Alla festa dell’Anpi a Bologna, vari leader politici di sinistra si sono riuniti per parlare di Costituzione, ma senza formare una vera alleanza contro le destre. Elly Schlein ha proposto un Fronte Popolare antifascista sul modello francese, ma questa foto di gruppo è stata paragonata ad altre sfortunate immagini di alleanze fallite. I leader presenti, pur condividendo l’antifascismo, hanno visioni diverse su molte questioni, rendendo improbabile una collaborazione governativa. Il pubblico ha richiesto unità, ma l’antifascismo da solo non basta come programma di governo. La sinistra deve trovare il modo di includere anche il populismo dei 5Stelle per convincere gli elettori “invisibili”.
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Fratoianni, Schlein, Bonelli, Magi, Acerbo e Conte hanno accolto l’invito di Pagliarulo a parlare di Costituzione alla festa bolognese dell’Anpi. Dunque la foto di gruppo non ritrae la prossima alleanza anti-destre. Ma così l’ha presentata la Schlein, invocando un Fronte Popolare antifascista alla francese da Rifondazione a quel che resta di Azione e Iv (assenti alla Bolognina per motivi di salute) per vincere le Politiche. E subito qualcuno l’ha accostata ad altri scatti del malaugurio: la foto di Vasto, alla festa Idv 2011, fra Bersani, Di Pietro e Vendola, a due anni dal primo boom 5Stelle; e quella di Narni fra Conte, Di Maio, Zingaretti e Speranza, nella campagna del 2019 in Umbria poi vinta dalle destre. Ma a Vasto e a Narni c’erano leader di partiti compatibili, che quando finalmente governarono diedero buona prova nel Conte-2. A Bologna ce n’erano sei accomunati solo dal non governare. Un po’ come quelli del Prodi-2 che unì (si fa per dire) nell’ordine: Rifondazione, Comunisti italiani, Ds, Verdi, Margherita, Indipendenti dell’Ulivo, Idv, Rosa nel Pugno, Socialisti, Italia di Mezzo di Follini, Democratici Cristiani Uniti di tal Mongiello, Lega per l’Autonomia di tali Brivio e De Paoli, Democratici Meridionali di Loiero, Italiani in Sudamerica di tal Pallaro, Consumatori (due), Udeur di Mastella. Infatti durò 23 mesi. Anche i Sei della Bolognina, se dovessero governare insieme, non andrebbero d’accordo quasi su nulla: ciascuno ha (quando ce l’ha) la sua politica estera, economica, fiscale, giudiziaria, istituzionale.
Per fortuna nessuno ha chiesto al radicale Magi di parlare di Israele, Ucraina, America o Francia, sennò sarebbe scoppiata la rissa con Conte, Acerbo e Fratoianni, mentre Schlein avrebbe chiesto di andare al bagno. Idem su qualunque altro tema a scelta. La folla invocava “Unità!” e s’è entusiasmata quando i leader, a parte Conte già fuggito, cantavano Bella ciao. E va capita: ne ha viste troppe, nel lungo film del tafazzismo della “sinistra”. Ma l’antifascismo non è un programma di governo: in Francia potrà forse dare un po’ di filo da torcere alla Le Pen, ma non far governare macronisti e frontisti, che dissentono su tutto. Figurarsi in Italia, dove il peggio – berlusconismo, renzismo e salvinismo – è già passato e il melonismo è già in fase calante. Opporsi a questo sgoverno è molto più facile che proporre un’alternativa. Guai se l’intera opposizione si ingabbiasse nella camicia di forza della “sinistra”, lasciando il “populismo” alle destre: serve anche quello dei 5Stelle e di una sinistra vera, che parlino oltre le Ztl e convincano milioni d’“invisibili” a votare. Basta foto-ammucchiate: ogni partito vada a caccia degli elettori più simili al suo target. I leader, fino alle Politiche, meno si fanno vedere insieme e meglio è.
Il Fatto Quotidiano, 3 luglio 2024