a Gaza arriverà mentre organizzi la tua manifestazione. Che senso ha? La tregua è cosa fatta”. In secondo luogo, la menzogna permanente del cessate il fuoco imminente svolge la funzione di assicurare una passerella mediatica ai ministri degli Esteri dell’Unione Europea. Che si tratti di Sanremo o della tregua a Gaza, il ministro degli Esteri di turno agogna sempre i riflettori per sfoggiare il suo spirito caritatevole con cui ottenere voti. Questa rubrica ha perso il conto dei vertici inutili per la tregua a Gaza, incluso l’ultimo a Roma presieduto da Tajani che, ricordiamolo, ha dato armi a Netanyahu a massacro in corso. Per qualche giorno, la stampa amica ha potuto ritrarre falsamente Tajani come il grande protagonista di una mediazione diplomatica tra Hamas e Israele. Il vertice di Tajani è stato inutile giacché Netanyahu esecra la tregua. Il problema per Tajani è che esiste un solo modo di fermare il massacro dei palestinesi: imporre sanzioni contro Israele che fronteggia un processo all’Onu per genocidio. In quel processo, Tajani è schierato al fianco di Netanyahu contro i palestinesi. Le democrazie occidentali non hanno mai assunto misure punitive contro Israele. Al contrario, continuano ad armare Netanyahu. I bambini palestinesi sono dilaniati dalle bombe “democratiche” dell’Europa e degli Stati Uniti. Il che distrugge il pregiudizio secondo cui le democrazie liberali rispettano i diritti umani e il diritto internazionale più delle dittature. Tornare al progetto illuministico significa sottoporre ogni pregiudizio al vaglio della ragione. Che le democrazie liberali rispettino i diritti umani più delle dittature è una credenza falsa. Gaza lo dimostra.
Il Fatto Quotidiano, 30 luglio 2024