di Tommaso Merlo
Anche di notte li costringono ad evacuare prima di bombardarli. Una crudeltà impressionante, una persecuzione fisica ma anche psicologica senza fine. Mettiamoci nei panni di quei bambini terrorizzati e di quelle madri disperate che ogni giorno perdono loro cari. Sono decine di migliaia i bambini morti ma anche quelli rimasti orfani e quelli mutilati anche dentro, per sempre. Mesi e mesi di terrore, di dolore, di fame nella speranza che oltre al muro che li imprigiona qualcuno riesca a fermare quell’eccidio immane. Esseri umani coi nostri stessi pensieri e sentimenti e che alla fine vorrebbero solo una vita normale ed un paese in cui stare. Chissà quanti di loro cominciano a temere la pulizia etnica e che tutto finirà solo quando saranno tutti morti. Le corti internazionali hanno sancito che si tratta di un genocidio eppure le bombe continuano a cadere. Mettiamoci nei panni di quel giovane pilota israeliano che dal suo cacciabombardiere sorvola Gaza da mesi sganciando tonnellate di bombe su case, ospedali, scuole e su una popolazione inerme. Tonnellate di ordigni per poi tornare nella sua branda a scrollare sorridente video sui social. Fiero di aver fatto il suo dovere e a posto con la sua coscienza. Perché i palestinesi sono arabi e quindi non sono esseri umani come lui ma inferiori, bestie che devono andarsene da quella terra da vivi o da morti perché Dio l’ha assegnata a loro in quanto popolo eletto. Ma quel giovane pilota da bambino non era così, era come tutti gli altri. Quelle cose gliel’hanno inculcate in famiglia e poi a scuola e poi nell’esercito. Anni di lavaggio del cervello per apprendere la paura, l’odio, la violenza e quindi la guerra come inevitabile e sacrosanta via per imporre la propria volontà, la propria visione del mondo scambiata come verità assoluta. Una vittima come quelle che stermina vigliaccamente dal cielo anche se non se ne rende conto. Le corti internazionali hanno nel frattempo sancito che si tratta di un genocidio eppure le classi dirigenti occidentali si arrampicano sugli specchi e il circo mediatico chiacchiera d’altro. Mettiamoci nei panni di politicanti e giornalisti e di tutti coloro che potrebbe usare la loro posizione per fermare lo sterminio e non fanno nulla. Gente in giacca e cravatta o tailleur che passa la vita tra palazzi e riflettori che deve stare attenta a quello che dice e come lo dice per non alienarsi il favore di amici e potenti, per non perdere cordate e consenso, per non compromettere la propria prestigiosa carriera, la propria immagine, il proprio status, le proprie ambizioni personali. E quindi omettono, divagano, tifano, si nascondono dietro qualche frase fatta e poi tornano a casa a lottare con la propria coscienza, facendo di tutto per autoconvincersi che alla fine a Gaza è una guerra come tutte le altre e che Israele ha diritto di difendersi, che tutto è iniziato il 7 ottobre, una strage che giustifica un genocidio e chi osa ribellarsi alla fine non è altro che il solito antisemita. Propaganda prima assorbita dal sistema e poi imposta anche a se stessi in modo da riuscire a guardarsi allo specchio tra una passerella e l’altra e dormire tranquilli la notte. Le corti internazionali hanno sancito che si tratta di un genocidio eppure Netanyahu ed i suoi complici girano ancora a piede libero tra scandali e macerie sociali. Mettiamoci nei loro panni sporchi sangue. Da mesi spargono distruzione e dolore con l’unico risultato di aver trascinato il loro paese sull’orlo del baratro. Altro che arabi, si stanno autodistruggendo vittime del loro spietato fanatismo. Vittime anche loro di lavaggi del cervello diventati ideologia diventati politica diventati guerra permanente diventati genocidio. Acciecati dall’odio, intrisi di violenza, intossicati d’ipocrisia. Ma quando alla sera tornano nei loro bunker esistenziali non provano nemmeno più a guardarsi allo specchio e di notte riescono a dormire perché non hanno più una coscienza a cui rispondere. Notte dopo notte. Criminali di guerra che dormono sereni, donne e bambini di Gaza che corrono disperati ed affamati tra le macerie per evitare le bombe, piloti carnefici che si divertono sui social in attesa del prossimo carico di morte, politicanti e giornalisti occidentali che si godono la bella vita. Una ignobile notte per Gaza e per l’intera umanità.