di Alessandro Orsini
Gli Stati Uniti hanno ribadito che la Russia potrebbe usare le bombe atomiche contro l’Ucraina per bocca di Avril Haines, direttrice dell’intelligence americana. Che la Russia sia pronta a usarle in caso di scontro con l’Occidente è noto almeno dal 1999 quando l’esercitazione militare “Zapad” dimostrò che la Russia sarebbe stata incapace di respingere un attacco della Nato. Preso atto di questa realtà, le élite russe accettarono l’idea che una guerra contro la Nato sarebbe stata una guerra nucleare. Ne consegue che Mario Draghi, il quale si illude di porre fine alla minaccia russa distruggendo l’economia di Mosca, non ha capito niente del mondo in cui vive. A causa dei suoi limiti culturali – Draghi è un banchiere che ragiona soltanto in termini economici – il presidente del Consiglio non ha capito che, anche in bancarotta e senza cibo, la Russia resta nella condizione di lanciare le sue bombe atomiche sull’Europa. Qualcuno spieghi a Draghi che, per lanciare un ordigno nucleare sull’Ucraina, non serve un Pil stellare: serve premere un pulsante.
Quali siano le implicazioni di questo nuovo scenario nucleare è presto detto.
SCOPPIATA LA GUERRA in Ucraina, le scelte della Nato hanno iniziato a ripercuotersi direttamente sulla nostra vita quotidiana. Ciò implica che gli errori strategici della Nato possono spingere milioni di famiglie italiane sotto la soglia di povertà e precipitare l’Italia in guerra. Questo fenomeno nuovo nella storia dell’Italia repubblicana dovrebbe generare un grande cambiamento nella politica interna che migliaia di cittadini senza voce invocano a gran forza. I partiti dovrebbero inserire i temi della politica internazionale nei loro programmi elettorali e discuterli con i cittadini. Meloni, Salvini, Conte, Berlusconi e Letta, dovrebbero dire come intendono porsi verso l’espansione della Nato a Est una volta al governo. Le mosse della Nato sono diventate il fatto più importante delle nostre vite ed è inconcepibile che vengano sottratte al dibattito democratico con la scusa che “l’Italia fa parte di un sistema” giacché qualunque sistema può essere criticato e riformato in una società libera. I partiti devono prendere posizione sulla Nato anche perché, a partire dal 24 febbraio, il futuro della Nato coincide con quello dell’Unione europea. Una Nato aggressiva renderà aggressiva tutta l’Unione europea. Questo fenomeno si verifica perché la Nato ha fagocitato l’Unione europea trasformandola in una sua colonia. Non è l’Unione europea che guida la Nato; è la Nato che guida l’Unione europea. Denunciare la natura anti-democratica di questo connubio non è facile giacché spetta agli intellettuali chiarire la compenetrazione dei poteri e le loro implicazioni anti-umane. Sono soprattutto gli intellettuali che hanno gli strumenti per svelare le forze nascoste che spingono il mondo verso esiti catastrofici, ma oggi gli intellettuali critici sono una categoria quasi completamente estinta. Un esempio? Secondo i professori legati al governo Draghi, o “draghessori”, l’Italia dovrebbe fare tutto ciò che la Nato chiede senza fare domande giacché – così dicono – l’Europa sarebbe protetta dagli Stati Uniti in caso di attacco nucleare. È facile dimostrare che si tratta di un inganno. Proviamo a immaginare che cosa accadrebbe se un Paese europeo della Nato, per esempio la Polonia, subisse un attacco nucleare da parte della Russia. L’idea dei draghessori è che gli Stati Uniti colpirebbero la Russia in base all’articolo 5 della Nato. Ma questo è falso: gli Stati Uniti rimarrebbero a guardare. Lanciando le bombe atomiche sulla Russia, gli Stati Uniti si autodistruggerebbero. Ove la Russia colpisse la Polonia con la bomba atomica, gli Stati Uniti non avrebbero nessun problema a giustificare il tradimento dell’articolo 5 della Nato.
Ricorrendo alla propria classe intellettuale, gli americani spiegherebbero che l’articolo 5 della Nato è stato scritto in un tempo storico in cui la Russia non disponeva di un numero così elevato di bombe atomiche e che, pertanto, l’articolo 5, valido nel 1949, non lo è più nel caso di una guerra nucleare nel 2022. Gli intellettuali americani spiegherebbero anche che, nel 1949, quando la Nato nasceva, le bombe atomiche non erano potenti come lo sono oggi. La Polonia, per non parlare dell’Ucraina, verrebbe distrutta dalla Russia e gli americani non avrebbero nemmeno rimorsi di coscienza a girarsi i pollici. Anzi, direbbero che non hanno contrattaccato la Russia per il bene dell’umanità e se ne farebbero un vanto mentre i polacchi spariscono in un grande buco. Siccome il rischio di un attacco nucleare di Putin esiste, è necessario che la democrazia italiana prenda coscienza che il suo problema supremo sono le scelte della Nato, a cui i problemi di politica interna sono subordinati.
Il Fatto Quotidiano, 1 luglio 2022