La cosa che fa più paura a Israele (e al “Foglio”) è boicottare i prodotti

A giudicare dalla reazione scomposta dei Super Sionisti del Foglio, il boicottaggio dei prodotti israeliani, fra gli strumenti utilizzabili per convincere Israele a rispettare il diritto internazionale, è dei più temuti. Perché funziona, come informa il movimento Bds.

di Daniele Luttazzi

A giudicare dalla reazione scomposta dei Super Sionisti del Foglio (ogni volta la stessa: dare del nazista e dell’anti-semita a chi protesta in vario modo contro il genocidio in corso a Gaza, ovvero a chi denuncia i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità del governo Netanyahu), il boicottaggio dei prodotti israeliani, fra gli strumenti utilizzabili per convincere Israele a rispettare il diritto internazionale, è dei più temuti. Perché funziona, come informa il movimento Bds (“Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni”: ne fanno parte sindacati, associazioni accademiche, chiese e movimenti di base in tutto il mondo).

Qualche mese fa, per esempio, Iren, azienda italiana multiservizi (acqua, luce, gas), in seguito a una campagna Bds ha interrotto i suoi accordi economici con Mekorot, l’ente pubblico israeliano responsabile dell’apartheid dell’acqua contro i palestinesi. Questo boicottaggio è sacrosanto come quello contro il Sudafrica dell’apartheid: chi ha relazioni commerciali con aziende israeliane legittima il regime di apartheid dello Stato di Israele e il genocidio in corso.

Lo scorso dicembre un’altra campagna Bds ha indotto l’azienda di articoli sportivi Puma a non rinnovare il suo contratto con la Federcalcio israeliana (Ifa), poiché “l’Ifa dirige le squadre e sostiene il loro mantenimento negli insediamenti israeliani illegali su terra palestinese rubata”.

L’altro giorno, allarmatissimi, i Super Sionisti del Foglio si sono dunque scagliati contro un manifesto che invita al boicottaggio dei prodotti israeliani nei punti vendita Coop: “Come socie/soci/clienti Coop ci impegniamo a non acquistare i prodotti provenienti da aziende israeliane, a informare altri e incoraggiare consumatori e consumatrici a non acquistare prodotti israeliani” con un appello a far pressione sulla Coop perché smetta di vendere i prodotti di Israele. “E la stella gialla sulla merce, quando?” maramaldeggia il Foglio, per poi paragonare “Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni” al monito nazista “I tedeschi non comprano dagli ebrei”: ma il boicottaggio non è affatto anti-semita; il movimento Bds, anti-razzista, è contro i crimini israeliani.

Ieri Mario Cifiello, presidente di Coop 3.0, ha scritto al Foglio che quell’appello “esprime un’istanza di pace e giustizia sociale che Coop 3.0 certamente condivide”; tuttavia, adattandosi all’air du temps, conclude che “non possiamo però imporre a tutti questa linea, nella convinzione che la libertà di agire secondo i propri personali convincimenti sia in assoluto il primo valore da tutelare”. Come se il non prendere posizione contro crimini di guerra e crimini contro l’umanità fosse un valore da tutelare! L’angoscia dei Super Sionisti del Foglio (SS: vedete com’è facile?) e il loro argomento farlocco dell’anti-semitismo nazista sono stati prontamente condivisi su X dal senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto (“Che i messaggi di Goebbels rivivano in questo secolo è un presagio di tempi angosciosi”. Bin Salman: “Ma infatti.”).

Per fortuna l’hanno sfanculato a dovere in tanti, fra cui Andrea Cegna: “Paragonare lo scempio nazista a una campagna politica contro un genocidio è vergognoso oltre che stupido”; Caterina De Muri: “Ricordi il boicottaggio degli ananas dell’Uomo del Monte? In Kenia non c’era tutela per i lavoratori, sottopagati e costretti a usare pesticidi pericolosi. Il boicottaggio ebbe successo! Israele fa di peggio”; Gi Marra: “Troppo comodo identificare Bibi&Co come ‘ebrei’ fornendogli uno scudo ‘morale’ per le loro nefandezze”; e BlueBerry : “Ovvio che vanno boicottati i prodotti di uno Stato alla sbarra per crimini contro l’umanità e genocidio. Anzi vorrei invitare tutti a scaricare l’app NO THANKS dove potete verificare tutti i prodotti da boicottare. Il boicottaggio è civile, pacifico e giusto”. Oy gevalt!

Il Fatto Quotidiano, 27 giugno 2024

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