La morte della famiglia

Mille studenti universitari sardi ogni anno lasciano la Sardegna. Si iscrivono negli atenei del Continente. O addirittura all'estero. E non ritornano più.

di Mario Guerrini

Mille ogni anno. Mille studenti universitari sardi ogni anno lasciano la Sardegna. Si iscrivono negli atenei del Continente. O addirittura all’estero. E non ritornano più. E perché dovrebbero farlo? Per lavorare nelle terribili fabbriche del Sulcis? O in realtà lavorative di uno scenario economico sempre meno vitale. Che significa questo? Oltre alla perdita delle migliori risorse, c’è un aspetto che nessuno sottolinea. Ed è la disgregazione della Società sarda. Quei giovani che ci lasciano inaridiscono le famiglie. Che diventano come un vecchio albero senza più frutti. Rimangono senza figli. E, un domani, senza nipoti. Restano famiglie di soli genitori. Spesso separati. Scompare il senso vero di entità familiare. Non si va avanti più insieme. Si vive a distanza. I ricongiungimenti sono sempre più rari. Ci si ritrova come vecchi amici. Ma la vita sociale in comune è persa. Muore la famiglia. La Società che affiora è di anziani e solitari. Il clan familiare si assottiglia. Sino a spegnersi. È un mutamento profondo, amaro e triste della Società. Che non crea futuro. E fa mancare prospettive di rinascita. Portando al nulla degli affetti. Ognuno per la sua strada. Parlo per esperienza personale. Ma conosco tanti come me.

IL MIO OSSERVATORIO (6116)

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